Scuola Vivaio, Valcepina (FdI): criticità immobile viale D’Annunzio, inadatto

Milano

“Il plesso non può ritenersi né pronto né adatto ad accogliere la scuola Vivaio e le sue peculiarità”. Lo dichiara il consigliere comunale e regionale di FDI Chiara Valcepina al termine del sopralluogo presso la nuova sede della scuola via Vivaio, in viale D’Annunzio. “Nella nuova scuola permangono vizi e criticità relativi alla sicurezza e, soprattutto, alla impossibilità di trasferire il progetto sull’inclusività per gli alunni con disabilità che ha sempre caratterizzato questa scuola rendendola una vera e propria eccellenza. Sono stati fatti semplicemente dei lavori di “messa a norma” – prosegue Valcepina – e non un vero adeguamento alle caratteristiche necessarie per replicare il modello Vivaio, come richiesto dalla scuola e dalle famiglie”.
Valcepina evidenzia come “continuino a permanere le inadeguatezze più volte segnalate circa: l’insufficienza dello spazio esterno per accogliere ragazzi disabili; l’impossibilità di garantire un ingresso in autonomia ai molti studenti disabili, con percorso differenziato e unico ascensore che non arriva al piano terreno e l’impossibilità, per la conformazione dell’immobile, di consentire spostamenti in autonomia dei ragazzi e, dunque, discriminazione nella necessità di percorsi differenziati o con necessità di ausili, cui consegue anche minor sicurezza per ristrettezza degli spazi (Corridoi stretti e troppo lunghi), con necessità di dover rivedere tutto il metodo delle isole di co-educazione”.
“Tutto questo non permetterà la corretta e necessaria fruibilità degli spazi in completa autonomia, la condivisione corretta e continuativa dell’esperienza, l’assoluta autonomia, la completa anti-discriminazione e la reale inclusione.
Il concetto stesso di “messa a norma” – prosegue Valcepina – individua un “adeguamento minimo”, calcolato su medie nazionali o locali: la Scuola Vivaio però ospita quasi un 20% di studenti con varie forme di disabilità, a fronte di una media di circa il 4,6% (fonte: Istat). Chiaro che il livellamento al “minimo legale” non può bastare, salvo rinunciare ad un 15% della popolazione disabile, o snaturare il progetto formativo”.
Il Consigliere di FdI invita “per l’ennesima volta il Comune a volersi fermare, facendo prevalere il bene degli studenti alle logiche di rigida contrapposizione che hanno sinora caratterizzato questa vicenda”. “Non si può giocare a braccio di ferro sulla pelle dei bambini fragili – sottolinea il consigliere – il comune deve dare esempio di buona amministrazione e, per primo, allentare la presa, dimostrando di saper mettere da parte calcoli numerici, personalismi e orgoglio, e dimostrando di avere la lungimiranza di un buon padre di famiglia”.
“Va riaperto un tavolo per trovare una soluzione diversa, che tenga in debito conto le peculiarità di questa scuola e dia alle famiglie la possibilità di formulare nuove proposte e accogliere nuove soluzioni, senza che ciò debba essere motivo di sconfitta per nessuno.
Perché riuscire a garantire a tanti ragazzi fragili un modello di eccellenza tutto milanese non potrà che essere una grande vittoria per la nostra città, nonostante il travagliato percorso sinora affrontato e che potrebbe essere necessario per arrivarci.
Su questa scelta dell’amministrazione, maggioranza e opposizione devono saper procedere compatti e sforzarsi di individuare una soluzione che consenta di mantenere e replicare la specialità di questa scuola”, conclude l’esponente di Fratelli d’Italia.

 

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