La beffa: il tassista che a Milano non può pagare col Pos in Comune: “Qui solo contanti”

Cronaca

La legge del contrappasso: “Chi di Pos ferisce, di Pos perisce”, ironizza qualche conducente di auto bianche. E il pensiero va subito alle veementi prese di posizione social generate dal video del 22 agosto scorso, che immortalava un turista australiano alle prese con un tassista che a suo dire si era rifiutato di fargli pagare la corsa col Pos (poi fu sanzionato con 45 giorni di sospensione per “comportamento gravemente scorretto”).

Intendiamoci: il pagamento elettronico è un obbligo per commercianti, artigiani e studi professionali; quindi c’è poco da tergiversare e tanto da fare per consentire ai consumatori di poter pagare ovunque con bancomat e carte di credito. Certo, quello che è accaduto mercoledì in via Larga ha fatto irritare più di un tassista, anche perché la categoria è da sempre bersagliata proprio per la presunta “allergia” a ricevere il corrispettivo delle corse non in contanti.

A raccontare l’accaduto al Giorno è il diretto interessato, il delegato Uiltrasporti Silla Mattiazzi, che l’altro ieri alle 11 si è recato allo sportello dell’Ufficio auto pubbliche del Comune per acquistare gli adesivi con i loghi di Comune, Regione, bacino aeroportuale lombardo e Unione europea che si applicano lungo le fiancate, poco sotto i finestrini: “Un requisito obbligatorio per circolare”, precisa Mattiazzi. Tradotto: se quelle strisce sono deteriorate o poco visibili, un eventuale controllo della polizia locale può portare a una sanzione da 112 euro. Per questo, è meglio tenerli sempre in ordine per evitare brutte sorprese. Dopo aver ordinato quattro adesivi (del costo di un euro l’uno), il tassista è andato a pagare col bancomat: “Peccato che, con mia grande sorpresa, non ci fosse il Pos: accettavano soltanto contanti”. Dopo le lamentele di Mattiazzi, che ha chiesto con insistenza che gli venisse rilasciata una dichiarazione scritta in cui si affermava che era stato rifiutato il pagamento in modalità elettronica, la situazione si è risolta due ore dopo, attorno alle 13: al conducente è stato consentito di saldare il conto da 4 euro usando il Pos dell’Anagrafe. Un rimedio in extremis che non è bastato a evitare la polemica.

“Ma come? – si chiede Mattiazzi – Siamo costantemente nel mirino per il Pos, nonostante io personalmente non mi sia mai opposto alla richiesta di un cliente di pagare una corsa in maniera elettronica, anche per pochi euro. E poi scopro che proprio in un ufficio del Comune non c’è il dispositivo”. Una mancanza che, assicurano da Palazzo Marino, verrà colmata a breve: è già partita la richiesta per installare il terminale anche all’Ufficio auto pubbliche, che è riservato solo a tassisti e noleggiatori con conducente. (Il Giorno)

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