Là, a Milano2, davanti al laghetto dei Cigni, un tavolino, tre ghiaccioli quasi a voler prolungare il tempo, accanto all’amore di Marta Fascina, venerdì scorso Silvio Berlusconi ripercorreva riannodando sogni realizzati, lavoro, fatica di una vita intera. Un voltarsi indietro sereno, sorridente, guardando l’alba del suo fare ora che il tramonto era inevitabile. Da vincente, da coraggioso combattente, da geniale visionario.
Guardava “Milano 2 è sempre bella… tenete sempre in ordine il monumento di Cascella” e una chiacchierata con i giovani, un pensiero all’Europa… “Dite che avete visto il Presidente…”, quasi alla ricerca di una vita ancora da costruire, perché la sconfitta non appartiene all’uomo, ma la consapevolezza di avere poco tempo, era nelle pieghe più nascoste del cuore. E immaginare, forse, le persone, gli alberi, le case brulicanti di vita, ma sì, anche per merito delle sue intuizioni, che dicevano “Grazie”. Non poteva pensare che l’Italia tutta intera si sarebbe inchinata a dire Grazie nel giorno del suo funerale. Quell’Italia che la sua ricchezza umana aveva accarezzato, capito, proiettato nei sogni di libertà e di vittoria. Un’umanità che ci rendeva tutti uguali, quella giustizia che rendeva tutti protagonisti. Là, non so dove, ovunque tu sia, vorremmo dirti “Ti amiamo come tu hai amato noi”

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano