Si sbagliava (e non di poco) chi, durante il periodo Covid, ha mai pensato che sarebbe aumentata la pratica dello smart working a Milano e, più in generale, in Italia. Il lavoro da remoto – che tutti noi o quasi abbiamo sperimentato per la prima volta in piena emergenza pandemica a partire dal 2020 – sta, mano a mano, scomparendo. Un’opzione a cui la maggior parte delle persone, fino a qualche mese fa, non avrebbe mai creduto. Eppure è così. Lo rivelano i dati.Quello a cui stiamo assistendo adesso è un vero e proprio dietrofront sullo smart working. Dal prossimo 1° luglio il lavoro agile non sarà più un diritto per i lavoratori con a carico almeno un figlio minore di 14 anni. Non c’è ancora l’ufficialità a questo proposito, ma la direzione in cui sta andando il Governo è proprio questa.
Il telelavoro verrà, con ogni probabilità, prorogato solamente per i soggetti fragili, ovvero per coloro che soffrono di gravi patologie di salute e devono cercare di tutelarsi ed esporsi il meno possibile ad altre possibili infezioni. Oltre a questo però, ciò che si osserva è che il numero di lavoratori da remoto è pian piano diminuito con il diminuire del numero di casi Covid nel nostro paese. L’osservatorio smart working del Politecnico di Milano fa sapere che, ad oggi, sono circa 3,6 milioni le persone che lavorano da casa. Quasi 500mila in meno rispetto al 2021. Si tratta solamente del circa 14,9% del totale dei lavoratori, stando a quanto rivelano anche i dati dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. (fonte Mi-TOMORROW) https://www.mitomorrow.it/lavoro/smart-working-milano-2/
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