Corso Indipendenza, una storia esemplare di ritardi, disagi e piante abbattute

Fabrizio c'è Milano

Una piccola storia ma esemplare: così vengono gestite le opere pubbliche a Milano da una amministrazione che si proclama trasparente, inclusiva e naturalmente sostenibile.

In corso Indipendenza, una grande area verde è stata recintata per 10 anni e sottratta all’uso dei cittadini a causa di lavori per la M4. Sono da sempre favorevole alla costruzione di linee di metropolitana, ma se i lavori durano 10 anni,

Corso indipendenza prima del taglio dei suoi grandi alberi

producono un impatto sociale pazzesco: bimbi cresciuti senza il loro  parco, anziani obbligati a emigrare in altri parchi, degrado,  poca sicurezza.

Inutile dire che i giorni in cui l’area è stata popolata da operai al lavoro saranno  stati un decimo rispetto a quelli di chiusura, considerando gli stop dovuti a ricorsi, varianti, contenziosi, Covid e fermo cantieri ordinati dal Comune.

E dire che lì non si è costruita una opera ciclopica ma una presa d’aria della M4 e un impianto di lavaggio temporaneo, onde evitare che le ruote dei camion uscendo dal cantiere, portassero le polveri sulla strada.

Questo lavaggio, che secondo gli assessori non poteva essere fatto altrove, ha comportato l’abbattimento di 70 alberi di alto fusto che da quasi un secolo costituivano identità del quartiere.

Di tutto ciò, con l’amministrazione inclusiva, trasparente e verde non si è mai potuto discutere. Forse si sarebbero  trovate soluzioni di cantiere e progettuali diverse, senza mettere in discussione l’opera e il suo percorso.

Con 8 anni di ritardo (questa tratta fu finanziata e doveva essere pronta per Expo 2015) dunque i giardini sono nuovamente fruibili.

Ora sono più soleggiati, perché al posto di 70 alberi storici ci sono 30 alberelli asfittici. Poi c’è un’area fitness, immaginando che tutti facciano esercizio fisico tra 2 carreggiate stradali, e molto cemento in più di prima. Poi il marchio di fabbrica di tutti gli interventi “tattici”: 2 bei tavoli di ping pong in cemento, incuranti dell’esperienza di altre piazze, dove si sono trasformati in banchetti o bische all’aperto. Le 2 piste ciclabili, che già preesistevano, sono state rifatte senza badare a spese.

Dunque alla prova dei fatti: troppi disagi e costi aumentati per il mancato controllo comunale dei tempi del cantiere, meno verde di prima, zero inclusione e partecipazione dei residenti nel mitigare il cantiere e nella risistemazione  dell’area. Unica nota positiva: nessuna faccia di bronzo è venuta a tagliare il nastro con 8 anni di ritardo, ma per l’apertura della linea del  metro sottostante si annuncia una inaugurazione con spettacoli e discorsi. Senza badare a spese naturalmente !

1 thought on “Corso Indipendenza, una storia esemplare di ritardi, disagi e piante abbattute

  1. Condivido pienamente. Aggiungerei:cosa dire del degrado della aiuole e del monumento di San Francesco in Piazza Risorgimento?

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