Scritto e diretto da Davide Carnevali, artista associato del Piccolo, “Ritratto dell’artista da morto” debutta in prima nazionale, al Teatro Studio Melato, giovedì 16 marzo (ore 19.30). Interpretato da Michele Riondino, con le scene e i costumi di Charlotte Pistorius e le musiche di Gianluca Misiti, lo spettacolo è una nuova produzione del Piccolo, in coproduzione con Comédie de Caen – CDN de Normandie, Comédie, Centre dramatique national de Reims, Théâtre de Liège.
Michele Riondino porta davanti al pubblico un episodio di vita che oscilla tra l’autobiografia e l’invenzione narrativa e si tende, storicamente, tra due regimi dittatoriali: quello argentino (1976-1983) e, di riflesso, quello nazionalsocialista (1933-1945). Si racconta dell’apertura di un caso giudiziario riguardante un appartamento a Buenos Aires, acquistato da un presunto parente dell’attore nel 1978, ma espropriato a un dissidente politico durante la dittatura militare – motivo per cui la cui famiglia della vittima ne chiede oggi la riassegnazione. Per assistere al processo, anche con l’intenzione di lavorare a uno spettacolo di teatro documentario basato su questi fatti, Riondino viaggia insieme al regista, alla volta di Buenos Aires, scoprendo che l’appartamento in questione era appartenuto a un compositore di origini italiane.
Inizia una ricerca a ritroso nel tempo, che tenta di fare luce su un passato che si rivela sempre più oscuro; fino a scoprire che il compositore argentino, al momento della sparizione, stava lavorando sulle partiture incomplete di un compositore ebreo, di cui si erano perse le tracce quarant’anni prima, durante la Seconda guerra mondiale. Curiosamente, le biografie dei due compositori presentano molti punti in comune e le due sparizioni mostrano una certa analogia, ma a causa dell’occultamento sistematico di informazioni, della censura, delle difficoltà e del pudore nel parlare di questi fatti, è difficile capire cosa sia effettivamente accaduto. Riondino si addentra in un labirinto di episodi personali che si intersecano inesorabilmente con i grandi eventi storici del Novecento: fatti che hanno aperto, nei paesi vittime delle barbarie fasciste, ferite non ancora del tutto rimarginate. È in parte anche per sanare queste ferite, che l’appartamento argentino sarà convertito, per volere della famiglia della vittima, in una casa-museo e luogo di memoria, aperto al pubblico.
Tra ricerca storica e investigazione poliziesca Carnevali architetta un gioco di variazioni letterarie e musicali, interrogandosi sul modo in cui rileggiamo il passato e scriviamo la Storia. Da un ritratto dell’artista scomparso si amplia fino a farsi riflessione sui regimi dittatoriali che si sono riprodotti in diversi contesti storici e geografici. Per questo progetto l’autore riscrive di volta in volta la storia, a partire dal contesto in cui il testo va in scena: Italia, Francia, Germania… ognuno di questi Paesi ha avuto una relazione specifica con i totalitarismi del XX secolo, che esige di essere problematizzata. Ma soprattutto, l’autore riscrive la storia sulla persona che la racconta, integrando nella drammaturgia elementi autobiografici dell’attore. Una drammaturgia costruita sulla memoria delle persone e dei luoghi, pensata per essere adattata di volta in volta alla biografia dell’interprete e alla città in cui è messa in scena.
Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli, 6 – M2 Lanza)
dal 16 marzo al 6 aprile 2023
Ritratto dell’artista da morto
(Italia ’41 – Argentina ’78)
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30;
domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Durata: 90 minuti circa
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.