Il sempre più rilevante numero dei morti in mare fra i migranti illegali

Attualità

Nell’eterna Italia delle inconcludenti diatribe ideologiche fra Guelfi e Ghibellini, gli eventi degli ultimi anni hanno portato all’attenzione della pubblica opinione -e con grande rilievo mediatico- il gravissimo e frequente problema della perdita di vite umane, causato dal naufragio nel Mediterraneo di inadeguate imbarcazioni, criminalmente in uso da parte della recentemente sviluppatasi forma di prateria, che traffica nel trasporto esoso di esseri umani che sfidano la sorte cercando con ogni mezzo di materialmente metter piede nel supposto “eldorado dell’UE”.

Stante la tragicità oggettiva, dal punto di vista umano, di tali eventi, nonché le serissime implicazioni di costi sociali ed economici, cui l’Italia, quale prevalente lido di tentato primo approdo di tali traffici, si trova vieppiù a dover fare fronte, palesemente con indotte crescenti difficoltà di autonoma gestione, parrebbe proprio il caso che ora, al di là delle paginate di lacrime di coccodrillo e mera propaganda di partiti politici avversi, si cominciasse a ricercare e con piena onestà intellettuale, le vere cause originarie del fenomeno, per poterne così individuare realistici approcci.

In primis, una così impostata ricerca rivela agli occhi di tutti che siffatti ed inediti volumi di flussi migratori da parte di persone in condizioni disperate avvengono per lo più in uscita da paesi, nei quali un assai degradato quadro della situazione politica ed istituzionale ha nel recente passato dato luogo ad interventi bellici unilateralmente attuati da paesi terzi ( come in Iraq, Afganistan, Siria, Libia ), così causando immani devastazioni nel tessuto sociale e logistico delle popolazioni ivi residenti, in tal modo conseguentemente indotte ad abbandonare i loro luoghi natii.

Inoltre va osservato che ai suddetti rilevanti volumi di flussi migratori, tipologicamente del tutto simili a quelli assai di recente avveratasi in esodo dall’Ucraina, un altrettanto numericamente significativo flusso di migranti al di fuori di un legale e preventivo controllo da tempo è in corso incessantemente dalle coste nordafricane del Mediterraneo verso un primo approdo in Italia, al fine di riuscire ad entrare -se pur illegalmente- nel supposto “eldorado UE”, ma in tal caso per motivazioni puramente economiche e non di fattuale e tragicamente causata disperazione umana.

Tre sono ora le preminenti problematiche specifiche che il suddetto fenomeno migratorio di massa ha ingenerato, sia a livello internazionale e sia per quanto concerne i singoli paesi di partenza, transito ed approdo di tali migranti. Solamente una preliminare e chiara identificazione di esse, scevra da preconcetti meramente ideologici e pretesti di strumentalizzazione propagandistica politica, può consentire un approccio costruttivo, volto a dar possibilmente corso ad un ormai indilazionabile processo di analisi risolutiva di un tale ed assai grave fenomeno.

La prima, prioritaria e preliminare riguarda, a tutela dell’ordine pubblico, l’imprescindibile contrasto alla criminalità organizzata che si è andata sviluppando con articolazioni principalmente nei paesi di partenza, ma anche in quelli di approdo e transito dei migranti stessi e che ha trasformato tale fenomeno migratorio in un traffico di esseri umani, con connessioni molto pericolose, sia con il narcotraffico, che con il terrorismo internazionale. L’azione pertanto di un tale deciso contrasto è di stretta ed esclusiva pertinenza delle forze dell’ordine di tutti i singoli paesi coinvolti.

La seconda concerne una delle due tipologie di migranti qui sopra identificate e riguarda tutti quegli individui nella condizione giuridica di venir qualificati come “richiedenti asilo” e, quindi, con autonoma possibilità di ingresso, sia in Italia, che in altri paesi dell’UE, per potervi poi risiedere permanentemente. Affinché il riconoscimento specifico di tale condizione giuridica sia più celermente ed efficacemente esplicato risulta ormai decisamente auspicabile che esso venga materialmente effettuato, dai paesi di destinazione, alla partenza e non all’arrivo dei migranti stessi.

