L’ex moglie di Vallanzasca, perché umiliare un uomo distrutto dopo 50 anni di carcere?

Cronaca

 “Quanto deve pagare ancora? Dopo 50 anni di carcere e una condizione di salute precaria, anzi peggio.

Rifiutare le misure alternative a Renato Vallanzasca significa non solo condannarlo al carcere a vita, cosa che già è avvenuta e all’impossibilità di vivere uno stralcio di normalità, ma anche umiliare un uomo ormai ridotto all’ombra non di quello che era, ma di quello che tutti hanno pensato che fosse”. E’ Antonella D’Agostino, ex moglie di Renato Vallanzasca, al quale recentemente è stata negata la detenzione domiciliare in una struttura per essere curato, a scrivere una lettera all’ANSA in cui ricorda che l’ex marito “ha vissuto otto anni in semilibertà e poi ai domiciliari senza fare niente di male. E quando portò via quelle mutande dal supermercato capii che nel suo cervello qualcosa aveva cominciato a non funzionare”.  “Da fuori ho sofferto ogni volta che ho visto quelle sue smargiassate che lo hanno reso il ‘Bel Renè’ soprannome che ha sempre odiato ma siccome faceva figo se lo è tenuto”, continua Antonella D’Agostino che conosce l’ex marito da quando erano bambini e chiede: “Quanto deve pagare ancora perché possa morire in pace? E sia chiaro non da uomo libero, ma affidato a una struttura. Ormai lo avete piegato per sempre. Dimentichiamo gli occhi azzurri e il suo fascino. E’ l’ombra di sé stesso. Una larva umana. Che forse merita un po’ di pietà. A meno che 50 anni di carcere vi sembrino pochi”. (ANSA).
   

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