Ita-Alitalia è stata ceduta ma continuerà a costare agli Italiani

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Chissà perché la decisione di giovedì 15 giugno del dott. Claudio Cottatellucci, Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Roma, di disporre la continuità del rapporto di lavoro Alitalia/ITA non mi sorprende. Il Giudice ha accolto un primo ricorso di una ottantina di ex dipendenti Alitalia non riconfermati in ITA. Mi pare restino ancora un migliaio di uguali ricorsi pendenti.  Il Giudice ha sentenziato la continuità aziendale tra Alitalia e ITA. Esattamente ciò che l’Europa ha sempre detto di non potere accettare. I dipendenti verranno assorbiti con decorrenza 15 ottobre 2021 e stipendio maturato alla stessa data. Per ITA è una mazzata. Dovrà modificare e inserire nel bilancio una posta per questi maggiori costi e per le cause pendenti, pressappoco per altri 250 milioni di euro. Presi da dove e pagati da chi? Lufthansa ha sempre precisato che di questa cosa non ne vuole proprio sapere. Non mi sorprende neanche, data l’estrema furbizia di chi è lì, che i maggiori costi saranno sopportati da noi contribuenti italiani, pazienti e disincantati. Un ulteriore prestito-ponte che non sarà mai restituito o un ulteriore aumento di capitale sociale. Per salvare la vendita di ITA a Lufthansa. Soldi buttati via per nulla in cambio. Il trasporto aereo interno è svolto dalle compagnie aeree Low Cost e non sembra che ITA lo riconquisti. Anzi. In molti aeroporti vi sono cancellazioni di voli ITA, forse per mancanza di prenotazioni. Prenotazioni che invece riempiono i voli di Ryanair, easyJet e Wizz Air e Volotea che vendono tariffe molto più basse. E a chi dice che questi voli sono pagati dai territori limitrofi, si può tranquillamente rispondere che tutto il Territorio Nazionale paga molto di più ITA, che però su e giù per questo Territorio Nazionale o non ci vola, o se ci vola lo fa a costi molto alti. Alitalia/ITA è la compagnia più pagata dagli italiani. Il Piano Industriale è a immagine e somiglianza di Lufthansa. Probabilmente si amplierà il volato su Milano Linate. Il cui ruolo con Malpensa non è mai stato (volutamente?) definito né da SEA, né da ENAC, né dal Ministero delle Infrastrutture. Se si dovesse consentire su Milano Linate anche il traffico aereo intercontinentale, il valore degli slot (o meglio Clearance) in capo a ITA, aumenta e di tantissimo. Un vero tesoro. Che si porta dietro un vero flop. Il  decadimento del valore del volato di Malpensa. Alla faccia degli investimenti fatti e in essere. Che l’eventuale incremento di Linate a scapito di Malpensa sia anche questo frutto della furbizia e della assuefazione, poco importa. Altri soldi buttati via, in nome di non so bene cosa. ITA, nei voli intercontinentali, punta molto all’India, al Sud America, al Medio ed Estremo Oriente e all’Africa. Tutte destinazioni che noi italiani mensilmente raggiungiamo e per le quali andiamo pazzi. Analoghi voli operati dai giganti delle compagnie del Golfo e Asiatiche o da altri forti vettori europei non ci fanno un baffo. ITA entra nell’alleanza fra Lufthansa e United con fortissima attenzione alle remunerative rotte nord atlantiche e che fa? Va dall’altra parte del mondo. Da Roma Fiumicino. Un membro del CdA ci ha suggerito a noi italiani di smetterla di voler sempre prendere voli su e giù per l’Italia, ma di volare per queste stuzzicanti destinazioni lontane. Cioè uno che vive là (al nord) e ha casa e parenti lì (al sud), lì non ci deve andare. È meglio che vada a Lima, o a Mumbai o a Katmandu.Qualche mese fa è stato presentato un nuovo aereo con gli interni bianchi. Credoeffetto di un qualche manager fuoriuscito da un iconico marchio di supercar emiliane. Nessuno ha obiettato che gli interni di un mezzo di trasporto pubblico non sono come quelli di una supersportiva a due posti da mezzo milione di euro. Sono in genere scuri e facilmente lavabili. E nessuno sceglie un pullman, un treno, un traghetto o un aereo per il colore dei seggiolini. Ma tant’è, hanno messo i seggiolini bianchi e i soldi per progettarli, comprarli, inserirli e pulirli sono i nostri, mica di quello lì. Negli ambienti aeronautici italiani gira una storiella. Una favoletta. Un signore, con un curriculum aeronautico di buon peso, al colloquio di assunzione, pare abbia detto di non capirci proprio nulla di aviazione. Di non sapere neanche com’è fatto un aereo: dov’è la testa e dov’è la coda. Tantomeno di come si possa mai fare a farlo volare con risultati economicamente profittevoli. Però parrebbe che avesse aggiunto di essere disposto a fare qualunque cosa gli fosse stata chiesta, senza opporre alcuna obiezione. La favoletta finisce con l’immediata assunzione. È una favoletta. Non mi sorprenderei se fosse vera.

Gianni Scapellato

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