Originario di Poltava, Nikolaj Gogol da giovane fece studi approfonditi sulle fonti storiche dei cosacchi (per esempio, Description d’Ukraine, plusieurs provinces du royaume de Pologne, Rouen 1660 del francese Beauplan) ma anche sul materiale vivo (tradizioni, costumi, superstizioni e canzoni popolari ucraine) dei racconti della madre e del nonno. Chiese pure con inserzioni al pubblico materiali inediti, atti, canzoni, documenti aziendali. Intenzionato a scrivere La storia d’Ucraina, per trovarne lo spirito popolare e psicologico passò al malinconico, allegro e fantastico romance epico. Dopo il non realizzato romanzo Hetman, le Veglie alla fattoria presso Dikan’ka, del 1832 creò il mito di Taras Bul’ba che si affianca a Lancilotto, il Cid, Orlando. Ci sono molti punti di contatto tra Hetman e Taras dalle somiglianze della madre di Pudko e la moglie di Taras come di Ostryanitsa (riferimento al capo della rivolta cosacca del 1638) con Andriy.
Russificazione
Nella seconda parte dell’800 Mosca attuò una vera e propria russificazione. Nel 1840 venne introdotto il cirillico per l’ortografia polacca, nel 1860 proibiti alfabeti gotici e latini nei primi libri scolastici, nel 1864 banditi dai luoghi pubblici il polacco e il bielorusso, nel 1880 nelle scuole, così come proibito l’insegnamento del cattolicesimo. Nel 1876 Alessandro II vietò con l’ukaz di di Ems la stampa di opere in ucraino. La chiesa ortodossa confiscò la maggior parte delle proprietà della chiesa cattolica in Polonia. Il russo fino al 1919 l’unica lingua giuridica. Forse influenzato da questo clima, Gogol, tra la prima edizione del 1835, varie riscritture e la seconda del 1842, russificò Taras. Nella prima edizione non definiva i cosacchi russi, né faceva riferimenti alla santa terra russa ortodossa o alla patria Ucraina. Nella seconda, Taras muore, preso dall’odio per il nemico anche da incatenato ad una quercia per il suo rogo e predice la vittoria dell’ortodossia, preoccupandosi per la sorte dei camerati in fuga sul fiume, senza quasi sentire dolore. Il sacro dovere cosacco diventa la fede ortodossa, la slavofilia e la devozione alla madrepatria.
Chi fu Taras
La figura gogoliana di Taras non è immaginaria, ma ricalcata su Taras Fedorovich Triasylo, un tataro di Crimea (MurzakIsain) convertito all’ortodossia, combattente mercenario, a capo della cavalleria e fanteria cosacca, tra gli asburgici nella guerra dei Trent’anni (1618-48) durante la quale massacrò i protestanti. Un manoscritto del 700 rivelerebbe che il padre avrebbe ricevuto nel 1647 un feudo dal re polacco Vladislav IV. Promosso colonnello nel 1625, divenne nel 1629 etmano dei cosacchi non registrati di Zaporozye, conducendoli nel 1630 in guerra in Crimea, per poi giustiziare l’etmano dei cosacchi registrati Cherny e capitanare una rivolta contadina e cosacca dopo il tentativo polacco di piazzare unità militari nei territori cosacchi. I contadini ribelli saccheggiarono i possedimenti della nobiltà, uccisero i proprietari e bruciarono documenti. Nella Notte di Tarasov i ribelli sconfissero il polacco Konetspolsky a Korsun, forzandolo alla resa dell’accordo di Pereyaslav del giugno 1630.I cosacchi inseriti nel registro avevano diritto a particolari privilegi; al tempo stesso erano mal considerati perché poco liberi. Dopo la vittoria, il registro si ingrossò fino a 8mila persone in parte ricchi cosacchi, con il diritto di eleggere l’etmano. L’insediamento libero restava l’isola di Mala Chortycja sul Dnepr, nell’Ucraina meridionale, dove nel 1552 il primo etmano Vyšneveckyj, starosta di Cherkasy, fondò un forte aldilà delle rapide, la Sič di Zaporozye (Campo) da cui cosacchi zaporoghi.
