I 5 punti del nuovo decreto immigrazione

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Nel pomeriggio di ieri, giovedì 9 marzo, il governo di Giorgia Meloni durante un Consiglio dei ministri a Cutro, in Calabria, ha approvato un decreto-legge che introduce una serie di nuove regole sull’immigrazione. Il testo ufficiale del decreto-legge non è ancora disponibile, ma è stato divulgato dal governo con un comunicato stampa e con una conferenza stampa, a cui hanno partecipato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alcuni ministri, tra cui quello delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini (Lega) e quello degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia).

Il governo ha deciso di inasprire le pene per i reati collegati all’immigrazione irregolare e di introdurre un nuovo reato, chiamato “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”. Per questo reato sono previste pene da 20 a 30 anni di detenzione se viene causata la morte di più persone; da 15 a 24 anni se viene causata una sola morte; e da 10 a 20 anni se vengono causate lesioni gravi a una o più persone. «Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo, quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo, perché vogliamo rompere questa tratta», ha dichiarato Meloni in conferenza stampa. «E credo che questo tema vada portato anche a livello internazionale, perché su questo più si riesce ad armonizzare le legislazioni e più si fa una cosa utile».

Il numero di stranieri da ammettere in modo regolare in Italia per un lavoro subordinato sarà stabilito su base triennale, in questo caso dal 2023 al 2025, con un decreto del presidente del Consiglio, dopo un parere espresso dal Parlamento. «In via preferenziale, le quote saranno assegnate ai lavoratori di Stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari», spiega il comunicato stampa del governo.

Il governo ha poi stabilito che il primo rinnovo dei permessi di soggiorno rilasciati a cittadini stranieri per un lavoro a tempo indeterminato, per un lavoro autonomo o per il ricongiungimento familiare avrà una durata di tre anni, e non più di due.

Il decreto-legge contiene anche alcune disposizioni sui cosiddetti “centri di permanenza per i rimpatri” (Cpr), strutture dove sono trattenuti gli stranieri prima di essere espulsi dal territorio italiano. Tra le altre cose il governo ha introdotto la possibilità di commissariare la gestione di questi centri e di operare in deroga al codice degli appalti, fino al 2035, per velocizzare la realizzazione di nuove strutture. In conferenza stampa il ministro Salvini ha detto che l’obiettivo del governo è quello di realizzare un Cpr almeno in ogni regione (questa promessa era già contenuta nel Contratto di governo, firmato nel 2018 dallo stesso Salvini con il Movimento 5 stelle per dare vita al primo governo di Giuseppe Conte).

Infine il decreto del governo restringe le condizioni per ottenere il permesso di soggiorno per protezione speciale, quello che si aggiunge alla protezione di rifugiato e alla protezione sussidiaria. «Vi annuncio che l’obiettivo del Governo è abolire la protezione speciale», ha aggiunto però in conferenza stampa Meloni. Nel 2018 il primo decreto “Sicurezza” voluto da Salvini aveva cancellato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, poi in parte reintrodotto a ottobre 2020 dal secondo governo Conte.

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