Cinema Odeon: domani, 31 luglio, ultima proiezione prima della chiusura definitiva. Al suo posto un centro commerciale

Milano

Ancora solo un giorno e lo storico cinema, aperto nel 1929, verrà chiuso definitivamente: nel 2024 nascerà uno spazio polifunzionale con negozi, ristoranti, uffici e anche luoghi dove vedere  film. Negli ultimi cinquant’anni i cinema milanesi sono passati da 160 a 28, divorati dall’era dello streaming, ma c’è chi ancora resiste e non abbandona il grande schermo

E così il 31 luglio un altro pezzo della vecchia Milano scomparirà. Il cinema Odeon di via Santa Radegonda è stato un vero e proprio luogo di culto per i cinefili con il suo ingresso monumentale, i lampadari art decò e i marmi policromi, oltre alle sue dieci sale con 2.250 posti a sedere. Al suo posto il prossimo anno ci sarà un “Nuovo Odeon”, un centro commerciale dove i visitatori troveranno negozi, ristoranti, uffici e anche cinema: sono infatti previste 5 sale, che troveranno posto nel piano seminterrato. Uno spazio che promette di essere più moderno e funzionale in uno dei luoghi più conosciuti della città, accanto al Duomo, ma che inevitabilmente fa riflettere su un altro capitolo della storia cittadina, destinato a chiudersi in nome della modernità.

La storia dell’Odeon – come ricorda il Corriere della Sera – parte da lontano e vede, tra Ottocento e inizio Novecento, l’inaugurazione prima di un piccolo teatro e poi della prima centrale termoelettrica italiana, di proprietà della Edison. La centrale non dura per più di 40 anni circa: nel 1926, infatti, l’edificio viene demolito ancora e nasce un cinema-teatro, che nel 1929 diventerà l’Odeon così come lo conosciamo con la sua prima proiezione: La spedizione del Barone Franchetti in Dancaglia, uscito sul grande schermo il 26 novembre 1929. Colpito durante i bombardamenti dell’agosto 1943, l’Odeon riapre già all’inizio di settembre, ospitando temporaneamente anche i concerti dell’orchestra del Teatro alla Scala, rimasto danneggiato in modo più serio. Nel 1986 passa al gruppo americano Cannon e diventa il primo multisala, a scapito del teatro sotterraneo, con le locandine luminose che cominciano a comparire all’esterno. Nel 2009 passa al gruppo The Space. 

La conversione dell’Odeon di via Santa Radegonda è un segno, evidente, che i cinema oggi sono sempre meno frequentati: a dirlo è anche un dato dell’Anec Lombardia, che ha scoperto come negli anni Settanta il comune di Milano ospitasse ben 160 cinema indipendenti, mentre oggi ne sono rimasti 28. Un segno dei tempi che cambiano, dominati dallo streaming e dagli smartphone. Luoghi come il Capitol di via Croce Rossa, oppure l’Astra in corso Vittorio Emanuele II, o anche l’Ariston, il Corso o l’Ambasciatori, tutti cinema chiusi tra gli anni Ottanta e i Duemila, probabilmente non dicono più nulla ai milanesi di oggi. Lo stesso dicasi di altre sale, come il Corallo, il Manzoni, il Pasquirolo, l’Excelsior, il Mignon, oltre a cinema d’essai come lo Gnomo o l’Orchidea o persino quello a luci rosse del Giambellino. Eppure, la situazione mostra anche segnali positivi a suo modo. Negli ultimi cinque anni l’offerta di film in lingua originale è letteralmente esplosa e le centinaia di persone in fila al Beltrade per vedere Caro diario di Nanni Moretti alle sei del mattino, dopo la pandemia di Covid, sono un segnale che c’è ancora interesse per il grande schermo, come dimostrano anche più recentemente le code fuori dalle sale per assistere alla proiezione di Barbie. Il panorama dei cinema milanesi ha visto poi un considerevole allargamento dell’Anteo negli ultimi anni, ormai vero e proprio punto di riferimento per i cinefili, ma accanto resistono altri cinema, come l’Eliseo, l’Ariosto, il Mexico, l’Arcobaleno, l’Orfeo o il Ducale. E persino lo “stop-and-go” del cinema Arlecchino, chiuso e poi subito riaperto grazie all’intervento della cineteca di Milano che l’ha reso una sala di pellicole d’essai, è un segnale che non tutto è perduto. “Cinema vuol dire sedersi in mezzo a una platea di gente che sbuffa, ansima, sghignazza, succhia caramelle, ti disturba, entra, esce, magari legge le didascalie forte come al tempo del muto; il cinema è questa gente, più una storia che succede sullo schermo”, diceva Italo Calvino. Un mondo vero e proprio, che ha ancora voglia di resistere al tempo che passa.

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