Va di moda rifare i sorrisi con protesi in ceramica, faccette o corone che siano.
Affrontiamo dunque il discorso della protesi fissa per spiegare di cosa si tratta, quali materiali si utilizzano, delle loro caratteristiche e delle tante differenze di prezzo.
La protesi fissa può essere una corona, una faccetta o un ponte.
La corona (o capsula) è un rivestimento che riguarda tutto il dente. Viene normalmente utilizzata per proteggere un molare o un premolare devitalizzato.
La faccetta in ceramica si utilizza per rivestire la faccia anteriore di un incisivo o di un canino per motivi estetici o a seguito di frattura della corona dentale.
I ponti sono sostenuti da un minimo di due corone che portano uno o due denti intermedi mancanti.
Il materiale con cui si realizzano le protesi è prevalentemente la ceramica. In particolare, per le corone si sceglie solo ceramica o ceramica sostenuta da un supporto di zirconio (quasi mai oro-metallo). Ugualmente di ceramica sono le faccette (mezze corone).
I ponti sono di ceramica, ma con un costante supporto di zirconio o di oro-metallo.
I requisiti che si devono rispettare nelle protesi sono la precisione, il modellato anatomico, l’estetica.
I prezzi dipendono anche dalla qualità: una buona corona o una buona faccetta in ceramica dovrebbero costare attorno ai 700€-900€, divisi pressochè equamente tra costi di laboratorio e costi di studio. Ma è possibile trovare, non solo all’estero, costi di 200€ e forse meno.
Basta fare compromessi sulla precisione di chiusura (un’imprecisione sopra i 2\10 di millimetro non dovrebbe essere accettata) e quindi chiudere gli occhi su imprecisioni sopra il millimetro, su errori nel modellato anatomico (la protesi deve essere detergibile perfettamente, deve permettere una buona fonazione, non deve ostacolare la lingua, il contorno non deve danneggiare la gengiva ecc.) ,sul risultato estetico che è spesso a “piastrelle” (se ne vedono tante anche in televisione).
Insomma le cose non sono così semplici. La protesi in generale e, nello specifico, la fissa ben fatta è una delle cose più difficili in assoluto della scienza odontoiatrica. E’ qualcosa da far tremare i polsi. A me richiede sempre un grande impegno.
Fare un dente di protesi che abbia l’estetica e la funzione di un dente vero è di una difficoltà enorme.
Più si spende poco e più, ahimè, la professionalità è poco garantita.
Ovviamente spendere tanto, di per sé, non garantisce tanto. E’ il professionista, il nome, che deve garantire.
Insomma la protesi fissa è un lavoro di alta tecnologia e di grande professionalità clinica.
Per quanto riguarda la manutenzione c’è da dire che una corretta protesi fissa permette una manutenzione domiciliare con lo spazzolino e con il superfloss (il filo con un capo rigido, una porzione spugnosa e i restanti 20 centimetri di filo normale). Non deborda sulla gengiva, non va sotto gengiva (massimo 1 millimetro), non fa accumulare cibo o placca sulla gengiva
Il superfloss è utile nei ponti, perché passa e pulisce sotto l’elemento dentario sostituito (che deve avere la faccia che guarda la gengiva modellata a uovo, o piatta, mai concava).
La durata è correlata alla qualità tecnico-clinica. Sicuramente non dura come un dente naturale.
Più alta è la qualità, più dovremmo superare i vent’anni anche grazie ai richiami programmati di controllo e di manutenzione.
Quanto al tempo che occorre per fabbricare una protesi fissa, direi un minimo di due sedute per la corona di un molare. La prima per la preparazione del dente, l’impronta di precisione, la registrazione occlusale, il provvisorio; la seconda per la prova e la consegna.
Occorrono invece qualche sedute in più per i lavori più impegnativi o per la complessità della loro architettura (mezza arcata, un’intera arcata, entrambe le arcate) o per la loro posizione estetica (incisivi centrali superiori ecc.).
LE PROTESI MOBILI
Anche la dentiera della nonna veniva chiamata protesi e questo perché qualsiasi apparecchiatura che sostituisce un organo naturale si chiama “protesi”.
Esistono protesi di ogni tipo: protesi d’anca, protesi al seno, apparecchi protesici per l’udito. Oscar Pistorius è un atleta diventato famoso perché correva con due protesi al posto delle gambe, che gli erano state amputate. Ecco, tutte queste sono protesi. E la dentiera della nonna è una “protesi mobile”.
La protesi mobile è quella che sostituisce un’arcata intera, o anche una sola parte di essa, e che può essere tolta quando se ne sente la necessità, in qualsiasi momento della giornata.
Comunque parlando di protesi mobile, bisogna fare delle distinzioni: perché può essere totale, quando coinvolge tutta l’arcata dentaria, oppure parziale, quando serve a sostituire solo qualche dente.
Partiamo dalla protesi mobile parziale, che è quella che crea meno problemi. Si usa per riempire il vuoto che si è creato a causa della perdita di più denti vicini. Diciamo che, semplificando molto, ha più o meno la struttura di un ponte, con la differenza che viene ancorata ai pilastri dentali tramite ganci e appoggi.
Non ha una funzione soprattutto estetica, come si potrebbe pensare, e non serve solo a sostituire i denti, ma anche a bloccare allo spazio vuoto quelli vicini, che tenderebbero a spostarsi verso di esso.
Succederebbe, più in piccolo, quello che accade ai libri in uno scaffale: se ci non ci sono spazi vuoti, stanno tutti perfettamente in verticale, appena se ne toglie uno, quelli a lati si inclinano verso quella parte.
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Gianfranco Aiello è stato docente di odontoiatria presso l’Università di Padova, svolge la sua attività professionale a Milano e Salerno.
Presiede l’attività di ricerca dell’Accademia di Estetica Dentale Italiana e dell’Istituto Odontoiatrico Italiano ed è stato consulente della Fondazione Veronesi.
Collabora con diverse testate giornalistiche ( Starbene, ecc.) e televisive.
Cura il sorriso di molte star dello spettacolo, dello sport, ma anche, gratuitamente, quello dei bambini bisognosi e segnalati da istituzioni umanitarie. www.istitutoodontoiatricoitaliano.it www.esteticadentale.it