In un libro, alla Triennale di Milano, la vita di Gae Aulenti, l’Architetto Geniale.

Milano

Scomparsa 10 anni fa, Gae Aulenti era una rara donna tra uomini e ha svolto la sua attività di architetto a largo spettro, dritta per la sua strada, senza curarsi di mode e critiche. Il tempo le ha dato ragione.

Gae Aulenti: tutto quello che dovreste sapere sull’architetto geniale

Gaetana “Gae” Emilia Aulenti era la donna più influente in un’industria dominata dagli uomini. Laureata in Architettura al Politecnico, si è occupata di industrial, interior ed exhibition design, oltre che di teatro e grafica, cominciando la sua carriera nell’editoria alla redazione di Casabella. Il movente che l’aveva spinta a iscriversi alla facoltà di Architettura a Milano era il considerare “l’architettura un mestiere utile”, specie in tempi come quelli: di macerie. Nel 2022 è stata ricordata in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa.

Copertina di Casabella N. 482 luglioagosto 1982 Arnoldo Mondadori Editore. Il titolo rosso sopra la ricostruzione...
Copertina di Casabella, N. 482, luglio-agosto 1982, Arnoldo Mondadori Editore. Il titolo rosso sopra la ricostruzione assonometrica in bianco e nero dell’allestimento interno del Museo d’Orsay, progettato dall’architetto italiano Gae Aulenti in collaborazione con Italo Rota; il disegno rappresenta un ambiente spazioso dominato dalle grandi finestre ad arco appartenenti alla precedente Gare d’Orsay di Victor Laloux, nella parte superiore, che fiancheggiano un corridoio con statue sui piedistalli; l’ambiente più grande, disegnato più in basso, presenta alcune scale e una sequenza di terrazze a diverse altezze, con i visitatori che passeggiano e alcuni dipinti e statue esposti alla loro vista. (Foto di Marco Covi/Electa/Mondadori Portfolio).Mondadori Portfolio
Gae Aulenti, Architetto Geniale

È autrice di oggetti iconici divenuti – forse suo malgrado – status symbol, come il Tavolo con ruote e la lampada Pipistrello, ma il suo progetto più grande è con buona probabilità la spettacolare trasformazione della stazione ferroviaria Gare d’Orsay nel Musée d’Orsay, aperto a Parigi nel 1986. Lo stesso presidente Mitterand supervisionava il cantiere tutti i giorni dalle 8 alle 9, raccomandando che si facesse come diceva Madame Aulenti. All’epoca il risultato divise la critica tra detrattori e ammiratori.

Sala delle sculture al piano terra del Museo d'Orsay nella Gare d'Orsay 1900 ristrutturato tra il 1978 e il 1986 da Gae...
Sala delle sculture al piano terra del Museo d’Orsay, nella Gare d’Orsay, 1900, ristrutturato tra il 1978 e il 1986 da Gae Aulenti (1927-2012), Parigi, Francia. (Foto di DeAgostini/Getty Images)DEA / G. DAGLI ORTI/Getty Images
«Se piaci a tutti, vuol dire che c’è qualcosa che non va»

Così amava ripetere lei stessa, come ricorda nel libro Gae Aulenti. Riflessioni e pensieri sull’Architetto geniale la giornalista e scrittrice Annarita Briganti (Cairo) disseminato di aneddoti curiosi. Ciò detto l’“Architetto” era orgogliosa della popolarità di cui godeva in Francia e il Musée d’Orsay le valse nel 1987 la Legione d’Onore; del resto solo uno dei numerosi premi ricevuti: tra questi il Premio Imperiale per l’Architettura conferitole dalla Japan Art Association di Tokyo nel 1991 e da ultimo la Medaglia d’Oro alla carriera, che tenne a ritirare personalmente in Triennale a Milano nell’ottobre 2012, poco prima della sua scomparsa avvenuta il 31 ottobre. Divisiva fu anche la sua ristrutturazione di Piazzale Luigi Cadorna con la scultura Ago, Filo e Nodo, dei coniugi Oldenburg: considerata fuori scala (ma oggi simbolo della piazza). Aulenti sottolineava che i taxisti ne erano entusiasti, e c’erano così tante altre piazze a Milano su cui fare commenti.

Gae Aulenti a Milano nel 1967.
Gae Aulenti a Milano nel 1967. (Photo by Giuseppe Pino/Mondadori via Getty Images)Mondadori Portfolio/Getty Images
L’importanza del Genius loci

«Amo conoscere altri Paesi e quindi ho viaggiato moltissimo» dice Aulenti. Si mescola alla cultura del luogo, va a ballare. È sempre consapevole del contesto, su cui compie approfonditi studi. Spesso il contesto con cui ha a che fare è quello della società milanese. Ma anche quando Gae progetta l’aeroporto vicino a Perugia, nella sua adorata Umbria dove va in vacanza, lo fa con l’idea di realizzare qualcosa che rispecchi lo spirito del luogo. «Scendiamo a Hong Kong, piuttosto che a New York, piuttosto che a Pechino e non sappiamo dove siamo: perché gli aeroporti hanno tutti lo stesso aspetto» dichiara in un’intervista alla Rai. Questo no, doveva aprirsi alla veduta di Assisi, essere circondato da ulivi e avere una copertura verde rame «complementare al paesaggio». Salvo poi essere caratterizzato da contrafforti in cemento armato dipinto di rosso, «ma un rosso proprio bello acceso».

