La legge 6 del 2004 sull’amministrazione di sostegno è spesso presentata come forma d’assistenza alle disabilità che non toglie i diritti e l’autonomia al beneficiario.
Tuttavia, questa legge è piuttosto ingannevole perché al posto di tutelare e aiutare le persone prive in toto o in parte di autonomia, quest’ultime finiscono per perdere anche il diritto di rappresentarsi riguardo le decisioni della loro stessa vita.
Questi soggetti finiscono per essere privati della loro libertà fisica e dei beni da chi, invece, dovrebbe prendersene cura. Di conseguenza, i progetti di vita di chi ha una disabilità finiscono per essere stabiliti dagli amministratori di sostegno assieme alle famiglie.
In realtà, però, questo compito dovrebbe spettare agli avvocati e ai giudici che purtroppo non hanno nemmeno la volontà di dar voce ai pensieri degli anziani e dei disabili che gestiscono. Entrando più nel particolare, in Italia, l’amministrazione di sostegno non è sempre richiesta.
Infatti, i casi in cui si fa ricorso a tale figura istituzionale nascono da reali necessità, dal momento in cui una rete familiare non è più in grado di supportare le persone in difficoltà. Il problema, però, nasce dal fatto che i giudici tutelari non riescono a valutare singolarmente caso per caso.
Ciò significa che le stesse figure accolgono qualunque richiesta senza valutare il contesto di ciascuna dal momento in cui, per queste figure giuridiche, è diventato un sistema su cui poter lucrare liberamente.
Cosa succede nella realtà dei fatti?
Il risultato finale è vedere gli stessi anziani essere allontanati dalle loro famiglie per essere rinchiusi in istituti in cui non è possibile né uscire né ricevere delle visite. Pertanto, si può dire che questi poveri individui vengono depredati di tutto.
Nel corso degli anni, sono arrivate tantissime segnalazioni al Ministero della Giustizia poiché si sono verificati molteplici abusi da parte di giudici tutelari e di avvocati riguardo le amministrazioni di sostegno.
Sfortunatamente, però, non si è mai verificato un serio intervento con delle ispezioni adeguate presso i tribunali per verificare gli effettivi casi. Dunque, violando i diritti civili del beneficiario, il pieno potere sui diritti fondamentali della persona con difficoltà è in mano alla figura istituzionale.
In che modo si può intervenire?
Proprio per questo motivo, è stata organizzata una manifestazione a livello nazionale nella città di Lecco. Sarà possibile unirsi alla manifestazione il giorno 18 marzo alle ore 14.30, in piazza Cermenati, vicino alla Basilica di San Nicolò.
Chiunque sia mai stato vittima di soprusi da parte degli amministratori di sostegno, assistenti sociali, servizi sociali, giudici tutelari ecc. potrà partecipare. Grazie a questa manifestazione, infatti, sarà finalmente possibile far valere la propria voce per ribellarsi ad un sistema così controverso.
Sono moltissime le persone che sono stanche di abbassare la testa e di soccombere davanti a minacce. Non possono continuare a vivere con la paura che gli assistenti sociali, amministratori di sostegno, giudici tutelari, giudici minorili e così via, non permettano loro di vedere i loro figli e parenti rinchiusi contro le loro volontà nelle RSA.
Se vuoi unirti alla battaglia di queste persone potrai farlo il 18 marzo alle ore 14.30.
Ciao Nicholas!
Grazie della tua forte azione civica e professionale a tutela dei più deboli!
La legge Cendon 6/2004 distrugge le famiglie e fa arricchire solo gli avvocati che si sono insidiati fra il giudice tutelare e le vittime di questa TELA DEL RAGNO!
Ti auguro un futuro ricco di soddisfazioni e grazie del impegno!