Le aziende si mobilitano per un pasto giusto nelle mense italiane. ANIR Confindustria: «Vogliamo evitare il pasto ridotto in scuole e ospedali»
ANIR Confindustria ha invitato tutto il settore della ristorazione collettiva ad una straordinaria mobilitazione nazionale indetta per giovedì 23 marzo a Roma, in Piazza Santi Apostoli, dalle ore 10 alle ore 13, che interesserà tutte le mense pubbliche italiane. Una protesta necessaria per un pasto giusto il cui costo sia riconosciuto dalla Amministrazione Pubblica adeguando i contratti di servizio alle indicizzazioni dell’inflazione da parte dell’ISTAT, altrimenti vi sarà il rischio concreto dell’erogazione di un pasto ridotto, seppur a norma, presso le mense di scuole e ospedali a partire dal giorno della mobilitazione. Le aziende della ristorazione collettiva, dopo aver scritto e indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, protestano affinché ci sia un urgente intervento del Governo. Sino ad ora, infatti, nonostante le tante interlocuzioni avvenute ad ogni livello, non è stato fatto nulla per scongiurare la crisi che il settore sta vivendo.
«Non possiamo che scendere in piazza per far sentire forte la nostra voce» sostiene il Presidente di ANIR Confindustria, Lorenzo Mattioli, «visto che non viene riconosciuta l’indicizzazione automatica dei prezzi all’inflazione registrata dall’ISTAT. Ad oggi, e ormai da troppi mesi, il 30% dei pasti erogati vengono pagati dalle stesse aziende che effettuano il servizio mensa. Una situazione insostenibile, più volte denunciata, ma rispetto alla quale non abbiamo ancora visto alcun intervento concreto, seppure più volte ci siamo anche presi l’onere di fare proposte concrete e attuabili». «Abbiamo detto più volte, con chiarezza», conclude Mattioli, «che quello che le Istituzioni stanno attuando attraverso il nuovo codice degli appalti in materia di contratti pubblici è discriminatorio nei confronti di un comparto industriale, quello dei Servizi Pubblici, che non vede consentito ciò che è possibile al comparto dei Lavori Pubblici: ovvero riequilibrare i contratti in essere alle condizioni imprevedibili sopravvenute come pandemia prima e inflazione ora. Proponiamo da tempo la soluzione ad un problema che interessa la sorte di circa 1000 aziende, di 120 mila lavoratori, di cui l’80% donne, e che consente di produrre e servire ogni anno circa 1,3 miliardi di pasti ogni anno».
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