Non si è mai preparati alla morte di un padre, nemmeno quando si è ormai fatto pace con l’idea che sia solo una questione di tempo. E di certo, non c’è nessuna comunità politica più di Forza Italia, così imprescindibile dal suo leader, che abbia più diritto ora di sentirsi orfana. La morte di Silvio Berlusconi è quella di un sovrano assoluto, che lascia il suo partito-regno volutamente senza eredi, perché a nessuno dei potenziali prìncipi che in passato si sono affacciati all’orizzonte, alla fine, è stato mai consentito di superare il test del quid. Alla commozione seguita alla notizia della morte, tra parlamentari e dirigenti si mescola perciò il grande interrogativo sul cosa accadrà in futuro, se sarà possibile ancora mantenere quel tesoretto di voti pur lontano dai fasti della doppia cifra di un tempo. E’ questione che non lascia affatto indifferente nemmeno Giorgia Meloni, perché di fatto Forza Italia è diventata negli ultimi mesi il partito-cuscinetto tra Lega e Fdi, una sorta di ammortizzatore nella competizione tra la presidente del Consiglio e Matteo Salvini. Per questo, viene raccontato da autorevoli fonti di maggioranza, già nella fase del precedente ricovero di Berlusconi durato 45 giorni, si sono poste le basi per quello che accadrà da domani in poi.
L’orizzonte per tutti è quello delle Europee, Giorgia Meloni da mesi coltiva il progetto di un’alleanza a Bruxelles tra i Conservatori, di cui è presidente, e il Partito popolare europeo, che a Roma è appunto rappresentato da Forza Italia. Antonio Tajani è in questo disegno il gancio diretto con l’Europa ma anche naturalmente destinato a prendere in questo momento in mano le redini del partito. Non solo è il coordinatore di Fi, ma anche vice premier e capo delegazione al governo: in pratica il primo collegamento tra partito ed Esecutivo. E la stabilità della premier a Palazzo Chigi è anche interesse dei figli di Berlusconi, poco sensibili alle sorti di Forza Italia e molto di più al benessere delle aziende. Per questo, viene raccontato, si sarebbe da tempo aperto un canale diretto tra Meloni e Marina. Proprio a questo rapporto diretto si legherebbe la svolta ‘governista’ che Forza Italia ha subito a fine marzo, quando Berlusconi ha silurato il capogruppo alla Camera, Alessandro Cattaneo, e Licia Ronzulli dal coordinamento della Lombardia per piazzare rispettivamente Paolo Barelli e Alessandro Sorte, l’uno uomo di fiducia di Tajani, l’altro di Marta Fascina.
Già, Marta Fascina. La quasi moglie che gli è rimasta accanto fino all’ultimo secondo, ha nei mesi più recenti acquistato sempre più influenza nelle decisioni di Berlusconi sul futuro del partito, anche perché tra le pochissime persone ammesse al cospetto. Ci sarebbe lei dietro le ultime riorganizzazioni decise dal Cavaliere e, soprattutto, dietro quelle che – si racconta – stava per prendere. Come la divisione della struttura in tre aeree, da affidare a suoi uomini di fiducia. C’è chi giura che la mira finale fosse quella di collocare un suo fedelissimo addirittura al coordinamento, al posto di Tajani. Un progetto, se vero, che ormai è rimasto sulla carta. Per l’attuale vice premier adesso l’obiettivo deve essere quello di evitare il ‘tana liberi tutti’, almeno fino alle Europee. Perché finora ci si poteva trincerare dietro il ‘siamo tutti berlusconiani’, ma ora ognuno penserà per sé. Per questo, spiegano fonti azzurre, difficilmente ci si può aspettare che Tajani provochi ulteriori scossoni, magari andando a penalizzare i ‘ronzulliani’ già ridimensionati due mesi e mezzo fa. E’ anche una questione di numeri e quelli del Senato, dove quell’ala del partito è piuttosto consistente, non concedono troppi margini al governo. Insomma, l’obiettivo è quello di provare a tenere la situazione ‘congelata’ per almeno dieci mesi, poi si capirà dove potrà confluire quell’eredità, se ci sarà solo un travaso di elettori altrove o se nascerà un più grande partito del centrodestra.
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