TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, “Il poeta e lo scienziato. Quando Rabindranath Tagore incontrò Albert Einstein” di Enrico Impalà, scrittore e giornalista che spiega: “Per raccontare questo speciale incontro, ho provato in queste pagine a dare voce al loro mondo interiore, quasi un “flusso di coscienza”, e a mettermi in situazione, impresa che saggezza e umiltà avrebbero suggerito di lasciare a grandi scrittori. Ma tant’è”. 14 luglio 1930. Caputh, periferia di Berlino. Davanti a una casetta in legno si avvicina un uomo. Ha una veste lunga, molto particolare, soprattutto per i tedeschi dell’epoca, che lo guardano incuriositi. L’uomo arriva dall’India, sembra un santone, un mistico dalla fronte ampia e dagli occhi penetranti. È il poeta Rabindranath Tagore – premio Nobel per la Letteratura nel 1913 – discendente da una famiglia di bramini, la casta sacerdotale induista. L’abitazione a cui ha appena bussato è il buen retiro di Albert Einstein, scienziato geniale – Nobel per la Fisica nel 1921 – che ha teorizzato la Relatività e che qui ama passare il suo tempo libero, lontano dal caos della città. Dando spazio ai protagonisti, viene ricostruita in queste pagine la storia precedente quell’incontro straordinario e l’amicizia successiva fra due delle menti più brillanti del Novecento. Il dialogo di quel primo incontro fu registrato e pubblicato per la prima volta nel 1931 nella rivista Modern Review ed è riportato integralmente in questo libro scritto da Enrico Impalà, formatore in Comunicazione e Scrittura creativa e teologo spirituale.
Sottolinea l’autore: “Incontro epocale, fu titolato da più parti: l’incontro tra l’Occidente e l’Oriente, si disse. Più che altro fu l’incontro tra due pensatori straordinari, immersi totalmente nel mistero della natura; tra due uomini che si lasciavano guidare dalla Bellezza anche della musica, in quanto entrambi fruitori e appassionati musicisti; tra due amanti della Vita capaci di comunicare il proprio amore anche con le parole, Rabindranath parlando all’umanità intera e ai giovani della sua scuola, Albert confrontandosi regolarmente con i suoi amici”. I pensieri di Einstein e di Tagore che si trovano in questa opera si riferiscono alle esperienze da loro vissute fino a quel 14 luglio 1930. Ogni breve capitolo è introdotto e arricchito da una poesia per Tagore e da una formula per Einstein. Commenta l’autore: “Cosa rimane di quell’incontro? La Bellezza. Almeno, è ciò che io ho visto “partecipando” al loro dialogo interamente tradotto dall’inglese e pubblicato all’interno di questo volume: ho visto due ricercatori della Verità. I due, giocando come bambini, cercavano seriamente il senso della Realtà, la Verità delle cose, ed erano straordinariamente pronti a scorgerne la Bellezza. Magari in una bella poesia, o in una bella teoria”.
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