Caro Sala, la tua Milano non è la nostra

Milano

Perché Milano ha svenduto la sua anima giorno dopo giorno, senza fermarsi, ma applaudendo solo chi può spendere soldi, “perché a Milano le cose così funzionano”, “Milano è un brand su cui investire”, “Milano è rinata”, “Milano non si ferma mai”. Milano appare falsa, con lustrini da festa alla Las Vegas, dove in Galleria sono scomparse le botteghe storiche, per lasciare spazio alle griffes straniere, dove riqualificare significa verniciare l’asfalto con progetti irrazionali, dove il milanese non ritrova il negozio di vicinato per una chiacchiera o l’odore dell’artigiano di qualità. Se Sala con disprezzo definisce “narrazione falsa” il desiderio di fuga dalla città, molti lamentano il grande disagio per i costo delle case. E in generale il caro prezzi per vivere.

Sala non vede le ombre dell’emarginazione, una città divisa a metà, centro e periferia, ricchi e poveri, aventi diritto e abbandonati. Una scissione sempre più evidente, dopo anni di rivendicazioni per l’uguaglianza e per i diritti. Milano e la criminalità che soffoca, che annienta. Con l’illegalità diffusa per un’Amministrazione miope e ideologicamente ottusa. Milano e la paura che paralizza soprattutto le periferie, che stimola l’egoismo e la diffidenza come autodifesa. Milano e la violenza incontrollabile che detta ragioni irrazionali da cui nessuno ci difende. Per un controllo del territorio inesistente, per l’indifferenza di chi governa la città.

Scrivevo e confermo “Vorrei ricomprare i sentimenti smarriti, così, tanto per fermare il tempo, così, tanto per tornare a sognare. E allora immagino di essere un clown che sa parlare ai cuori bambini, che sa ridersi addosso, con gli occhi velati dal pianto. Ma l’ufficio sentimenti smarriti non c’è. E non ci sono cerotti per sanare i graffi dell’anima. E non ci sono parole che possano sostituire la fatica condivisa, la speranza. Parole vuote, oggi. Parole dimenticate, come i fiori appassiti, senza colore. E teorizzare che altre priorità la vita attuale impone è dimenticare la propria dimensione più umana. Milano che sapeva tacere le sue virtù, che giocava a sorprenderti se la cercavi nei suoi profumi, che sapeva cantare la sua fierezza, che si lasciava conquistare.”

A Sala con il cuore di cemento ““Vess milanes voeur dì sentì Milan / sentì i odor de fumm e de carbon / che vegnen su in di so strad quand in autunn / insemma con la nebbia se messeden…” Perché Milano bisogna “Amalla insci me l’è / ardent e capricciosa / stracolma de rancor / felice e generosa / Passà con lee i bei not in compagnia / vedella disperada o in allegria / cognos de lee i umor e i atteggiament / averghela nel coeur tutt i moment”. (Nino Rossi)

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