Terzo Polo, si consuma il divorzio tra Calenda e Renzi

Attualità

Alla fine non resta molto. Oggi, solo la promessa, la solita, classica e mendace, di quando un amore finisce, quella a cui aggrapparsi per un po’ senza crederci: magari ci ri-incontriamo. Magari, sì, fuor di metafora Italia Viva e Azione – le due forze politiche che a giugno dovevano iniziare il percorso per diventare partito unico con un bel congresso “democratico” e “partecipato” – potranno fare alleanze à la carte in vista di elezioni locali, nazionali o europee. Ma anche questa prospettiva e non solo quella, naufragata definitivamente oggi, del partito unico, appare assai improbabile dopo tre giorni in cui sono volati gli stracci tra i due gruppi dirigenti. Soldi, leadership, eredità dei moderati, orizzonte Europee, caratteri dei leader: la conclusione, dopo molte parole, tweet, video e dichiarazioni alla stampa, è che tra Matteo Renzi e Carlo Calenda c’è un serio “problema di fiducia reciproca”. Che, al netto del balletto di accuse su chi è che non ha voluto il partito unico e su chi non ha voluto rinunciare a cosa (scioglimento dei due partiti? Leopolda? Contributi del 2 per mille?), è davvero una bella gatta da pelare visto che ci sono gruppi unici sia alla Camera che al Senato. Che fine faranno?

E qui si torna alla questione dei soldi perchè per ogni parlamentare dentro a un gruppo è previsto un contributo di circa 50mila euro da parte dell’amministrazione di Montecitorio e di Palazzo Madama. Servirà quantomeno un accordo tecnico tra i due partiti per non perdere risorse. Le ipotesi che si profilano sono almeno due. La prima è di mantenere i gruppi unici ma con una filosofia per così dire da gruppo misto, senza, quindi, un patto politico. La seconda è immaginare gruppi autonomi, cosa che al Senato sarebbe alla portata del partito di Matteo Renzi a cui manca un solo senatore per diventare un gruppo a sè: Iv ha 5 senatori, il numero minimo previsto è fissato a sei. Un obiettivo non irraggiungibile, suggeriscono i bene informati, guardando anche quello che sta succedendo sia nel centrodestra – leggi Forza Italia alle prese con i problemi di salute del fondatore – sia nel centrosinistra dove la guida più a sinistra di Elly Schlein ha già causato qualche malumore tra cattolici e moderati Dem. Per quanto riguarda la Camera – dove per costituire un gruppo servono venti deputati – il presidente Lorenzo Fontana, si fa osservare, ha già concesso deroghe – vedi i casi di Noi moderati di Maurizio Lupi e dei 12 deputati di Alleanza Verdi Sinistra di Nicola Fratoianni – e si potrebbe orientare in questo senso qualora il gruppo dei 9 deputati di Italia Viva raggiungesse i 12 membri. Per quanto riguarda Azione – che al Senato ha 4 senatori – alla Camera ne ha già 12.

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