La gestione dei trasporti e delle multiutility è fra le problematiche che Beppe Sala, in quanto sindaco della Città Metropolitana, si trova a dover sbrogliare. Sull’argomento le riflessioni di Marco Cipriano, Coordinatore dell’Osservatorio Servizi Pubblici Essenziali del Centro Studi Borgogna comparse su ArcipelagoMilano
“I servizi pubblici nella Città Metropolitana hanno assunto ancor più importanza strategica con l’avvento del Covid. Pensiamo ai servizi offerti per il trasporto, per l’energia, per l’acqua, per i rifiuti, in una parola quei servizi essenziali per i cittadini che non possono mai mancare. Questi servizi sono dei ‘beni comuni’ e, in quanto tali, devono essere controllati dal pubblico. Il governo dei servizi pubblici viene effettuato dagli enti preposti. Nel caso della Città Metropolitana di Milano le competenze fanno capo essenzialmente ai comuni i quali, generalmente, si sono dotati di aziende pubbliche (le vecchie municipalizzate), se guardiamo sempre a Milano: AMSA, MM, ATM, A2A ecc. L’attività di queste società travalica i confini del Municipio e interessa diversi Comuni della Provincia e della Regione.
La Città Metropolitana ha delle competenze assai limitate, pertanto le strategie sono lasciate ai rapporti tra i singoli enti. Qui sarebbe interessante analizzare la situazione per singola filiera: trasporti, energia, idrico, ambiente.
Per motivi diversi vorrei qui mettere a fuoco i servizi del settore Ambiente, in particolare per ciò che riguarda i rifiuti. Il settore in questione si articola in tre fasi: raccolta, trattamento, smaltimento. Nella raccolta opera AMSA di A2A, in concorrenza con numerose aziende sia pubbliche (di Comuni o Consorzi) che privati. Per il trattamento funziona più o meno come per la raccolta. Per lo smaltimento esiste una sorta di monopolio, perché A2A smaltisce circa 2/3 dei rifiuti prodotti in Lombardia.
Per sostenere la sfida dell’economia circolare è necessario l’adeguamento del sistema impiantistico. Anche in una Regione come la Lombardia, eccellenza italiana, sono necessari investimenti e una politica industriale che favorisca aggregazioni e sinergie tra le numerose società pubbliche. Questa operazione deve andare oltre i confini angusti dei ‘Campanili’ e superare una sorta di ‘concorrenza fratricida’ tra una multiutility quotata come A2A e le S.p.A. pubbliche.
Recentemente si è costituita la Green Alliance, la prima rete di imprese: 10 aziende pubbliche, partecipate da 284 Enti, che garantiscono servizi per un territorio di 3.003.632 abitanti, con un fatturato complessivo di oltre 290 milioni di euro. È molto più di una semplice alleanza. L’obiettivo principale è creare sinergie industriali in grado di garantire la qualità dei servizi, incrementando la capacità innovativa e competitiva, con minori costi per i cittadini.
L’attuale quadro normativo non aiuta questo processo. La ‘legge Madia’ del 2016, anziché fare pulizia tra tutta una serie di aziende pubbliche ‘farlocche’, ha condizionato negativamente quelle sane ed efficienti.
Se si vuole intervenire per garantire a tutti i cittadini dei servizi pubblici di qualità a bassi costi, è indispensabile una ‘regia’ a livello metropolitano se non addirittura regionale. A partire dal ruolo fondamentale del Sindaco della Città Metropolitana che deve abbandonare il modello Milano-centrico.
Se Milano vuol essere attrattiva e inclusiva deva darsi un modello di gestione dei trasporti e delle multiutility che non sia solo ed esclusivamente milanocentrica”.
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