Se l’umanità, la coscienza del ruolo diventa ottusità e una dissertazione politica fuori luogo e assordante dopo il drammatico abbandono di Enea, si reagisce.
“A me sembra surreale questo dibattito tra ‘giudicanti e astensionisti del giudizio’. e “penso che ci sia una grande confusione di cosa sia la genitorialità oggi e di cosa vogliamo che rappresenti e significhi in futuro”: lo scrive sui social Gaia Romani, assessore a Servizi civici, Partecipazione e Trasparenza, Decentramento del Comune. “Mi viene da pensare che questa vicenda così personale sia già diventata oggetto di troppi giudizi e di troppe opinioni basate su nessuna conoscenza dei fatti – osserva Romani -. Si prende un episodio e si dicono cose come ‘Mamma di Enea torna indietro’, oppure si dice ‘Non giudicatela, chissà quanto ha sofferto!” Si accusa la società di non esserle stata accanto e si presume che questo abbandono le sia costato enormemente perché lei ‘gli ha dato un nome e ha scritto una letterina’”.
Un sanitario del policlinico ha dichiarato a Repubblica “Non deve preoccuparsi, comunque il suo gesto, lasciare questo bimbo in un luogo sicuro, già denota l’amore che ha avuto per suo figlio. Siamo noi del mondo sanitario, sono le istituzioni, sono i servizi sociali a non aver saputo cogliere i segnali di disagio. Ma c’è il tempo per recuperare”.
Inutile evidenziare che siamo nella ricca Milano, dove la povertà può diventare estrema rinuncia per dare un futuro al proprio figlio.
E a Milano ieri ancora una donna senza fissa dimora si è presentata, accompagnata dai carabinieri, all’ospedale Buzzi. La donna ha raccontato di aver da poco partorito una figlia in un capannone abbandonato, e ha affidato la piccola alle cure dell’ospedale perché possa essere adottata. Inutile evidenziare la marginalità in cui versano i più deboli in una città che li ignora. Come mai?
Le note stonate e acritiche dell’assessore suonano come un insulto, un pistolotto che nulla ha a che fare con le possibili soluzioni di disuguaglianza sociale a Milano.
“Trasformiamo il dibattito da “giusto, sbagliato, cazzi suoi, cazzi nostri” in un forse più utile grido d’allarme sul sistema adozioni oggi in Italia che non funziona ed è escludente? Oppure su uno su quanto sia dura oggi essere genitori e intraprendere questa scelta, ma soprattutto che questa scelta poi sia sostenibile nel tempo. Così, invece che sindacare le scelte altrui, potremmo finire per chiederci: cosa posso fare io perché essere genitori, adottivi e non, sia più semplice in questo Paese così da renderne il futuro più desiderabile”.
L’abbandono dei due neonati grida l’incapacità di questa amministrazione di “vedere” e usare il cuore.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano