Aveva appena dichiarato di voler fare un passo di lato. Prendersi del tempo per sé, per studiare e per leggere. Molti pensano (pensavano) che questo nuovo incarico sia coerente al suo progressivo allontanamento dalla scena politica.
In realtà, la scelta annunciata ieri di accettare la proposta dell’editore Alfredo Romeo, di diventare il nuovo direttore del Riformista (sostituendo dal primo maggio Piero Sansonetti che andrà a dirigere L’Unità, sempre di proprietà dell’imprenditore napoletano) è totalmente una mossa politica, sia per i modi che per i tempi.
Partendo da quest’ultimi, è importante analizzare l’arco temporale all’interno del quale Renzi ricoprirà la carica di direttore. Come da lui stesso dichiarato, infatti, la direzione ha già una scadenza ben definita, ossia il 30 aprile 2024, data attorno alla quale si andrà a votare per le elezioni europee, in cui il Terzo Polo (che a meno di scossoni imprevedibili, a quella data sarà diventato un vero unico partito) correrà all’interno del gruppo di Renew Europe. Elezioni europee che per Carlo Calenda e, soprattutto, per Matteo Renzi saranno davvero l’occasione d’oro (forse l’ultima) per affermare l’identità di un partito riformista e per ottenere quei numeri davvero da terza forza (attualmente IV/AZIONE non riescono a raggiungere nemmeno la doppia cifra, per non parlare degli ultimi deludenti risultati a livello regionale).
Ecco perché l’aver assunto, a partire dal prossimo mese, la direzione di un giornale il cui nome è un chiaro riferimento politico al partito che, dal 2019 l’ex sindaco di Firenze e Presidente del Consiglio, prova, con modesti risultati, a lanciare come il punto di riferimento di tutti i riformisti, può rivelarsi una mossa intelligente.
Un altro aspetto temporale che non va trascurato è il fatto che la notizia arriva dopo poco più di un mese dall’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Pd, risultato che ha portato uno spostamento a sinistra del partito, che con il trascorrere del tempo potrà generare numerose divisioni al suo interno e che Renzi guarderà con grande interesse. Qui il quotidiano potrà giocare un ruolo importante, dando voce, come annunciato ieri da Renzi, a quell’area politico-culturale lontana sia dal sovranismo sia dalla sinistra radicale, ma “a favore dell’industria 4.0, contro il reddito di cittadinanza e contro la politica dei sussidi”, provando dunque ad attirare, negli editoriali quotidiani, quella parte riformista del PD non contenta della direzione presa dalla nuova segreteria.
Fanno riflettere, al contempo, i modi dell’annuncio, su Twitter, come ai tempi dell’arrivo a Palazzo Chigi, che tutto fanno pensare tranne che la volontà di fare un passo indietro dalla politica sia reale, così come il riferimento a Veltroni e Mattarella (direttori dell’Unità e de Il Popolo durante il loro mandato) sottolinei il fatto che questa carica non limiterà in alcuno modo il suo impegno parlamentare.
Vedremo, quindi, se Renzi durante questi 12 mesi di direzione, e in ottica delle europee del 2024, riuscirà ad allargare la base elettorale del suo partito, proprio grazie all’uso del “suo giornale” come voce intellettuale di quell’area riformista, che sino ad oggi non è riuscita a diventare quel bacino in grado di raccogliere le anime liberali e garantiste di Forza Italia e Pd.
Francesco Spartà