Tremonti “L’Europa sarà se avrà una politica estera e un esercito comuni”

Attualità

Giulio Tremonti ospite dei Circoli culturali Giovanni Paolo II di Milano

Il divenire più auspicabile per l’Unione Europea è una confederazione di Stati. E’ la convinzione espressa da Giulio Tremonti all’Ambrosianeum di Milano, ospite dei Circoli culturali Giovanni Paolo II sul tema “Cosa manca all’Unione Europea per essere una autentica Unione?”. In un periodo turbolento a causa della guerra Russo-Ucraina e con ben 9 Paesi che premono per entrare nell’Unione, afferma: “L’Europa sarà se avrà una politica estera e un esercito comuni.”

P. Luca Gallizia L.C. , Simone Bini Smaghi, Giulio Tremonti

La conferenza, presentata da padre Luca Gallizia L. C., è stata condotta da Simone Bini Smaghi. Tremonti, presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera e dell’Aspen Institute, docente universitario, più volte ministro ed altro ancora è una delle voci europee più autorevoli sul tema. Premette, citando la Tempesta di Shakespeare, atto secondo: “Per ipotizzare il futuro bisogna conoscere bene il passato.”

Parte da lontano, da Altiero Spinelli e dal Manifesto di Ventotene (1941, con le armate tedesche alle porte di Mosca) per suddividere in tre età la storia della nuova Europa: l’età della pace, l’età della globalizzazione, l’età contemporanea, sottolineando nel contempo il fondamentale ruolo dell’Italia nella costruzione del nuovo Continente.

L’apice di questo ruolo è il Trattato di Roma: ed osserva sarcastico (una sua caratteristica): “Guardate la solennità delle foto di quel momento: quale differenza con le immagini di oggi dei vertici europei, sembrano riunioni aziendali in gita premio.” Infatti è un mercato comune il risultato ottenuto, né di più né di meno.

E’ con l’età della globalizzazione che l’Europa commette il grande errore, illudendosi che il proprio modello economico e sociale, di grande successo, potesse essere recepito dal resto del mondo: invece è stato il mondo a entrare in Europa, trovandola impreparata e prigioniera di un eccesso di regole (per citare, le dimensioni delle vongole o le valvole dei termosifoni). Le nostre imprese, imbrigliate da una serie di norme, si sono trovate a competere in un mondo con imprese la cui unica regola era non avere regole.

Con la Grande Crisi del 2008 partita dall’America si entra nell’età contemporanea che è contrassegnata da due simboli: la piramide rovesciata e la moneta. L’Italia si mostra ancora una volta protagonista proponendo di introdurre regole – queste sì più che giustificate – nell’economia; si parla per la prima volta di regole ambientali: “Venni chiamato a illustrarle – cita Tremonti –  alla Scuola centrale del Partito comunista cinese dall’allora vicepresidente Xi Jinping. L’Europa respinse tali proposte, arrivando, tra l’altro, al tragico esempio della Grecia.

“Tornare alle regole – aggiunge Tremonti -, finirla con gli eccessi della finanza, con i politici che applaudono i tecnici anche quando propongono di tassare la seconda casa senza rendersi conto che in Italia molte seconde case sono le prime case di emigrati che attendono di andare in pensione per farvi ritorno.” Concludendo: “La guerra all’Ucraina ha compattato l’Unione Europea, si andrà verso un esercito continentale.” Affinché, come si ripete sempre più spesso, l’Europa, cessi di essere soltanto un gigante economico, ma rimanga un nano politico sullo scacchiere mondiale.

La BCE detiene 4.000 miliardi di finanziamento di debito pubblico dei diversi stati.

Molte, e acute, le domande poste dagli invitati. Citiamo innanzitutto quella del conduttore Bini Smaghi: “Considerato l’impoverimento della classe politica, sarà essa in grado di giungere all’esercito europeo?”. “Sì – è la risposta di Tremonti – perché lo vuole il popolo. Andate in un qualsivoglia bar e chiedete se preferiscono l’union banking o la difesa comune.”

Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia: “Dall’UE giungono pressanti appelli all’Italia affinché aumenti il livello di tassazione delle case adeguandolo alla media europea, anche attraverso la riforma del Catasto. Un giudizio distorto, emesso considerando il rapporto tra gettito fiscale immobiliare e Pil, sulla scorta del giudizio di enti quali l’Ocse e il FMI. L’ Unione cioè considera il valore assoluto e non il valore relativo rappresentato dal carico fiscale effettivo gravante su ciascun immobile. Non sono, in altri termini, gli immobili a pagare meno tasse, ma semmai il sistema complessivo a produrre minor gettito: infatti in Italia soltanto il 15% degli immobili residenziali è chiamato dalla legge a concorrere al gettito fiscale, contro una media europea attorno al 40%. Insomma, più è ridotta la base imponibile e minore è il gettito complessivo del sistema, anche se individualmente i singoli beni sono fiscalmente oberati. E allora, la questione è che occorre cambiare il sistema più che tassare ulteriormente gli immobili”.

Benito Sicchiero

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