Primo match per la giornata 6 del turno infrasettimanale, martedì sera: una Juventus ancora piuttosto imballata e poco lucida ritrova comunque i 3 punti contro il Lecce, dopo un’ora di difficoltà varie tra errori, imprecisioni e scarsa incisività. Vlahovic in panchina e Milik in campo, ed è lui che al 56′ riesce a sbloccare il pareggio in bianco, un incubo che già aleggiava in panchina e sugli spalti. Un ritorno alla vittoria senza gloria, ad interrompere una striscia di imbattibilità di un Lecce che respirava dall’ inizio, non senza merito, aria di alta classifica. Ma per Allegri e la sua banda non è certo una tisana magica, guaritrice di troppi problemi in una squadra che non ha ancora trovato la cloche dello sperato decollo.
Mercoledì una sequenza di 7 partite a cui si aggiungeranno oggi le ultime due previste.
Iniziando dalle 18.30, scendono in campo tutte le big a rispondere alla Juventus: Milan a Cagliari, Napoli a Udine e Inter a S.Siro col Sassuolo. Ma seguiamo le prime ad affrontarsi, Verona-Atalanta, Empoli-Salernitana e Cagliari-Milan.
Al Bentegodi, il Verona tenta lo sgambetto ad una Atalanta in netta ripresa dopo le incertezze iniziali, presentandosi in Veneto con credenziali d tutto rispetto, dopo il successo sul Cagliari nella precedente giornata, e difatti porta via i 3 punti e abbatte il tabù trasferta: la formazione di Gasperini passa 1-0 sul campo dell’Hellas Verona di Baroni. Un gol di Koopmeiners nel primo tempo decide il match, che si è sviluppato per lo più a centrocampo. Gli scaligeri hanno patito una carestia offensiva importante e l’aggressività della Dea ha avuto la meglio in ogni zona del campo.
Una zampata di Baldanzi sugli sviluppi di una veloce ripartenza regala il primo gol e i primi tre punti all’Empoli in questo campionato: 1-0 alla Salernitana, che recrimina per un clamoroso palo colpito da Cabral nel finale, all’87’. Con questo risultato, la banda di Andreazzoli comincia a muovere la classifica agganciando proprio quella di Paulo Sousa, ancora a secco di vittorie.
E il Milan? Anche senza Leao (subentrato) e Giroud a rifiatare in panchina, riesce a mettersi alle spalle la settimana burrascosa di S.Siro e ne ricomincia un’altra all’insegna della vittoria in trasferta sul Cagliari. Le “seconde linee” non deludono e i Diavoli rimontano entro l’intervallo dopo essere stati sorpresi da Luvumbo. Arrivano i primi gol in rossonero per Okafor, promosso come vice dell’attaccante francese, e per Loftus-Cheek, mentre Tomori piazza la zampata decisiva nel recupero del primo tempo e salva il risultato (3-1) nella ripresa. Prestazione sufficiente anche per Adli, alla prima da titolare con Pioli a sostituire l’infortunato Krunic. I rossoneri consolidano il 2° posto e agganciano l’Inter in vetta a 15 punti, in virtù del clamoroso del risultato di S.Siro nella stessa serata del turno infrasettimanale. Mentre il Cagliari di Ranieri, nonostante un prestazione a sprazzi convincente, resta ancora a secco di vittorie e ora si trova in ultima posizione, scavalcato anche dall’Empoli.
