Lotta all’evasione fiscale: sì all’intelligenza artificiale, via libera del Garante della privacy

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Saranno utilizzabili tutte le banche dati, ma l’ultima parola sugli accertamenti resterà ai funzionari. Ecco come agiranno

 

Fisco, sì all'intelligenza artificiale: ecco la svolta per la lotta all'evasione. C'è il via libera agli algoritmi del Garante della privacy

Ci sono voluti otto anni. Ma ora tutti i tasselli sono andati al loro posto e finalmente il Fisco potrà incrociare tutte le sue banche dati, oltre 150, nella lotta all’evasione. E con una novità importante, una vera svolta. Nella caccia agli evasori fa il suo debutto anche l’intelligenza artificiale. Ma non soppianterà quella umana, che avrà la prima e l’ultima parola su chi dovrà effettivamente finire sotto la lente degli uffici dell’Agenzia delle Entrate. Dopo un lungo negoziato con il Garante della privacy e una consultazione pubblica con Ordini professionali ed associazioni di categoria, lo scorso 19 maggio l’Agenzia delle Entrate ha prodotto uno stralcio del documento di valutazione di impatto sulla privacy dell’uso dei suoi algoritmi “predittivi”.
Una spinta tecnologica alla lotta all’evasione fortemente perseguita dal direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini che, nei giorni scorsi al Festival dell’Economia di Trento, aveva anticipato come fosse questo il viatico «per individuare con precisione chi davvero si è sottratto agli obblighi fiscali senza disturbare i cittadini che non lo hanno fatto» senza però precisare che tutto era pronto per il via.

Fisco, il meccanismo

Come funzionano i nuovi accertamenti, che in gran silenzio sono già partiti proprio in questi giorni? E quanto strette saranno le maglie del Fisco? Ci saranno sostanzialmente tre passaggi. Il primo sarà “umano”. I funzionari dell’Agenzia, tramite tecniche tradizionali di incrocio delle banche dati, selezioneranno i contribuenti che presentano delle “anomalie” fiscali. Poi entrerà in campo l’intelligenza artificiale che, anche attraverso metodologie di machine learning farà compiere il salto di qualità nel contrasto all’evasione. Attraverso l’intelligenza artificiale infatti, sarà possibile orientare le attività in maniera più accurata individuando quei profili che, se sottoposti a controllo, molto probabilmente confermeranno le ipotesi iniziali. Insomma, l’algoritmo non sarà usato per selezionare i contribuenti da controllare, ma solo per evidenziare il livello di rischio delle posizioni già selezionate, ovvero come punto di partenza per ulteriori attività istruttorie.
Poi saranno i funzionari a tornare in campo. I contribuenti individuati nelle liste selezionate dall’intelligenza artificiale saranno sottoposti a nuovi approfondimenti e solo a conclusione di questi si passerà alla vera e propria attività di controllo. Un esempio aiuta forse a capire meglio come questo meccanismo funzionerà. Il caso lo si può rintracciare negli stessi documenti dell’Agenzia delle Entrate, ed è quello ad esempio delle imprese individuali che operano nel commercio. I piccoli commercianti, insomma.

 

L’applicazione

«In un ambito merceologico», spiega il documento del Fisco, «tipicamente caratterizzato da elevati margini» di ricarico. Come sarà “scovato”, allora, chi nasconde parte dei propri guadagni al Fisco? Funzionerà così. Per prima cosa i funzionari dell’Agenzia creeranno una lista di imprese che hanno alcune precise caratteristiche: una differenza tra ricavi e costi inferiore al 5 per cento dei costi stessi (i dati saranno recuperati grazie alla fatturazione elettronica). La seconda caratteristica è la presenza di molti dipendenti ma pochi guadagni in relazione al numero dei lavoratori; infine, si verificherà se il reddito di impresa rapportato al numero dei dipendenti è sensibilmente più basso rispetto alle aziende competitor che lavorano nello stesso settore. A queste informazioni saranno poi abbinate quelle dei rapporti finanziari, conti correnti e depositi bancari, i cui dati saranno sempre pseudonimizzati (cioè sostituiti con codici fittizi), in modo che non sia mai possibile associare i dati finanziari ad uno specifico individuo, prima che sia stata verificata la presenza di un rischio fiscale. Si andrà a vedere chi sul conto ha un saldo superiore almeno del 150 per cento rispetto ai ricavi dichiarati e comunque di almeno 300 mila euro.

Infine si verificherà se c’è una giustificazione per questi soldi, per esempio la vendita di un immobile o una eredità. A questo punto saranno predisposte delle liste di contribuenti da inviare alle Direzioni provinciali del Fisco. E qui entrerà in gioco l’intelligenza artificiale, addestrata a utilizzare i dati storici delle posizioni già sottoposte a controllo. Sarà l’algoritmo a prevedere se un determinato accertamento debba essere archiviato prima che vengano azionate le indagini fiscali, in modo da limitare il rischio di disturbare i contribuenti onesti. Ma produrrà anche una stima della probabilità di incassare effettivamente gli importi oggetto di evasione, sulla base di eventuali controlli già effettuati in passato. Tutti questi elementi saranno poi sintetizzati in un unico indicatore di “valore” che potrà essere utilizzato dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate per assegnare un ordine di priorità alle posizioni da controllare ottimizzando la calendarizzazione dei controlli. Si tratta, ovviamente, solo di un esempio. Ma le applicazioni di questo meccanismo riguarderanno moltissimi settori e coinvolgeranno un gran numero di imprese e di contribuenti. La lotta all’evasione, insomma, sta per entrare in una nuova era, quella degli algoritmi. (Il Messaggero)

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