I milanesi le conoscono bene e non pochi ricordano anche quando e perché nacque a Milano questa tipologia di architettura, questo particolare modo di abitare che erano e sono le case di ringhiera.
Queste abitazioni tipiche di Piemonte e Lombardia, costituiscono un vero e proprio microcosmo nascosto dietro portoncini d’ingresso sempre molto discreti. Ma quando si aprono è come se si spalancasse il sipario in un teatro: il palcoscenico è occupato da una scenografia imponente che avvolge un cortile. Le singole abitazioni sono distribuite su più piani (da tre a sei) tutte con la porta di ingresso che affaccia sul ballatoio comune che percorre l’edificio intero. Il nome “di ringhiera” viene proprio dal parapetto in ferro del ballatoio.
Le abitazioni sono tutte identiche: due stanze collegate tra loro per un totale di circa 40 o 50 metri quadrati calpestabili. La casa di ringhiera era “la casa della solidarietà e dell’accoglienza”, come diceva il cantastorie milanese Antonio Bozzetti. Era la casa dei panni stesi su un balcone comune, del bagno (mini) esterno collocato in fondo al ballatoio, condiviso fra più famiglie. Era la casa dove avveniva una magica alchimia tra i profumi della cucina, le voci dei bambini che giocavano in cortile, il brusio delle donne che sui ballatoi chiacchieravano, spettegolavano, si raccontavano, l’odore del bucato appena lavato, del caffè la domenica mattina, degli uomini in canottiera nelle sere estive. È una casa che, ancora oggi, non si ferma sul proprio uscio. E che si abita con tutti e cinque i sensi.
Nate agli inizi del ‘900 nell’ambito dell’edilizia popolare per far fronte, durante gli anni del boom industriale, all’enorme flusso migratorio proveniente dal Sud, le case di ringhiera sono state abitate dapprima dal ceto operaio e in seguito allo spostamento in periferia o nell’hinterland delle fabbriche e delle persone che in esse lavoravano, dai più poveri ed emarginati della città. Quando si fa impellente la necessità di massicci risanamenti di questi palazzi, le case di ringhiera diventano un appetibile oggetto di mercato (soprattutto per i prezzi convenienti) e i nuovi proprietari le ristrutturano ricavando anche piccoli bagni all’interno. L’intonaco grigio e scrostato lascia spazio a nuovi colori come il giallo o il rosso e a piante rampicanti e fiori che decorano i ballatoi.
Oggi le case di ringhiera situate in centro, specialmente nelle zone a cavallo della cerchia dei Bastioni e in zona Navigli, sono spesso dei piccoli gioielli, a volte una scelta di tendenza, molto ambite e mediamente costose (sia per la vendita che per la locazione), abitate, per le dimensioni ridotte, più che altro da giovani professionisti, da coppie senza figli o da studenti che condividono la stanza per ammortizzare i costi. È facile che a innamorarsi maggiormente di una casa di ringhiera e del relativo stile di vita siano architetti, o giovani creativi con l’animo un po’ artistico e un po’ vintage. Non si sbaglia affermando che la casa di ringhiera costituisce un po’ un modo di essere, di abitare. È un modo di condividere suoni, rumori, voci, profumi e di sapere che fuori dall’uscio di casa non trovi il pianerottolo, l’ascensore, le scale del condominio…ma l’aria aperta, il cortile e se alzi gli occhi vedi anche il cielo.
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