Il silenzio come chiave neuroscientifica per il benessere mentale e fisico

Scienza e Salute

La Fondazione Patrizio Paoletti e il suo Istituto RINED portano in primo piano la ricerca neuroscientifica

Tra il 9 e il 13 settembre, Assisi e Nocera Umbra sono diventate le capitali mondiali della ricerca neuroscientifica. Questo grazie alla Fondazione Patrizio Paoletti e al suo Istituto di Ricerca di Neuroscienze, Educazione e Didattica (RINED). Le due città hanno accolto il Fechner Day, promosso dalla Società Internazionale di Psicofisica, e la terza edizione di I.C.O.N.S. – Conferenza Internazionale sulla Neurofisiologia del Silenzio.
In questo contesto unico, esperti da tutto il mondo, tra cui neuroscienziati, filosofi e psicologi, si sono riuniti per discutere e riflettere sul futuro dell’umanità. L’obiettivo? Esplorare le ultime scoperte nel campo della psicofisica, delle neuroscienze e della neuroestetica, cercando di capire come l’essere umano possa trovare pace e silenzio interiore di fronte alle sfide quotidiane.
Soltanto la bellezza può predisporci alla pace, e Assisi, con le sue meraviglie naturali e architettoniche, rappresenta il luogo ideale per esplorare queste tematiche – ha sottolineato Patrizio Paoletti, fondatore dell’Ente Filantropico e ideatore della conferenza I.C.O.N.S – la pace non significa assenza di conflitto, ma rappresenta una condizione neurofisiologica intrinseca dell’essere umano”.
Paoletti è l’ideatore del Modello Sferico della Coscienza – oggetto di ricerca scientifica ormai pluridecennale – considerato il modello più avanzato ed elegante per la coscienza finora prodotto nell’ambito delle neuroscienze cognitive. Si tratta di un modello inteso a descrivere le caratteristiche soggettive dell’esperienza e le diverse dimensioni del Sé definite dal modello. ”Abbiamo sviluppato il modello sferico negli anni come approccio alla comprensione neuroscientifica della coscienza. Volevamo una definizione semplice e precisa per comprendere la relazione tra le infinite sollecitazioni che riceviamo e la nostra capacità di rispondere. Abbiamo teorizzato l’esistenza di tre assi, e due di questi sono molto presenti nella nostra quotidianità. Il primo asse riguarda l’osservazione del tempo, sia esterno che interno. Il secondo asse riguarda le emozioni. Tendiamo a catalogare le nostre esperienze in termini di piacevole o spiacevole. Il terzo asse, che ho chiamato “asse dell’autodeterminazione”, riguarda il valore e l’aspirazione.”
D – Possiamo spiegare ai nostri lettori come si collega tutto ciò alla felicità?
Patrizio Paoletti – La felicità è legata alla capacità di vivere appassionatamente. La società moderna ci mostra che siamo immersi in una realtà complessa e volatile. Ma se chiedessimo a ogni individuo quale società vorrebbe, l’immagine sarebbe diversa da quella in cui viviamo. Eppure, l’abbiamo costruita noi. La chiave della felicità risiede principalmente nelle relazioni, in particolare nella relazione con noi stessi. L’altruismo e le relazioni di qualità sono fondamentali per il benessere individuale e collettivo, influenzando positivamente la nostra salute e felicità più di altri fattori come il background sociale, l’intelligenza o la genetica.
D -Come si inserisce l’autoconsapevolezza nel modello sferico?
Patrizio Paoletti- La Consapevolezza è centrale. Dopo periodi come il COVID, abbiamo visto che molti giovani si sentono persi. Dedicarsi all’apprendimento e sostenere l’educazione dei giovani è fondamentale per promuovere lo sviluppo dell’autoconsapevolezza. È essenziale riconoscere e coltivare i pensieri e le emozioni che desideriamo nutrire nella nostra mente. Durante questo percorso di crescita personale, potremmo scoprire che molte delle idee e dei concetti che abbiamo accumulato non riflettono veramente chi siamo, ma sono il risultato delle influenze esterne, come la famiglia, la società e la cultura. Queste influenze possono distorcere la nostra percezione della felicità, facendoci credere che essa derivi da bisogni superficiali o da un’immagine di noi stessi costruita artificialmente. Questo è particolarmente vero durante l’adolescenza, un periodo in cui le nostre idee e convinzioni si stanno formando.
D – Quante scuole hanno adottato il tuo metodo?
Patrizio Paoletti – Al momento, 90 scuole nel mondo e vogliamo aumentare sempre di più il numero delle scuole che sposeranno questo metodo. È stato un percorso incredibile e siamo grati per il riconoscimento che stiamo ricevendo.
Tal Dotan Ben-Soussan – direttrice dell’Unità di Neuroscienze dell’Istituto di Ricerca per le Neuroscienze, l’Educazione e la Didattica della Fondazione Patrizio Paoletti (RINED) – ha discusso l’importanza della consapevolezza e dell’attenzione: “Attraverso la comprensione dei meccanismi neurologici che influenzano il nostro benessere, possiamo migliorare e ottimizzare le nostre capacità cognitive, sebbene ci siano similitudini nei meccanismi di attenzione tra adulti e bambini, ci sono delle differenze, specialmente in bambini con disturbi come la dislessia e la neuroscienza può aiutare a identificare e migliorare questi meccanismi. L’istituto di ricerca utilizza strumenti avanzati per misurare le onde cerebrali e valutare il benessere fisico, emotivo e mentale di un individuo”.
D – Cosa vuol dire logica del silenzio?
Tal Dotan Ben-Soussan – Dal punto di vista delle neuroscienze, il silenzio ha il potere di purificare i nostri sensi dalle incessanti stimolazioni del mondo circostante, offrendo sollievo e benessere a mente e corpo. Le ricerche condotte dalla Fondazione evidenziano che immergersi nel silenzio può trasformare il nostro legame con i ricordi, consentendoci di riscrivere le storie del passato e del presente, per meglio orientare il nostro futuro. Il silenzio emerge come un rimedio potente per la mente, ma è essenziale abbracciarlo con regolarità e in modo imparziale. Dedicarsi al silenzio vuol dire mettere in pausa, anche solo per un breve momento al giorno, quel vortice di pensieri che spesso ci assale, impedendoci di sintonizzarci con il nostro io interiore. In questa prospettiva, la ricerca indica che coltivare e mantenere un “ambiente interno silenzioso” può essere ancora più benefico del semplice “silenzio esterno”. Questa forma di silenzio, accessibile a chiunque attraverso tecniche come la meditazione, ci consente di rilassarci, distaccarci dai pensieri quotidiani, mettere da parte i pregiudizi e gestire le emozioni avverse. In sintesi: ci collega al nostro io più intimo, alla nostra autoconsapevolezza, rendendoci più in sintonia con noi stessi e più armoniosi nelle nostre azioni.bIn un’epoca caratterizzata da incertezze, è fondamentale per ognuno di noi praticare il rilassamento, stabilire una connessione più profonda con se stessi e coltivare una chiara consapevolezza. Questo è essenziale per iniziare a valorizzarci di più, prendendoci cura di noi sia interiormente che esteriormente”.
Tra i partecipanti anche Narayanan Srinivasan, professore presso il Programma Interdisciplinare di Scienze cognitive all’Indian Institute of Technology di Kanpur, Dean Radin, Chief Scientist presso l’Institute of Noetic Science in Petaluma, California e Margriet Sitskoorn, docente di Neuropsicologia clinica presso l’Università di Tilburg.

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