Finale di Champions League 2022/23

Sport
Nessun problema a raccontare qualcosa che non volevo come italiano e come interista, ma che accetto con serenità e orgoglio dopo aver visto una partita in cui nulla o quasi, se si eccettua un gol, ha confermato quell’abisso di differenza che veniva raccontato tra il City-monstre e l’Inter, a cui nessun bookmaker concedeva più del 20% di chances.
Partita iniziata con quel possesso palla, prevedibile e previsto, dell’avversario forte dei nerazzurri che però, dopo qualche minuto di surplace, prendevano le misure del drago e in particolare di quello chiamato Haaland. Il gigante norvegese, dopo una prima vera occasione sventata da un ottimo Onana, non è più riuscito a incidere nella manovra della sua squadra e il maggior merito è dei difensori dell’Inter, Bastoni e Acerbi coadiuvati da Darmian, che gradualmente gli hanno tessuto attorno una gabbia, nascondendolo alle trame dei suoi compagni. Infatti il campione dei cityzens non ha segnato nemmeno stasera, peccato per l’Inter che poi uno dei suoi eccellenti gregari, Rodri, ha indovinato al minuto 68 il corridoio perfetto per infilare il pallone in un angolo, facendolo passare tra almeno 4 gambe avversarie rendendo impossibile il miracolo a Onana. Il gran gol l’hanno fatto, anche se pochi minuti prima Lautaro si è divorato una occasione clamorosa a tu per tu con il portiere avversario. Ma chi credeva che dopo aver incassato il gol l’Inter sarebbe scomparsa sotto altri gol del City, ha dovuto ricredersi. La squadra di Guardiola ha dato più l’impressione di voler controllare e conservare il vantaggio anche se, grazie all’obbligato cambio di gioco dell’Inter che si sbilanciava per la ricerca del pareggio, ha comunque avuto una concreta occasione per chiudere la partita. Non lo ha fatto, e col passare dei minuti è andato aumentando il ritmo dell’Inter fino ai 10 minuti finali in cui è accaduto di tutto nell’area inglese: una traversa di Dimarco, un colpo di testa a distanza ravvicinatissima di Lukaku respinto fortunosamente sulla linea di porta, riprende in tuffo ancora Dimarco e… il top della sfortuna, pallone che incoccia proprio su Lukaku che nega, ancora una volta (come nella finale Europa L. del 2020), un gol forse decisivo alla sua Inter! Poi ancora, all’89’, cross di Gosens perfetto e nuovo colpo di testa di Lukaku da un paio di metri, ma trova ancora il portiere che salva il risultato.
In conclusione, un’Inter che esce a testa non alta, ma altissima, peccando soltanto di imprecisione ma non di concretezza nel costruire azioni da gol, mettendo in conto un numero maggiore di tiri e occasioni rispetto allo squadrone che aveva davanti. Non è bastato, ma la stagione dell’Inter rapportata alle aspettative iniziali è comunque da incorniciare: 2 trofei nazionali, terzo posto in campionato nonostante un numero elevato di sconfitte, qualificazione alla prossima edizione Champions L. e questa finale che, da sola, rappresenta un incredibile sogno soltanto sfiorato. Ma è già un successo ugualmente, perché l’ha detto lo stesso Guardiola prima della partita: chi perde, una tra l’Inter e il City, sarà comunque la seconda miglior squadra d’Europa. E allora, su la testa e guardare avanti, perché in fondo pare si sia spaventato più il “mostro” che la sua vittima, alzando la coppa con il fiatone nel finale.
Ma va bene così, grazie ugualmente, ragazzi!

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