L’esplicazione infatti delle procedure di qualificazione legale dello status di “richiedente asilo”, ove materialmente attuata dalle autorità consolari dei paesi di destinazione, possibilmente in coordinamento con l’Agenzia dell’ ONU, in selezionati luoghi di partenza dei migranti stessi, eviterebbe costosi ed insicuri soggiorni temporanei d’attesa dei migranti stessi nei paesi d’approdo, così come la molto difficilmente -nella pratica- attuabile e costosa procedura di rimpatrio dei soggetti approdati, ma solo successivamente non qualificati come “richiedenti asilo”.

La terza concerne l’altra tipologia di migranti qui sopra identificata, vale a dire i migranti non in fuga, ma volontari per motivi meramente economici, alla ricerca di supposte migliori opportunità di vita, che cercano in clandestinità di entrare non solo in Italia come tale, ma anche e soprattutto nello spazio di libera circolazione in Unione Europea, affidandosi così ai servigi della criminalità organizzata, quali sopra descritti. In tal caso necessita che i singoli paesi d’approdo, all’ azione di contrasto al crimine, associno una adeguata legislazione per l’immigrazione legale.

Non si può più in proposito non osservare che l’Italia, stato membro del G7, da lungo tempo ormai, stante il grado raggiunto di sviluppo economico e sociale, è divenuta -anche a causa di una intervenuta crisi demografica- essere oggettivamente essa stessa un paese di immigrazione, ma ancora a tutt’oggi, a causa della situazione disfunzionale del suo sistema politico-istituzionale, non si è dotata di una adeguata legislazione per una immigrazione controllata e funzionale alle necessità, sia di sviluppo economico, che di integrazione sociale del paese.

Si fa oggi in Italia un gran e vacuo parlare del fatto che “il problema dei migranti va risolto a livello europeo”, il che, stante il semplice fatto che l’UE non è giuridicamente uno stato, equivale in pratica un po’ come abbaiare alla luna. Stanti le suddette prioritarie ed imprescindibili pregiudiziali di ordine pubblico connesse con detto “problema”, che come tali non possono che esser di competenza esclusiva dei soli stati-membri dell’Unione Europea, risulta chiaro da quanto sopra che, nella fattispecie, l’”UE” è solo un alibi per la disfunzionalità operativa delle istituzioni in Italia.

Da quanto qui sopra esposto, anche semplicemente in sintonia col più comune buon senso del vecchio adagio che “chi fa da sé fa per tre”, la Repubblica Italiana, con le sue proprie strutture statuali, ben potrebbe per l’intanto ed in  tempi ragionevoli attrezzarsi, non solo per un approccio utile ed adeguato alla risoluzione delle tre problematiche qui sopra esaminate, ma pure per trasformare tale sopravvenuto e sempre più grave problema in una opportunità di sviluppo economico e sociale del paese, nell’interesse del bene comune dei suoi cittadini.

Quanto all’Unione Europea, nello specifico, siamo di fronte ad una ulteriore conferma del fatto purtroppo sempre più oggettivo che, così come si è andata nel tempo sviluppando ed articolando in una sorta di elefantiaca e corrotta mega-struttura meramente burocratica, è ormai quasi più di inutile danno che di costruttiva utilità, necessitando di essere istituzionalmente ripensata, in primis e quanto prima, come meglio definito e strutturato “spazio comune”, oltre che mero “mercato comune” dei suoi cittadini, per il semplice benessere degli stessi.

Un sano realismo storico dovrebbe far riflettere gli stati-membri dell’Unione Europea che essi, nei ben settant’anni ormai passati, non sono stati capaci di materializzare l’un tempo vagheggiato sogno degli “Stati Uniti d’Europa”, un qualcosa di ben diverso dall’attuale “UE”, la quale, soprattutto alla luce dei più recenti e tragici eventi della storia in Europa sta, sempre più, palesando la sua grave inadeguatezza nel perseguire prioritariamente gli interessi del bene comune dei suoi cittadini anziché quelli della prevalenza economica di soggetti terzi.

Antonio Belloni

(autore di : “Che Estate! E mo, che facciamo?” https://youtu.be/AWDqW8X4Nh4 e “L’”Italia” La Guerra! La Paura Un Futuro? https://youtu.be/eBg1tg1Bsls”)

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