Tumore della prostata: nel dopo-intervento percorsi efficaci per incontinenza urinaria e deficit erettile

Scienza e Salute

Tumore della prostata, Fondazione Onda: nel dopo-intervento urgono percorsi efficaci contro incontinenza urinaria e deficit erettile

Sono più di 40.000 gli uomini italiani colpiti ogni anno, è il più frequente tumore maschile, con un impatto spesso importante in termini personali e sociali delle conseguenze funzionali post-operatorie. Da Fondazione Onda un’indagine che ricostruisce il bisogno di risposte adeguate con una gestione multidisciplinare di questa condizione. La presa in carico del paziente operato di tumore della prostata, soprattutto in relazione alle complicanze funzionali che ne possono conseguire, quali incontinenza urinaria e deficit erettile e la capacità di risposta con strumenti adeguati da parte dei centri ospedalieri specializzati. In Italia, come negli altri paesi occidentali, il tumore della prostata è la più frequente forma di cancro maschile. Sono 40.500 gli uomini a cui viene diagnosticato un tumore della prostata in un anno nel nostro paese, secondo i dati Aiom relativi al 2022. Un numero in forte crescita considerando che erano 34.800 nel 2017. Le stime indicano che una gran parte dei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico radicale (prostatectomia) per l’asportazione del tumore sviluppano problemi funzionali di disfunzione erettile, condizione che in una quota rilevante dei casi è resistente alle terapie farmacologiche e di incontinenza urinaria, con impatti devastanti in termini personali e sociali, segnando l’inizio di un difficile percorso. Una situazione, confermata dall’indagine presentata oggi, ancor più sconfortante se confrontata con quella delle donne che su questo fronte hanno fatto passi importanti e che dopo una mastectomia, trovano più ascolto, tutele, prospettive.

«In un’ottica di attenzione alle specificità di genere, Fondazione Onda si è già impegnata in questi anni ad affiancare il “Bollino Rosa” che promuove la messa a punto di percorsi in ottica di genere nelle strutture ospedaliere del territorio nazionale, con il “Bollino Azzurro”, riconoscimento rivolto alla salute maschile, dato agli ospedali che assicurano un approccio professionale e interdisciplinare nei percorsi diagnostici e terapeutici dedicati alle persone con tumore della prostata», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda, «Le problematiche funzionali legate al dopo tumore della prostata sono poco conosciute e considerate e solo alcuni centri ospedalieri specializzati hanno attivato percorsi dedicati con la possibilità di identificare le soluzioni terapeutiche più appropriate e all’avanguardia. Occorre promuovere la condivisione di buone pratiche cliniche e informare l’utenza delle realtà ospedaliere con migliore competenza e sensibilità nella gestione multidisciplinare di questa malattia».

Con l’intenzione di fornire una risposta concreta a questo scenario, Fondazione Onda lancia un Concorso per valorizzare le migliori realtà ospedaliere, partendo dal network Bollino Azzurro, impegnate nell’ambito del trattamento delle complicanze funzionali post-operatorie del tumore della prostata. Gli ospedali interessati a partecipare al Concorso Best Practice compileranno un apposito modulo online sul sito www.fondazioneonda.it e un Comitato di esperti istituito da Fondazione Onda valuterà ogni percorso candidato in base ai seguenti aspetti: rilevanza, multidisciplinarietà, efficacia, efficienza e replicabilità. L’esito del Concorso consentirà di mettere in luce le migliori prassi cliniche favorendone la condivisione tra gli ospedali e la popolazione, contribuendo a promuovere un percorso continuo di crescita e miglioramento della presa in carico dei pazienti. «Le complicanze funzionali nei pazienti trattati per tumore della prostata, sia chirurgicamente che con altre terapie, sono oramai ben note anche ai nostri pazienti», dichiara Carlo Bettocchi, Direttore USD di Andrologia e Chirurgia Ricostruttiva dei genitali Esterni Policlinico Riuniti di Foggia, «Quello che in realtà vediamo nella nostra pratica clinica quotidiana, in termini di frequenza delle complicanze funzionali, sembra però essere anche peggiore rispetto ai dati della letteratura. Molti ospedali non possono prendersi in carico queste terapie riabilitative per vari motivi, in primis la mancanza di copertura finanziaria per tutti i dispositivi medici che si rendono necessari. È necessario inserire le protesi nei LEA. Anche se con grande ritardo, è arrivato il momento di garantire all’uomo oncologico le stesse garanzie mediche che da tempo si garantiscono alla donna oncologica, almeno nei centri di riferimento regionali e sicuramente nel nostro SSN».

«Proprio in questi giorni il governo sta valutando la possibilità di emanare una legge su “l’oblio oncologico” per garantire giustamente alla persona che è stata affetta da una malattia oncologica e considerata guarita un futuro libero dallo stigma del tumore, permettendole di non dichiarare la sua pregressa malattia, per esempio, in occasione della stipula di un contratto di lavoro o della richiesta di un mutuo. Tutto giusto, ed è auspicabile che anche l’Italia riconosca questo diritto nel nostro ordinamento come già avvenuto in altri paesi europei», conclude Roberto Carone, già primario della Neuro-Urologia e Unità Spinale, AOU Città Della Salute, Torino; Presidente Emerito Fondazione Italiana Continenza, «Per analogia vorrei presentare lo slogan del “non oblio funzionale”. Mi spiego meglio. Attualmente, in molti casi, il problema disfunzionale che insorge come complicanza di una terapia oncologica risulta ancora non sufficientemente affrontato e trattato. Quando si affronta l’argomento di una malattia oncologica, sia a livello tecnico-scientifico che mediatico e di comunicazione l’attenzione viene focalizzata sulla prevenzione, sulla diagnosi, sulla terapia e sul follow-up, ma viene sempre, o quasi sempre, scotomizzato l’aspetto delle complicanze funzionali che conseguono alla terapia e che incidono pesantemente sulla qualità di vita anche del paziente guarito dal punto di vista oncologico».

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