I RACCONTI DI CAPITAN U 1947: ai sindaci Sala e Gualtieri “Mi dispiace ma…la vostra Banda suona Il Flop”

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Capitan U 1947 (alias Umberto Napolitano)

Una notizia gira da qualche mese sul web solo per i più attenti: entro il 2040 il buco dell’ozono si chiuderà sopra tutte le terre emerse e torneremo nuovamente ad essere protetti dai dannosi raggi ultravioletti del sole: oddio, come faremo senza buco dell’ozono?… E questo sta accadendo indipendentemente da tutti gli accorgimenti presi dai governi, solo europei però, perché gli altri, a parte un po’ gli Stati Uniti e il Canada soprattutto quando c’è business, se ne sono, senza molti giri di parole, altamente sbattuti il fondo dei pantaloni. Non si può negare che sia in atto un certo cambiamento climatico e i tristi fatti dell’Emilia e Romagna lo evidenziano, tragedie che tra l’altro si ripetono purtroppo periodicamente fin da tempi non sospetti, ma non credo che sia tutta colpa solo dell’uomo. Sicuramente i gas creano un certo surriscaldamento della terra ma non più di tanto rispetto ad un’evoluzione naturale che si è sempre verificata sul nostro pianeta dalla sua creazione in poi, ad esempio i ghiacciai che si sciolgono e si riformano periodicamente, se no Annibale col cavolo avrebbe attraversato le Alpi insieme ai suoi elefanti, oppure il deserto del Sahara che mediamente ogni 20.000 anni, a causa della variazione periodica dell’inclinazione dell’asse terrestre cambia radicalmente e diventa una pianura verde e viceversa, se no i nostri antenati africani 170.000 anni fa non avrebbero mai potuto emigrare verso nord: però tutto questo non viene raccontato, vengono evidenziate solo teorie di scienziati (“la scienza”) che spargono terrore e dove c’è paura c’è business, “dove c’è sangue c’è denaro”.

Io non faccio il negazionista, mi limito a delle riflessioni e comparazioni fra eventi storici e teorie contemporanee e questo perché non voglio farmi coinvolgere né intimorire e, cercando di tenere un comportamento etico responsabile, voglio guardare al futuro con speranza e un po’ più ottimismo. Però il bombardamento è ossessivo e una “certa” Europa approfittando di questa paura, iniettataci quotidianamente nell’orifizio dove non batte il sole, cerca di propinarci di tutto e di più di quell’ideologia green sinistrorsa che i sindaci di Milano e Roma, “certi” anche loro, hanno fatta propria, addirittura esasperandola, a discapito della libertà e dei portafogli dei cittadini con la creazioni di aree pedonali e ciclabili ed altre restrizioni varie, ma con risultati che appaiono molto scarsi nella lettura di uno spartito che ai grandi suona piuttosto stonato ed ai giovani più flop che rock!…  La vita metropolitana per i nostri ragazzi sta diventando sempre più invivibile, specialmente quando vengono tarpate loro le ali limitandoli nei sogni. Nel 1989, avendo da poco superato la quarantina, avevo dedicato loro una canzone, Una Metropoli Per Vivere, della quale vi porgo il testo e un video, per modo di dire perché c’è solo la mia faccia birbante di allora, che ho trovato su YouTube con la canzone che invece suona bene, anche se non proprio rock ma con tanto amore sì.

Una metropoli per vivere

Una metropoli per vivere non è difficile da trovare,

una metropoli da respirare non è difficile da sopportare, tu lo sai…

Una metropoli è come un gatto, come un amico che non dà tutto,

ti fa le fusa e ti ferisce, non te ne accorgi se ti tradisce e tu lo sai…

E corri fra mille strade tutte uguali alla ricerca dei viali, tu corri…

E ti nascondi fra le panchine scolorite fra le foglie rinsecchite, ti nascondi…

E ti soffermi con la mente a ricercare ove tu vorresti andare

mentre tutto intorno a te…

È una metropoli che muore, file di palazzi freddi come scheletri,

ma dove mai saranno i nostri sogni di ragazzi?

Ieri in quante cose abbiam creduto ed era solo ieri, sì…

E che cosa ci rimane adesso? Una metropoli che muore per mancanza di colore…

… ma una metropoli per vivere è un’esigenza da accettare,

una metropoli da respirare è un compromesso da superare…

Una metropoli è come un gatto ma da un amico pretendi troppo,

non può leccarti le ferite perché nessuno le ha mai pulite…

È una metropoli che muore, file di palazzi freddi come scheletri,

ma dove mai saranno i nostri sogni di ragazzi?

