Personale mancante negli asili nido: e se fosse un problema di stipendi, cara Scavuzzo?

Milano

Se l’è presa con l’idoneità (e di riflesso la preparazione) la vicesindaco Scavuzzo, quando giovedì scorso ha spiegato la carenza di educatori e quindi dei posti per gli asili nido (ne mancano ancora quasi 2500). Eppure ci sono alcune testimonianze che raccontano una storia diversa. Fatta di cooperative e stipendi da fame. Ce ne parla Franco Vassallo, padre di una (ex) operatrice di nido a Milano:

“Mia figlia ha sempre avuto il sogno di poter lavorare in un nido. E io, da padre, ho sempre sognato che potesse farlo a Milano, una città che, almeno un tempo, era ricca di opportunità. Una di noi ha avuto quello che desiderava. Io, però, ho dovuto dirle addio.

Partiamo dall’inizio. Cinque anni fa mia figlia ha iniziato il suo percorso professionale: qualche ora la mattina, un po’ il pomeriggio. Contratti precari con una cooperativa. Stipendio… ve lo potete immaginare, altro che salario minimo. Però le piaceva, a muoverla era la passione. Al terzo rinnovo si scopre che sarebbe dovuta diventare socia. Costo dell’operazione: 3000 euro. Le ho suggerito di lasciar perdere, non ne valeva la pena.

Poi il Covid, un’altra esperienza identica (economicamente). Alla fine ha trovato l’opportunità della vita: andare in USA come ragazza alla pari. Ora lavora là, si è iscritta al college. La sua figura è molto ricercata, non ha fatto fatica a trovare impiego. E lo stipendio… nemmeno possibile paragonarlo.

Ora, sia chiaro, io sono felice per mia figlia. Sono triste per Milano. Ci rendiamo conto che stiamo perdendo giovani di valore persino noi, qui, nella locomotiva del paese? Dov’è la Milano delle opportunità, di Expo, delle cartoline e dei nostri sogni di gioventù? Annegata nei debiti di un comune che fa le piste ciclabili (non sempre bene peraltro), ma poi non paga chi si deve prendere cura del suo futuro.

Il resto sono cooperative, precariato, concorsi fatti una volta ogni tre anni. Solita normale burocrazia italiana. Che, però, un tempo a Palazzo Marino non condizionava tutto. Un tempo. Avrà qualcosa a che fare con la svolta negativa della città? Lascio a voi l’analisi”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.