Spaccio di Quartiere wiki

RomaPost

Diventare un Politico versione wiki, cioè nella collaborazione e nel lavoro a più mani. Che fra l’altro facilita a svegliarsi e divenire woke, risvegliato. In 92 persone, molti anonimi, hanno redatto, riprendendola in mano varie volte nel tempo una strategia contro le piazze di spaccio, luoghi che si intrecciano con innumerevoli reati e dati di degrado delle città. Un pubblico di ca. 50mila persone l’ha seguito, probabilmente sostenendone l’impostazione. In questo contesto di pensiero, la politica è soprattutto attivismo sociale, che non è partecipazione partitica, soprattutto perché regna sfiducia nel voto elettorale, nel modello democratico che lascia ciò che è giusto alla mercè delle opinioni ondivaghe di massa. Il problema dello spaccio di droga è grave per molti quartieri, ma ovviamente non si limita a piazze buie e parcheggi isolati; anche le case vuote, sfitte oppure abbandonate lo possono accentuare; in realtà anche se si riempiono di centri sociali, clandestini, occupanti e dintorni con i quali il commercio droghereccio si incrementa esponenziale.

I wiki però ricordano giustamente che si spaccia anche davanti alle case dall’aspetto più innocente, in particolare nelle vie senza uscita dei quartieri residenziali. Sembrerebbe, per il wiki, che le vie private siano luogo privilegiato di spaccio, probabilmente di circoli venditori fruitori condominiali. Attorno alle piazze di spaccio avvengono omicidi, stupri, anche di cadaveri come a San Lorenzo ed una serie di altri violenze e reati della microcriminalità contro la quale si è sviluppata un’allergia ad intervenire perché la borghesia è lieta se un ladro muore e che distoglie dalla fondamentale permanente lotta, madida più di scandali che di sentenze, contro i colletti bianchi. Senza dunque spiegare perché le piazze di spaccio siano nocive, viene accettata l’idea che ci si voglia liberare dalla minaccia che comunque offre un cattivo esempio.

Per ragioni di garanzia, però, bisogna sincerarsi dell’esistenza dello spaccio, lo Spaccio di Quartiere, che spesso al contrario del Poliziotto di quartiere, è istituzione fissa. Qui l’attivista sociale si trova davanti ad un busillis. Per assicurarsi se c’è spaccio, il wiki deve come una lince, verificare se ci siano attività sospette. Queste ultime, in una società permissiva, sono abbastanza improbabili, come sconosciuti a orari strani, andirivieni a piedi da una casa, persone all’aperto senza scopo, segni graffitari e odori anomali, nel contesto di supermercati aperti di notte, dispenser di marjuana medicale e cassonetti e dintorni colmi di rifiuti. Quanto alle gang giovanili ed i gran movimenti di macchine, chi le toccasse susciterebbe li alti lai dei pub che dopo il Covid, campano sulle masse dell’aperitivo giovanile e no. Più specifiche le finestre murate, che nelle piazze regine di spaccio mancano del tutto. L’attività indagatrice, tipica di chi non abbia altro da fare, e che non debba lavorare per vivere, non dovrebbe scatenare alcuna reazione né dei criminali né delle forze dell’ordine.

I consigli di indagine sono minuziosi. Registrare quanti più dettagli possibile, nascosti al sicuro, controllare lo spacciatore residente anche da casa propria, segnarsi targa, modello, colore e orari delle vetture oppure l’identikit del soggetto sospettato e le circostanze dei movimenti sospetti. Non raccogliere però apertamente informazioni, non fare foto, non provocare perché i delinquenti(una volta lo si può dire) possono sapere dove vivi. L’optimum sarebbero le vecchine, vere vedette lombarde, che passano il tempo a spiare dalle finestre. I dettagli raccolti (situazione, attività di spaccio, aspetto dei delinquenti, orari dei clienti, auto, oggetti come aghi ipodermici o pipe, senza raccoglierli, però, tutto a mente)possono essere trasmessi alla polizia, anche in forma anonima, nella speranza delle giuste contromisure. Non fermare l’attività criminale (e due) da solo, magari aspetta la manifestazione attiva di cui sotto. La telefonata dovrebbe avvenire da un luogo sicuro, mai da casa propria e senza informarne lo spacciatore o il sospetto. La polizia probabilmente già sa, e meglio, e non interverrà per una serie di motivazioni, di cui l’inutilità’ è la prima. Oppure si rischia di interferire in azioni giudiziarie previste.

Eppure, per indagare bisogna trovare conferme fra la gente, parlare con vicini e proprietari di case della zonatrovare l’aiuto della comunità, coinvolgendone il massimo numero di esponenti e muovendosi in gruppo senza farsi giustizia da sé e senza prendere contatto apertamente con questi individui(dizione massima negativa degli spacciatori). Dunque, l’elefante nella cristalleria dovrebbe muoversi come un gatto, anzi come una folla di mici e cassando pure il modello troppo repressivo alla Brumotti. C’è sempre il contrordine, non si può saltare precipitosamente all’accusa di droga per graffiti, stravaganze e gang giovanili, che potrebbero essere ridefiniti gruppi inquietanti. Quindi, come non detto.

