Il commento di Luciano: considerazioni su anomalie giuridico/sportive.

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Nel mondo del calcio stanno accadendo cose che ci si augurava di non vedere mai più, dopo le vicende del 2006. Il guaio è che le note e nuove (ma recidive) vicende che stanno coinvolgendo la Juventus, in realtà hanno finito obiettivamente per alterare gli equilibri del campionato, condizionando l’andamento di certi risultati e di conseguenza delle classifiche. Ora si dirà, per una parte del pubblico, che le sentenze arrivate e quelle in predicato, sono la conseguenza di illeciti amministrativi e irregolarità fiscali e pertanto punibili a norma di legge, con la giustizia sportiva e ordinaria che è tenuta ad applicare codici e sanzioni. Ci saranno poi, anzi già ci sono, orde di tifoserie in festa per le nuove sentenze di penalizzazione, per l’esclusione dalle competizioni europee che potrebbe arrivare a prescindere dai punti tolti in classifica. Ci sono reazioni isteriche a caldo sia della tifoseria di parte bianconera che di parte avversa, ovviamente di opposto umore, e in particolare sui social già infuriano le polemiche, gli insulti, gli sfottò e le analisi più disparate.

Ma se è vero che l’illecito è stato acclarato, è giusto puntare il dito non su tutto ciò che è Juventus, ovvero livelli di squadra, organizzazioni tecniche, giocatori e risultati ottenuti sul campo, ma sull’origine da cui l’illecito è stato concepito ed è partito. Insomma, sui vertici della società, perché è da lì che certe decisioni e certe tattiche amministrative vengono attuate e successivamente condivise, o eventualmente solo accettate per subordinazione, dal materiale umano che è l’artefice dei risultati sportivi ottenuti nelle singole prestazioni.

Personalmente, quindi, mi appare complessivamente sbagliato il modo con cui si è giunti alle sentenze, conferme, smentite e variazioni NEL CORSO DI UN CAMPIONATO anziché a bocce ferme, alterando quindi stati d’animo, umori e rendimenti non solo di calciatori tesserati della società in causa, nella fattispecie la Juventus, ma anche di diverse altre società e squadre direttamente in competizione con quest’ultima, sia per i piazzamenti in zona EUROPA sia per la singola posizione in classifica. In tutto questo bailamme di eventi che di sportivo hanno poco, credo abbia buone ragioni l’allenatore della Roma, Mourinho, il quale afferma trattarsi di un campionato falsato. Si, da iter giudiziari che potevano, e dovevano, svolgersi in separata sede e concludersi con sentenze, penalizzazioni e condanne da scontare nella stagione successiva, ponendo sia la società Juventus che gli avversari nella condizione di disputare il prossimo torneo consapevoli di una situazione certificata e definitiva in partenza. Invece si è agito a strappi e incertezze, arrivando al termine di una stagione con sviluppi poco attendibili e imponendo altre incertezze future su tornei che devono ancora iniziare.

Da questo è anche umanamente spiegabile il crollo della Juventus in campo ieri a Empoli, dopo aver appreso proprio all’ingresso in campo della nuova sentenza e del conseguente stravolgimento della classifica. Credo sia sbagliato quindi punire oggettivamente la squadra, quando in realtà la violazione di norme federali e l’aggiramento di sistemi fiscali annessi è opera dei vertici della società. Questo anche se poi, come conseguenza, una parte di giocatori coinvolti hanno aderito in qualche modo alle manovre societarie, finendo poi per essere considerati alla stregua di complici in atti illeciti.  Un parallelo forse un po’ grossolano, ma quando si acquista un servizio o un oggetto senza garanzie sulla provenienza e sulla buona fede del venditore, si rischia di essere accusati di ricettazione nel caso venga comprovata la provenienza illecita della merce acquistata.

Un misto di amarezza, di disamore e di distacco è quanto di meno ci si può aspettare tra il pubblico (quello di provata sportività) di uno sport che una volta era l’essenza delle domeniche di milioni di italiani. L’augurio è che in prossime occasioni, premettendo che non si ripetano, si riesca a fare chiarezza senza pregiudicare una qualità essenziale del calcio, come la serenità dei protagonisti, in campo e fuori.

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