Ieri in quante cose abbiam creduto ed era solo ieri, sì…

E che cosa ci rimane adesso? Una metropoli che muore per mancanza di colore…

 

Per quanto riguarda la promessa che avevo fatto al Sindaco Sala terminando il racconto precedente… l’appuntamento è per il prossimo articolo 

 

7 thoughts on “I RACCONTI DI CAPITAN U 1947: ai sindaci Sala e Gualtieri “Mi dispiace ma…la vostra Banda suona Il Flop”

  1. Ottime considerazioni che dovrebbero far riflettere su quanto sta accadendo in modo sconsiderato su ambiente e clima.

  2. Purtroppo le tue parole, da come hai scritto in questo articolo sono molto attuali.
    Prova ne è il testo “Una metropoli per vivere” incisa da te nel 1989, soprattutto, riprendendo alcuni tuoi versi, quando dici ciò:
    “È una metropoli che muore, file di palazzi freddi come scheletri,
    ma dove mai saranno i nostri sogni di ragazzi?
    Ieri in quante cose abbiam creduto ed era solo ieri, sì…
    E che cosa ci rimane adesso? Una metropoli che muore per mancanza di colore…”

    Dalla mia passione che ho per la musica e la scrittura, confermo, in veste di scrittore, perché è quella che va per la maggiore, nelle tue parole mi ci trovo in pieno. La cultura sta morendo e nessuno, politici in primis, per valorizzarla. Si investe troppo poco e si trovano spesso tante porte chiuse, solo per trovarne qualcuna aperta, se tutto va bene, bisogna fare non si quanti salti.
    Non c’è da stupirsi se siamo quasi il fanalino di coda a livello europeo.
    Europa che con i suoi paletti e dettare legge, ci fa piegare e ce lo mettono proprio lì.
    Non contenti vanno a pensare ad altre cose che fanno loro più interesse e portano soldi, a discapito sempre della cultura e non solo, come la sanità, altro tasto dolente.
    Ci sarebbe tanto da dire e da fare, però meglio che mi fermo qui.
    Anche in questo caso, in ambito culturale e chi la sta uccidendo, dico solo, il mio malcontento e mi associo di nuovo al tuo grido e dico “Basta!”

  3. Caro Capitan U hai parlato del tema ambientale e dei cambiamenti climatici in atto , peraltro ciclici come hai giustamente ricordato, che stiamo riscontrando e quello che condivido è il fatto che quando nel nostro Paese si parla di questi argomenti scatta subito la barriera difensiva dei “detentori del Verbo”gli ambientalisti che non amano confrontarsi con tutte le informazioni che abbiamo a disposizione sull’argomento ma che si arroccano sulla loro posizione e poi vediamo ,come nel recente caso dell’Emilia Romagna ,dove la loro ottusità ci ha portato, interventi di manutenzione che secolarmente sono sempre stati fatti interpretati invece come una violenza all’ambiente, se c’è una vera ottusa violenza integralista è proprio la loro. Concludo e condivido altresì la considerazione sulla scienza, solo un confronto sereno mettendo sul tavolo tutto il meglio delle conoscenze umane puoi aiutarci realmente ad affrontare e a gestire l’ambiente nel quale viviamo, schierarci in Guelfi e Ghibellini non porta nessuna utilità e allontana dalla soluzione dei problemi e questo vale per ogni argomento , quello della politica in primis

  4. Stavo cominciando a leggere il tuo Post.Ti posso anticipare che Gualtieri non capisce una minchia (vocabolo mondiale).A di là della politica, stanno bloccando gli euro 5 in periferia…(Roma) dalle 0 alle 24 (macchine di pochi anni o pochi km.).Prigionieri nei loro quartieri. Da rivolta immediata. Autobus così vecchi da prendere fuoco. Senza parole. C’è la volontà di obbligarti, se vuoi muoverti, a cambiare la macchina ad ogni costo a scapito della Libertà di scelta. Non bene !!

  5. Caro Umberto, non ho avuto tempo di scrutare il web , ma voglio credere alle tue parole, anche se mi permetto di esprimere un minuscolo dubbio sulla possibilità che l’inquinamento sia opera della natura .
    Il testo della tua canzone evidenzia il contrario.
    Riflettendo meglio sono arrivato ad una conclusione.
    Come mai ci spaventa tanto l’incremento e la crescita economica dei paesi sino ad oggi tenuti schiacciati dell’occidente?

    1. Il testo della mia canzone, nella seconda parte, dice ai giovani che tutto quello che succede umano o naturale è un conto che ci presenta la vita e con il quale dobbiamo convivere come un conpromesso da accettare, da indirizzare il più possibile secondo lenostre esigenze, senza lagnarci troppo aspettando che qualcuno risolva per noi, ci consoli o ci lecchi le ferite.. e questo lo scrivevo e cantavo nel 1987 pubblicandolo due anni dopo

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