Per contrastare le fake news, il fact-checking non basta: la tutela dell’informazione passa dallo sviluppo dell’AI

Società

In un periodo storico in cui le fake news imperversano, il sistema del fact-checking, vale a dire, riprendendo le parole del ricercatore Boris Rahme, quel processo volto “a verificare, tramite un’analisi delle fonti a disposizione, se il contenuto di un’affermazione sia vero o falso”, puo’ sicuramente continuare ad essere un ottimo strumento per contrastare le notizie false. Questo procedimento (certamente non nuovo, in quanto sin dalla prima metà del’900 le più importanti riviste, in primis il Time , si dotarono all’interno delle redazioni di uffici preposti al fact-checking), con l’avvento del Web, è tornato fortemente in auge, dal momento in cui diversi siti sono diventati dei veri punti di riferimento nella verifica dei fatti e dell’informazione come Pagella Politica, dominus nel settore del fact-checking, ad esso interamente dedicato, il quale vanta oltre 70 mila followers, Facta, progetto nato durante la pandemia e che si occupa non solo di politica, o il Fact-checking di Open(tutti membri del International Fact-Checking Network).

Il sistema del fact-checking, tuttavia, è uno strumento in grado di contrastare solo parzialmente il fenomeno delle fake news, dal momento in cui le cd. Filter Bubbles, cosi definite per la prima volta dallo scrittore ed attivista Eli Pariser per indicare gli algoritmi che operano sui vari social network, agiscono filtrando i contenuti in base agli interessi  dell’utente, riproducendo, quindi, ciò che è simile a quanto gradito dallo stesso utente. Ecco perché, sulla base di quanto appena affermato, il fact-checking non può essere sufficiente, dal momento in cui la cd. Eco chamber, diretta conseguenza delle bolle di filtraggio di cui si accennava sopra, rappresentano, in particolar modo nei social, una sorta di comfort zone che impedisce agli utenti di ampliare le proprie conoscenze e mettere in discussione le proprie idee, proponendo contenuti simili ed allineati alle proprie idee.

In base a quanto sinora affermato possiamo dunque sostenere che mascherare le notizie false attraverso l‘attività di fact-checking non può bastare, dal momento in cui la mole di dati da sottoporre a verifica è troppo vasta. Dunque, il passo decisivo per un’efficace lotta alla disinformazione è cercare di prevenire la diffusione delle fake news mediante l’utilizzo dell’AI ( Artificial Intelligence), la quale può costituire il più grande strumento per sconfiggere l’information disorder.

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