Giornata della libertà di stampa: mostra foto racconta guerra Ucraina. Krasilshchik “Noi russi abbiamo fallito”

Esteri

Si intitola “Inversione” la mostra fotografica allestita ieri al Giardino dei Giusti al Montestella, in occasione della Giornata della libertà di stampa. L’iniziativa, che ha avuto il sostegno e il patrocinio del Parlamento europeo e l’adesione di diverse testate e associazioni, è promossa dall’associazione Gariwo ed è stata ideata e curata dal performer e fotografo russo Danila Tkachenko, già vincitore del World Press Photo e su cui verte un mandato d’arresto per aver manifestato a Mosca contro la guerra.

La mostra si compone di alcune foto realizzate da fotoreporter e attivisti ucraini che vogliono essere una testimonianza della devastazione delle città martoriate dal conflitto con l’obiettivo di lanciare un appello ai cittadini europei affinché aiutino l’Ucraina e si oppongano all’aggressione militare. Presenti all’iniziativa lo stesso Danila Tkachenko e il giornalista Ilia Krasilshchik, anch’esso sottoposto a mandato di arresto internazionale, co-fondatore di Meduza e direttore di Helpdesk.media, una startup editoriale che aiuta i cittadini russi a evitare la coscrizione e quelli ucraini a sopravvivere durante il conflitto, smontando fake news, fornendo informazioni pratiche a chi si trova sotto le bombe e raccogliendo informazioni di prima mano da dissidenti e cittadini in fuga. Presente anche la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi.
All’incontro sono intervenuti anche Gabrele Nissim, presidente di Fondazione Gariwo, Giulia De Florio, attivista di Memorial Italia, Eva Pleus, consigliere segretario di Associazione Stampa Estera Milano, la giornalista Anna Zafesova, TetyanaBezruchenko (Forzaucraina.it), NadzeyaStarvoitava (associazione bielorussi in Italia Supolka) e Maria Mikaelyan (Comunità dei Russi liberi).
“La guerra in Ucraina un dramma umanitario che coinvolge anche parecchi giornalisti – ha commentato Elena Buscemi – uno degli ultimi, BodganBitik, è stato ucciso pochi giorni fa a Kherson mentre lavorava per un giornalista e un giornale italiano. Il nostro sostegno va a chi continua a fare libera informazione rischiando la vita in Russia, Bielorussia e Ucraina”
“Oggi occorre ribadire che dalla parte giusta della storia ci siete voi: giornalisti russi e bielorussi liberi e dissidenti e ci siamo anche noi, che condanniamo l’aggressione russa all’ucraina – ha poi proseguito -. Credo che sia importante rivolgere un pensiero a tutti i giornalisti e operatori dell’informazione che anche in Italia come altrove, pur svolgendo un lavoro importante soffrono a causa del grande precariato, dei bassi riconoscimenti economici, delle querele temerarie, e delle difficoltà di un mercato poco florido e dinamico da un punto di vista economico: anche da questi aspetti passa la libertà di stampa e di informazione nel nostro Paese”.
“L’idea originale della mostra è che queste foto facciano poi il giro delle capitali d’Europa e siano esposte in tutte le più belle piazze con l’obiettivo di far comprendere come quello che succede in Ucraina ci riguardi da vicino”, ha commentato Gabriele Nissim.
“L’obiettivo delle fake news che sono circolate riguardo la guerra avevano l’obbiettivo di renderci indifferenti rispetto a quello che succede – ha poi proseguito -. I giornalisti che in Russia combattono le fake news sono poi messi all’indice. Come presidente di Gariwo vorrei che per una settimana sulle pagine dei giornali italiani ci fossero le fotografie dei giornalisti russi in prigione”.
“Leggendo i giornali questa mattina mi sono rammaricato del fatto che non venisse ricordata da nessuna parte la Giornata della libertà di stampa. Spero che un po’ ci si svegli. Questa manifestazione vuole ricordare che il valore della libertà di stampa è fondamentale per il mantenimento di una società democratica” ha infine concluso il presidente di Fondazione Gariwo.
“Queste immagini di case sventrate hanno un messaggio universale; i bambini a cui è stato negato il diritto di andare a scuola in futuro hanno due strade: lottare per i diritti o diventare uno strumento nelle mani di coloro che questi diritti gli avevano negato”, ha commentato TetyanaBezruchenko.
“Per i bielorussi, oggi, esprimere la propria opinione nel proprio Paese può costare addirittura la vita. Dunque, i bielorussi all’estero, come noi, si assumono la responsabilità di dare voce a chi non può parlare. Le autorità bielorusse continuano tutt’ora a ridurre i diritti e le libertà con la falsa scusa della lotta al terrorismo e all’estremismo. Si tratta della lotta contro il dissenso e la protesta che sfocia nella repressione violenta di manifestazioni contro la guerra” ha commentato Ndzeya Staravoitava. “Dal febbraio 2022 sosteniamo gli ucraini in ogni modo possibile,” ha spiegato Maria Mikaelan parlando a nome della Comunità dei Russi liberi.
“Sono direttore di Helpdesk.media. L’obiettivo del nostro progetto è quello di aiutare persone che si trovano in pericolo. Non sappiamo chi siano queste persone ma riceviamo i loro messaggi ogni giorno”. Lo ha spiegato IliaKrasilshchick, presente ieri al Giardino dei Giusti del Montestella, in occasione della mostra “Itinerari”. IliaKrasilshchick è direttore di Helpdesk.media, una startup editoriale che aiuta i cittadini russi a evitare la coscrizione e quelli ucraini a sopravvivere durante il conflitto.
“Collaboriamo con circa sessanta altre organizzazioni che si trovano in Russia, Bielorussia e Ucraina. Cerchiano di dare voce alle persone e di aiutarle, tutti i giorni. Quello che possiamo fare noi giornalisti è scegliere quali storie raccontare e a quali persone dare voce” ha poi aggiunto Ilia.
“Sono stato arrestato in contumacia per un articolo su Bucha, quando io me ne ero già andato dalla Russia per altri motivi. L’articolo per cui sono stato arrestato è uscito una o due settimane dopo l’inizio della guerra ed è stato pubblicato dal New York Times. Nell’articolo dicevo che noi russi abbiamo fallito, e questo ha destato polemiche. Abbiamo fallito, perché non è solo Putin ad avere la responsabilità di tutto questo ma noi russi dobbiamo capire come siamo arrivati a questo punto senza fare nulla prima”, ha poi aggiunto a margine dell’incontro.

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