L’ideale sarebbe una sorta di manifestazione continua, tipo Annunciazione, di improvvisa apparizione, nella quale i residenti e abitanti rivivano gli anni giovanili di mobilitazione degli anni che furono. Manifestazioni, mobilitazioni e concentrazioni, che anche negli esempi più recenti tipo sardine, non possono fare a meno di grossi battage di appoggi e soldi. Cosa possa muovere una popolazione anziana, sempre chiusa in casa, o individualista al massimo grado a trovare le spinte a manifestare, è un bell’interrogativo. Dall’altra parte c’è la vera manifestazione continua di massa, un popolo di soli maschi giovani lasciati a sé stessi, senza nulla, senza regole o scopi, se non il guadagno dello spaccio, che in piazza già ci vive letteralmente. La manifestazione continua positiva parte, un po’ alla lontana, con barbecue e feste tra vicini; prosegue con incombenze meno amene, come raccogliere l’immondizia e spazzare la strada ed arriva alla pattuglia di quartiere, al servizio di vigilanza del quartiere, al presidio (forse bisognerà dormire in tenda per strada), fino al colpo di genio dei cartelli pubblicitari sulla vigilanza attiva, una sorta di autovelox sullo spaccio di droga. L’iniziativa diretta è fondamentale per uscire dal degrado. Quindi con i negozianti, i preti, li impiegati bisogna dedicare qualche ora (forse qualche giorno) a ripulire e ristrutturare parcheggi, androni e vetrine fatiscenti, nella coscienza realistica ce le istituzioni preposte non lo faranno. Lavorando e concionando (un po’ pregando) magari si potrà convertire qualcuno, drogato o spacciatore, a cambiare vita. Sempre se, a parte il lavoro gratuito, gli si dia qualcosa. Il conto di questa fervente opera in tempo, attrezzature, rimborsi, sempre non si venga ostacolati da forze leali e illegali, è notevole, ma non viene citata alcuna Fondazione finanziaria caritatevole, né un ripristino del finanziamento ai partiti. Invece, senza nessuno di questi aiuti, è prevista l’apertura di centri giovanile di quartiere, dove offrire buone opportunità ai bisognosi. La manifestazione continua non può non divenire un comitato che chiede migliorie al quartiere, parco giochi o parcheggio o zona di svago al posto dell’area deserta con lampioni rotti, auto abbandonate e staccionate degradate (si sa con quali esiti). Se non ci sono reazioni, la colpa è di proprietari, ufficio tecnico del Comune, amministratore, costruttori.

Chicca finale, gli spacciatori fanno corsi ai cittadini, per poter affrontare i problemi dello spaccio. Probabilmente, darebbero un consiglio su tutti, fatevi i fatti vostri. C’è l’idea che ci si droghi per noia. Nella realtà, come testimonia anche il Salvini delle origini, i centri giovanili sono luoghi fondanti per trovarla, la droga. Il consiglio più esilarante è relativo alle lezioni di drogati e spacciatori, che, è indubbio, sono i veri esperti del tema e che possono offrire, da educatori, delle gran dritte. Non è chiaro in merito a cosa. Questi insegnanti si affiancherebbero nell’opera rieducational a preti, negozianti e poliziotti ce per l’occasione, farebbero pausa alla solita caccia al reato, stile Lupo Alberto. I vigilantes dovrebbero, addestrati e informati, collaborare con la polizia, che solitamente li contrasta. Di fronte ai cartelli, spacciatori intelligenti, educati e civili se ne andrebbero. Sono però rari, spacciatori tanto fini. Contrordine, se il quartiere è piuttosto pericoloso, non farne niente. Anzi le riunioni, meglio organizzarle lontane dallo spaccio, in luoghipubblici e sicuri, mai dal vicino, eventualmente con la polizia perdiscutere ed imparare tecniche utili. Sponsorizza la palestra di karate.

Concludendo, l’indagine è difficile, l’identificazione improbabile, la modalità di riunione improbabile, la manifestazione continua necessaria e impossibile, le attività immaginate, enormi e costose, i cartelli tragici se non facessero ridere. Nessuno propone di sparare agli spacciatori, anzi la repressione è evocazione abbastanza impalpabile. Nessuno sembra accorgersi dell’origine africana della maggioranza degli spacciatori. Tutti diventano formatori, magari via social. L’analisi sociologica sembra debole. Nessuno sembra vedere l’enorme impatto della domanda di droga che è trasversale, dati i numeri, alle generazioni. Lo spaccio è contrabbando in regime di proibizionismo. Se non lo si reprime sul serio, tanto vale liberarlo, risolvendo una montagna di questioni. Ed è strano che i wiki woke non abbiano visto questa soluzione di mercato.

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