Snellire le procedure affiancandosi alla rete antiviolenza del Comune di Milano e aiutare rapidamente le vittime di reato. E’ l’obiettivo del nuovo sportello aperto da una settimana al Palazzo di Giustizia e presentato oggi in Tribunale dalla Procura della Repubblica, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dagli assessori Lamberto Bertolé (Welfare e Salute), Marco Granelli (Sicurezza) e Martina Riva (Politiche Giovanili).
“Ringrazio il Comune di Milano e la Procura della Repubblica, perché siamo riusciti a realizzare un servizio, il primo in città, per le vittime vulnerabili. Esistono numerose donne straniere vittime di violenza domestica che però non riescono a essere agganciate dal sistema d’aiuto: il 70% delle denunce sono rilasciate da donne italiane, mentre solo il 3% riguardano marocchine, il 2% le egiziane e così via. Speriamo che questo ulteriore polo, attivo dall’8 maggio, possa essere d’aiuto per chi non conosce i servizi del territorio”, ha spiegato il Presidente Vicario del Tribunale Fabio Roia.
“Il progetto ha un nome molto evocativo, ‘Un futuro in Comune’, perché in una città orientata al business non possono comunque mancare luoghi come questi che garantiscano la tutela della privacy, fondamentale per rendere Milano veramente inclusiva”, ha detto l’assessore Riva. “Sono particolarmente contenta di questa iniziativa, perché vedo persone che bussano all’ufficio della Procura in cerca di aiuto, perché questo luogo è considerato qualcosa di sacro.” “Vedo donne che chiedono a me di aiutarle, e avere per questo uno sportello sotto al mio ufficio mi rende sicura di poter dare una mano subito a queste persone, e mi da un senso di immediatezza”, ha aggiunto la procuratrice aggiunta Letizia Mannella.
L’assessore al Welfare Lamberto Bertolè ha messo in luce come questo sia solo uno dei numerosi tasselli che vanno a formare la rete di aiuto alle vittime: “Dobbiamo promuovere fiducia nel sistema della giustizia, e lo possiamo fare facendo funzionare il sistema che significa garantire la certezza della pena, non dimenticare le vittime e aiutare gli autori di reato a reinserirsi. Dobbiamo lavorare perché chi è vittima di un reato si fidi del sistema, abbia risposte e vogliamo che il lavoro sia in sinergia tra i tanti attori che operano in questo senso sul territorio. Tutte le donne vittime di violenza, quando ci sono presupposti e requisiti, hanno diritto ad essere accolti nelle nostre comunità e dalla nostra rete di case rifugio. Servono a dare tutela fisica alle vittime, rinforzare l’autonomia personale e preparare al reinserimento lavorativo. Abbiamo introdotto una nuova unità di offerta, le residenze sociali temporanee, cioè case che diamo alle donne vittime di abuso. Il problema è quello delle vittime di violenza che entrando in comunità e si trovavano, al momento dell’uscita, a non avere un luogo dove stare e un reddito certo: oggi riusciamo ad assegnare gli alloggi anche uscita e in Consiglio comunale recentemente abbiamo trattato la possibilità di fornire anche alloggi popolari. La sfida più impegnativa è riaccompagnare le persone verso la propria autonomia”.
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