Milano Post compie 11 anni ma guarda al futuro di Milano

Fabrizio c'è Milano
Sono passati 11 anni da quando nell’aprile 2012  è apparso online il quotidiano Milano Post. Non è stato facile per 11 anni, giorno dopo giorno, cercare notizie, scrivere commenti, pubblicare appelli e informazioni di servizio. E stata una sfida vinta grazie al caporedattore Nene, a Emanuela, Luca, Domenico, Luciano, Pierangela, Giuseppe, Claudio, Nicolas, Loredana, Paola, Francesco, Giovanni Maria, Anacleto e tanti altri collaboratori di cui siamo orgogliosi.
Siamo un giornale fondato su un gruppo di redattori volontari, appassionati prima di tutto al nostro territorio. Amiamo la libertà di stampa e crediamo nella funzione della stampa come fattore di equilibrio verso i poteri e di formazione e crescita culturale.
Grazie alle nuove tecnologie e ai social è possibile confezionare un giornale ricco di notizie e diffonderlo senza godere di grandi mezzi economici o editori importanti.
La cosa di cui siamo più orgogliosi é però quella di avere fornito un punto di vista diverso rispetto ai “giornaloni” di questa città,  sempre inginocchiati verso chi detiene il potere a Milano.
Da 11 anni raccontiamo le eccellenze, il dinamismo e la ricchezza culturale di Milano, ma non nascondiamo l’insicurezza, il degrado urbano, le enormi problematiche sociali nascoste sotto i grattacieli, i conformismi dell’ultima moda politica, l’ambientalismo. E siamo liberi di denunciare le responsabilità politiche di inefficienze, ritardi, sprechi compiuti da amministrazioni attente più ai social che al sociale.
Le nostre critiche e denunce esprimono proprio lo spirito positivo milanese di voler sempre migliorare le cose, così come i commenti di politica nazionale e internazionale che pubblichiamo danno voce alla naturale leadership che Milano ha in Italia e alla sua anima europea.
Cari lettori aiutateci quindi a migliorare il servizio che rendiamo alla Vostra libertà e alla vita e al futuro della nostra Milano.

1 thought on “Milano Post compie 11 anni ma guarda al futuro di Milano

  1. Grazie a te, Fabrizio, per aver dato spazio a chi non avrebbe titolo ufficiale per rendere pubbliche su una testata le proprie impressioni, le idee, le opinioni e il proprio punto di vista su ciò che Milano mostra non solo a chi ci vive, ma anche a chi la scruta da lontano, anche oltre confine.
    In un periodo turbolento e incerto come questo, travagliato da mille avversità e insidiato da politiche sociali poco idonee a creare ambiente sereno, è fin troppo facile parlare di cose che non funzionano, o funzionano male. Ma se è umano il lamento di chi non è coperto da una condizione socio-economica tale da consentirgli di autoescludersi dal perimetro del disagio, è legittimo anche il benessere di chi invece lo ha saputo creare sia per sè stesso e per chi lo circonda, siano essi famigliari o amici, collaboratori o clienti, compagni di avventura o semplici estimatori di quella parte di Milano che si esalta per eccellenze che esistono, senza per questo oscurare i malesseri e difetti che altri contesti denunciano. Problematiche non certo prerogativa della nostra città, e sicuramente comuni a molte altre metropoli. E’ poi comunque fisiologico il cadere dei temi e delle attenzioni su ciò che disturba o produce danno, invece che su quanto funziona, che non solo non crea polemiche e dibattiti ma è anche un esempio da prendere a modello per altre città in altre regioni del paese. Come parte di questa piccola comunità di “redattori” volontari, credo di offrire il mio contributo nelle pagine che raccontano lo sport, quel calcio che a guardare certi numeri conferma una prerogativa non solo cittadina ma anche nazionale di competitività ad alto livello, nel senso generale del “welfare” italico in cui emerge. Perchè mi soffermo su questo piccolo dettaglio? Perchè pur nel suo piccolo, dice grandi cose: la Lombardia è l’unica regione italiana che quest’anno schiera ben 5 squadre di calcio in serie A. Dato indicativo di come, ad ogni livello, impegno e creatività sono la molla che spinge alla cultura del “fare” chi arriva con buone intenzioni in questa terra, ma nel contempo sa mettere all’angolo chi invece rifiuta il concetto di lecita produttività, per dedicarsi a facili ma illeciti guadagni (termine improprio per chi lo ottiene sottraendolo alle altrui fatiche). Un cordiale saluto a tutti i “colleghi” redattori, oltre che al nostro Direttore.

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