Ma stavolta il vero scoop arriva proprio da S.Siro, dove l’Inter perde l’imbattibilità ed incassa ancora una volta una sconfitta, la prima del campionato, da quell’incubo delle big chiamato Sassuolo. Ai neroverdi non è bastato andare a suonarle a domicilio alla Juventus, ora si sono concessi il lusso di battere non solo l’Inter ma probabilmente anche un record: raramente infatti si ricorda una sequenza di vittorie clamorose di questo calibro per una squadra che, si, ha nel suo DNA questi periodi di eccellenza, ma rimane pur sempre una formazione da fascia media, priva di nobiltà internazionale oltreché “domestica”. Ieri ha trovato ancora energie da sprigionare sulle ali dell’entusiasmo carpito in quel di Torino, e le ha messe a frutto pazientemente, con intelligenza e agonismo, con tecnica e voglia di ripetersi, incasinando la difesa nerazzurra che forse prematuramente ha creduto di aver messo la strada in discesa, dopo il vantaggio inseguito e trovato non senza meriti con Dumfries, che pochi secondi prima dell’intervallo conclude una pregevole azione personale e scarica dal limite una fucilata di sinistro, su cui non arriva Consigli. Il Sassuolo però non si scompone e reagisce, passo dopo passo, cercando il sentiero per riagguantare la partita, ad iniziare dalla ripresa, quando accade l’imponderabile: i nerazzurri si fermano e un Sassuolo fresco e brillante opera la rimonta con Bajrami al 53′ (Sommer tutt’altro che incolpevole) e con un gran sinistro di Berardi una decina di minuti più tardi. A nulla valgono i tentativi finali dell’Inter, in realtà poco concreti, di cambiare il risultato che rimane fissato sul 2-1 per gli emiliani. Il Milan, vincente a Cagliari, concretizza l’aggancio al primo posto a quota 15. Per i nerazzurri di Inzaghi, un momento di riflessione, per mettere a fuoco una realtà da non dimenticare mai, contro qualsiasi avversario ad iniziare proprio da questo, che si conferma una vera “bestia nera” ammazzagrandi. Il Sassuolo si sta riabituando a pensare in grande, quanto durerà? Non ha nelle corde quella continuità e quel carisma necessario a puntare grandi traguardi, ma con un ottimo spirito e altrettanto ottima condizione, è squadra in grado di togliersi altre soddisfazioni.
La Lazio di Sarri sblocca una serata scorbutica grazie alla zampata di Vecino e alla volata di Zaccagni, conquistando così la seconda vittoria in campionato. Entrambe le firme arrivano nella ripresa, dopo un primo tempo di poche emozioni. I biancocelesti si rimettono in carreggiata in campionato, scacciando i fantasmi e il tabù granata.
Il 2-0 dell’Olimpico rilancia i biancocelesti dopo un periodo nero, culminato col ritiro ordinato dal presidente Lotito. La squadra capitolina riesce dunque a serrare le fila e a venire a capo di un avversario tignoso, che lo scorso weekend aveva frenato i cugini giallorossi in extremis. I punti in classifica adesso sono sette, abbastanza per perdere di vista la zona rossa della classifica e per iniziare a costruire una stagione che, fino a poche ore prima, non sembrava proprio voler decollare.
A Napoli è tornato il sereno, almeno per una notte. Dopo alcune ore veramente calienti, in cui all’ombra del Vesuvio è successo più o meno di tutto, la squadra di Garcia scende in campo davanti alla gente del Maradona e piega l’Udinese (4-1) con una prova veramente convincente. Gli azzurri piantano la tenda nella metà campo dei bianconeri dopo 10 minuti e non la tolgono fino al 90°, quando Manganiello manda tutti sotto la doccia. Segnano Zielinski su rigore, Khvaratskhelia con un tocco felpato, Simeone con un colpo di testa potentissimo e l’uomo più discusso delle ultime 24 ore: Victor Osimhen. I campioni d’Italia ritrovano i tre punti dopo i pareggi con Genoa e Bologna e risalgono al quinto posto in classifica, a soli 4 punti dalla leadership, occupata da Inter e Milan. Per l’Udinese invece è una sconfitta pesantissima, l’ennesima: la squadra friulana rimane al penultimo posto con soli tre punti in sei giornate, in compagnia Empoli e Salernitana e a +1 sul Cagliari di Ranieri. Ora Sottil rischia grossissimo.
A domani per le ultime 3 partite a chiusura della 6a giornata, con Monza-Bologna, Frosinone
Fiorentina e Genoa-Roma.