Referendum Sanità: il centrodestra al comitato referendario “Distruggerebbe modello di efficienza”

Lombardia

“Nonostante le richieste del Comitato e dei gruppi consigliari di centrosinistra di rivedere la decisione dell’Ufficio di Presidenza sulla non ammissibilità dei quesiti referendari sulla normativa sanitaria regionale, la maggioranza del Consiglio tira dritto e rifiuta il confronto. Si tratta di un affronto nei confronti degli elettori lombardi e dei principi di base della democrazia”: lo dichiarano i rappresentanti del Comitato Promotore, Marco Caldiroli – Medicina Democratica Federica Trapletti CGIL, Vittorio Agnoletto Osservatorio Salute, Massimo Cortesi ARCI, Andrea Villa Acli dopo il voto con cui il Consiglio regionale ha dichiarato inammissibili i quesiti referendari per l’abrogazione parziale della legge sanitaria lombarda. Utilizzeremo ogni strumento a disposizione, a partire da un ricorso amministrativo al TAR sulla decisione del Consiglio che coinvolgerà sicuramente anche l’assurda situazione normativa emersa da questa vicenda”. La proposta referendaria abrogativa di tre passaggi della legge regionale sanità – ricorda il Comitato – è stata depositata con oltre 100 firme di promotori, come prevede la legislazione, il 27 luglio scorso.

Risponde il CentrodestraIl capigruppo di maggioranza del Consiglio regionale, Christian Garavaglia (FdI), Alessandro Corbetta (Lega), Fabrizio Figini (FI), Giacomo Basaglia Cosentino (Lombardia ideale) e Nicolas Gallizzi (Noi moderati) in una nota congiunta spiegano i ‘motivi’ per i quali, secondo il centrodestra, il referendum per l’abrogazione parziale della riforma della sanità era da ritenersi ‘inammissibile’, così come dichiarato in Aula con l’approvazione di un odg che ha visto il voto compatto della maggioranza. “I quesiti proposti nel testo sono tecnicamente inammissibili e insanabili. Sono stati formulati in modo sbagliato – affermano nella nota -. E comunque qualora i lombardi fossero stati chiamati alle urne con questo referendum avrebbero votato per distruggere il sistema sanitario lombardo di fatto portando le strutture private a curare solo i cittadini benestanti: esattamente il contrario degli obiettivi che, invece, le giunte di centro destra negli anni si sono prefissate, ovvero dare modo a tutti, indipendentemente dal loro reddito, di rivolgersi a strutture pubbliche o private”. “L’eventuale approvazione dei quesiti referendari – proseguono i capigruppo di maggioranza – determinerebbe il blocco totale della sanità lombarda fondata, appunto, sulla sinergia tra pubblico-privato con strutture accreditate e contrattualizzate, modello di efficienza riconosciuto a livello nazionale. Impostazione, tra l’altro, presente anche nelle Regioni guidate dal centro sinistra”. “Le strutture private rappresentano circa il 30% dell’offerta di ricovero in ambito sanitario e la quasi totalità dell’offerta residenziale in ambito sociosanitario, nonché il 40% delle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Tutto questo conta circa 33mila dipendenti su un totale di 137mila della sanità lombarda”. “Noi a una sinistra scriteriata che vuole smantellare la sanità e i servizi che oggi rappresentano un modello di eccellenza a livello nazionale non possiamo assolutamente dare spazio. Ci spiace prendere atto che PD e compagni al posto di porsi in maniera costruttiva per contribuire ad affrontare le attuali difficoltà in tema di sanità – le stesse presenti in maniera ben più accentuata nelle altre Regioni – si mettano a fare questi giochini per prepararsi la prossima campagna elettorale per le europee” concludono Garavaglia, Corbetta, Figini, Cosentino e Gallizzi.

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