Di Claudio Bernieri
Il presidente dell’Avi ( associazione vinile italiana) Carlo Lecchi ci guida nel suo museo privato aperto dal 2017: una curiosa piccola dependance della Galleria del Corso, già fiera campionaria della canzone italiana ed ora galleria declassata ad amburgherie e vetrine di moda casual.
Un ex laboratorio ristrutturato dalla architetto Simonetta Bonfadini, sua gentile consorte: un minuscolo museo della memoria ma anche una cattedrale dell’LP, ovvero dei cosidetti “padelloni” che venivano posizionati in appositi giradischi, e ascoltati in religioso silenzio nelle camerette dei ragazzetti degli anni ’60, ’70, ’80 …
Circa quattromila LP e 45 giri esposti e catalogati da Lecchi (e nel museo, persino una teca di cristallo dove sono radunati cinque preziosi plettri usati da Battisti): uno spazio magico dove ora passano artisti emergenti e divi passati del rock italiano, discografici , musicisti, producer, per suonare e dibattere soprattutto sull’annoso tema: la canzone italiana tornerà grande? Quando finirà l’era nefasta del trap e del Sanremo di Amadeus? Risorgeranno le belle canzoni alla faccia della Ferragni? E le case discografiche smetteranno di sfornare ragazzini foruncolosi, problematici e tatuati, simili a merendine usa e getta.
L’Avi nasce dopo molteplici riunioni e discussioni tra collezionisti del vinile e storici della canzone, con l’ipotesi di supportare la presentazione di Mogol a Stoccolma, quale candidato a premo Nobel per la Letteratura. Poi vennero premiati a Stoccolma Fo e Dylan, e di Mogol non si parlò più. Restarono i contatti tra collezionisti, autori, compositori, musicisti, storici…Nacque l’esigenza di creare uno spazio. Una specie di Casa della cultura del disco e della canzone d’autore.
Qui ora si dibatte la rimonta del vinile sul deprecato (e tascabile) cd: e qui si esibiscono quei cantautori intelligenti (come Renato Franchi con il suo ultimo lavoro, Attimi di infinito, che ha presentato la sua canzone dedicata alla poetessa americana Emily Dickinson, vedi il video). Una sorta di Club Tenco meneghino che ha visto recentemente la visita di Ornella Vanoni, di Roby Matano con il suo libro Vengo dal night” e del producer Massimo Monti che ha presentato il suo bel disco (in vinile e in CD) sul club Santa Tecla, regno del jazz.
E a proposito di jazz, qui l’ultimo crooner della canzone confidenziale italiana, Pino D’Isola, promette di presentare il suo prossimo docu film su piazza Diaz ed i night degli anni ’70.
“Persino il sindaco Sala, che mi ha confessato di essere un amatore del vinile, si era interessato al museo, ma finora non è mai passato di qua” racconta Lecchi. Peccato. Questo museo della musica italiana, è un pezzo della storia di Milano e andrebbe valorizzato e pubblicizzato adeguatamente come già succede con il design. Il vinile d’eccellenza aspetta sua signoria distratta, il sindaco di Milano. E se proprio a Mogol venisse dato in futuro il Nobel? Ipotesi auspicata da molti… Il piccolo tempio del vinile di via Washington (con i plettri esposti di Battisti ) vivrebbe la sua giustificata apoteosi.

Cronista al Corriere della sera poi inviato a L’ Europeo di Vittorio Feltri e reporter su Affaritaliani . Ultimo libro pubblicato : Wanda L’ ultima maitresse ed Mimesis