Il contadino e la Miseria – Parte prima

Cultura e spettacolo

Rivisitazione di un’antica fiaba popolare

In un villaggio, viveva un contadino povero in canna. Il contadino e sua moglie avevano un gran numero di figli e tutti quanti pativano la miseria. La sua casa era di paglia e fango, il suo campicello non gli rendeva più nulla, la sua mucca non gli dava più latte e le sue pecore erano magre e ammalate. Inoltre, c’era il sindaco che lo tormentava: una volta pretendeva il pagamento delle imposte, un’altra volta, con qualche scusa, gli portava via una o due pecore, e tutti e sette i giorni della settimana il poveretto doveva lavorare per il padrone che, in cambio, non gli dava neanche l’indispensabile per vivere. Più volte il contadino si era recato in città per cercare di apprendere qualche mestiere, ma i bottegai avevano già i loro aiutanti e non accettavano di sacrificarsi per aiutarlo. Inoltre il padrone minacciò di licenziarlo se si fosse allontanato un’altra volta da casa per cercare di imparare qualche mestiere più redditizio. Il contadino, tuttavia, pensò di non poter continuare così e un giorno, raccolte le poche cose che possedeva, parti senza meta con la moglie e i numerosi figli. Camminarono insieme per ore e ore non fermandosi mai finché, stremati dal viaggio, senza viveri né soldi e ancora lontani dal più vicino paese, videro, ai piedi di una collina inaridita dal sole, una misera capanna. Vi entrarono e rimasero incantati per le varietà delle vivande e il ricco arredamento. Infatti, al centro della stanza, c’era un tavolo colmo di cibi di ogni genere e di vini pregiati; le pareti erano tappezzate di magnifici arazzi ricamati d’oro e d’argento, il pavimento era un mosaico che raffigurava disegni geometrici e i lampadari erano di cristallo e argento ed emanavano una luce azzurrina che creava un’atmosfera fantastica.

Il contadino e la sua famiglia, ancora sconcertati dallo stupore del locale, si sedettero a tavola e mangiarono avidamente. Quando arrivarono alla frutta, tutto improvvisamente scomparve e loro si ritrovarono in una piccola e misera capanna attorno ad un tavolo tarlato e spoglio. In piedi, che li fissava con i suoi piccoli e mobili occhi neri, c’era un essere repellente ma curioso, piccolo, nero, dai lineamenti duri e dalle dita lunghe e ricurve. Costui raccontò che viveva da molti anni nella casa del contadino e, dato che si era affezionato alla sua famiglia, si decise di uscire dalla stufa, che fino ad allora era stata la sua dimora, per seguirla nel suo viaggio in cerca di fortuna. Però, a metà strada, si fermò a riposare perdendola di vista e la ritrovò soltanto dopo aver ripreso il cammino. Questo fosco essere era la Miseria. Il contadino, comprendendo allora il motivo di tutti i suoi guai, la insultò crudelmente tanto che lei, offendendosi, decise di peggiorare le condizioni della povera famiglia. Durante la notte, il contadino, preoccupato dalla minaccia, svegliò la moglie e, insieme a lei, decise di porre fine alla triste situazione imprigionando la Miseria. Il mattino seguente si alzarono tutti prestissimo e si misero in cammino verso il paese più vicino, ma durante il viaggio, tre ladri, cogliendoli di sorpresa, li derubarono delle poche cose che possedevano, lasciandoli seminudi. Il contadino, sconsolato, quando calò la notte, aspettò che tutti si fossero addormentati; poi, in silenzio, si ritirò su una collina a piangere e a pregare (…)

(continua domenica prossima, 06/08/2023)

Caterina Majocchi

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