Tavolo in vetro su ruote di bicicletta della designer Gae Aulenti.
Tavolo in vetro su ruote di bicicletta della designer Gae Aulenti. (Photo by XAMAX\ullstein bild via Getty Images)ullstein bild/Getty Images
Rosso Gae

Non un colore qualsiasi, quello che sceglie per l’aeroporto “San Francesco d’Assisi” (ex Sant’Egidio) ma il “suo” colore, quello che dà carattere a molte delle architetture che firma. In Giappone ristruttura l’Istituto di cultura italiana a Tokyo, con gli spigoli in marmo bianco e le pareti in rosso scarlatto (omaggio alla tradizione giapponese delle lacche) e scoppia uno scandalo. Perché il riflesso dell’edificio proietta una patina rosata sui fiori dei ciliegi lungo la strada. Lei non cambia idea, nemmeno quando riceve una busta piena di soldi, che poi si rammarica di non aver nemmeno aperto – così, per curiosità. Ma è anche il colore che spesso contrassegna con tocco eccentrico il suo abbigliamento e gli accessori: dalle calze rosse alla pesante valigia in cuoio, fino a un piccolo segno sulla giacca scura. La considera, a suo modo, una scelta anticonformista. Qualora infatti il rosso fosse venuto di moda – sosteneva – lei sarebbe passata al verde (il colore, peraltro, della penna con cui scrive).

Gae Aulenti nel suo studio in Via Fatebenefratelli Piazza San Marco Brera Milan aprile 1996.
Gae Aulenti, nel suo studio in Via Fatebenefratelli, Piazza San Marco, Brera, Milan, aprile 1996. (Photo by Leonardo Cendamo/Getty Images)Leonardo Cendamo/Getty Images
Immaginare l’arte

Gae Aulenti ha un rapporto speciale con il teatro – per lei una grande palestra d’architettura – e su tutti con il celeberrimo regista Luca Ronconi. Scrive Briganti: “Ronconi, sempre molto vicino a Gae anche nel privato, seduto alla sua sinistra nelle cene che lei dà nella sua casa-studio milanese, suo Maestro in ambito teatrale, in piena sintonia con l’Architetto sosteneva che «la segreta contraddizione su cui si regge ogni messa in scena è quella di essere una sorta di architettura senza fondamenta o quantomeno dotata di fondamenta paradossalmente mobili». D’altra parte Aulenti ama l’arte, e abbraccia con passione l’attività di exhibition designer pensando a luoghi disegnati attorno alle opere e non viceversa. Lo fa, secondo l’architetto Tommaso Botta, con un’attenzione al dettaglio quasi “scarpiana”. Nel 1983 la FIAT acquista Palazzo Grassi per presentare grandi mostre di arte e archeologia, affidando i lavori di ristrutturazione ad Aulenti e il museo apre a maggio del 1986 con una rassegna sul Futurismo; qualche tempo prima del Musée d’Orsay.

Il lato sentimentale

In diverse pennellate, l’Architetto emerge nel libro sotto una luce diversa da quella sotto cui si mostrava in cantiere o in cattedra. Come ad esempio quando Briganti racconta che, a Natale, Gae Aulenti dava cene per i suoi amici single, o ancor di più in un’affermazione di Lina Sotis, amica e vicina di casa: «Gae era una specie di signora diciamo molto maschile? Però se tu ci parlavi, se la conoscevi era femminilissima. Mi ricordo che la Gae aveva portato via l’uomo più desiderato a quei tempi da tutte le vecchie signore». Il riferimento è a Carlo Ripa di Meana, politico e ambientalista. Chiosa Sotis: «Carlo c’era ma era una comparsa perché lei era». E tuttavia questa “comparsa” che in una relazione durata vent’anni Aulenti chiama affettuosamente “Sgarsul” – ovvero “frivolo, baldanzoso, ragazzo di strada” – dà anche il nome alla sinuosa sedia a dondolo che segna il suo esordio, nel 1961, nel mondo del design. E quindi, commenta Briganti, “con i segni del loro amore sparsi nelle case più importanti di Milano era comunque impossibile dimenticarlo”.

Gae Aulenti at Palazzo Grassi during the setup of a Marcel Duchamp's exhibition Venice 26th March 1993.
Gae Aulenti at Palazzo Grassi, during the setup of a Marcel Duchamp’s exhibition, Venice, 26th March 1993. (Photo by Leonardo Cendamo/Getty Images)Leonardo Cendamo/Getty Images

La sua città in tempi record, a poco più di un mese dalla morte, con l’Assessore Stefano Boeri in carica, le dedica una piazza nel quartiere Garibaldi tra i nuovi palazzi della città che cresce: Piazza Gae Aulenti, al centro della riqualificazione di una delle zone di Milano che più guarda al futuro.

La presentazione del libro che ripercorre la sua vita alla Triennale di Milano

Il libro **Gae Aulenti. Riflessioni e pensieri sull’Architetto geniale **sarà presentato alla Triennale di Milano l’8 marzo 2023 alle 18:30 in un incontro a ingresso libero con l’introduzione di Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano. L’autrice Annarita Briganti sarà in dialogo con Damiano Gullì, curatore per Arte contemporanea e Public program di Triennale, moderati da Fiorella Minervino, giornalista.

AD Design & Architettura

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.