Paradossale effetto della vittoria, premiata da ricchezze, terre e servi, fu la polonizzazione dell’élite cosacca, base per la futura ucrainizzazione. Taras combattè anche nella guerra russo-polacca del 1632-1634 per Smolensk, a fianco dei russi, mentre il nuovo etmano Orendarenkoera al servizio della corona polacca. Nel 1635 Mosca, sconfitta, non accettò la proposta di Taras di insediamento libero di 700 cosacchi per non peggiorare i rapporti con il Commonwealth polacco. in seguito, partì per il Don ed in gloria morì tranquillamente nel 1639 nel clan Tarasevich. Altro prototipo di Taras nel XVII secolo è Okhrim Makukha di Starodub, associato di Khmelnitsky, antenato di Kurenskiyetmano di Zaporozye che ebbe tre figli (Nazar, Khoma, o Thomas e Omelka o Emelyana). Nazar corrisponde all’Andriy di Gogol perché passò dalla parte dei polacchi per amore.
Falsi storici
Grabovsky, Gippius, Gorky e altri evidenziarono la natura antistorica di Gogol. L’angolo semiliberato d’Europa descritto da Gogol (primitiva Russia meridionale, abbandonata dai suoi principi, devastata dai predatori mongoli..) non corrisponde al 600, ma agli anni dell’Orda d’oro precedenti almeno di due secoli. Non potrebbe essere neanche il 400 e 500; nel XV secolo la Moscovia era soggetta ai mongoli (ulus dell’Orda), mentre Kiev, Zaporozye, Podillia, Volinia erano pacifiche sotto la Lituania che Gogol non menziona mai. I lituani Algirdas e Vitoldo presero nel 1399 l’odierna Ucraina fino al Mar Nero ponendo fine ai principati eredi della Kievskaia Rus i cui eredi furono il khanato di Crimea del 1430, la Lituania unitasi nel 1385 alla Polonia che si era già impossessata della Galizia nel 1352. Nel 400, gli ucraini coincidevano con i ruteni, i russi con i moscoviti e non era possibile incontrare in Ucraina un russo che tipicamente camminava avventatamente, beveva e si dimenava. La rivolta cosacca dovuta alla cattolicizzazione imposta è sicuramente successiva al 1596, anno del tentativo polacco di unire le Chiese cattolica e ortodossa ed al riconoscimento ecclesiale greco della Chiesa ortodossa russa ottenuta da Boris Godunov nel 1589. Il riferimento alla raggiunta Cracovia deve essere inteso per Brest. D’altronde il fumatore pesante Taras aveva bisogno della diffusione del tabacco del XVII secolo.
Guerra
I massacri descritti nel libro sono della guerra del 1654-67 condotta dai cosacchi Khmelnitsky e Zolotarenko, assieme allo zar Alexei Mikhailovich, non in Polonia, ma in Bielorussia, sterminandone l’80% della popolazione di Vitebsk, Moilev e Gomel, il 50% di Minsk ed il 30% di Brest e Grodno. La guerra viene descritta a caratteri vividi…. saccheggiati tutta la nobiltà, le terre più ricche e i migliori castelli, i cosacchi versarono per terra i mieli ed i vini millenari conservati nelle cantine dei feudatari; sminuzzarono stoffe, vestiti e utensili costosi trovati nei magazzini. Non rispettarono le donne dalle sopracciglia nere, le ragazze dal petto bianco e dal viso chiaro neanche sugli altari. Mani bianche come neve si alzavano dalle fiamme ardenti al cielo, tra grida pietose e l’erba della steppa piegatasi per pietà. I crudeli cosacchi non ascoltarono nulla e sollevando i loro bambini con le lance dalle strade, li gettarono tra le fiamme. Non rimpiangere nulla! ripeté Taras.
Eroizzazione
Mascolinità, patriottismo, cameratismo, umanesimo e uguaglianza sono i valori esaltati in un’eccessiva eroizzazione dei cosacchi, sempre validi anche quando ubriaconi, ignoranti e crudeli, al punto da seppellire i criminali vivi con la vittima. Non c’era mestiere che il cosacco non conoscesse: fumare vino, equipaggiare un carro, macinare polvere da sparo, fare lavori di fabbro e idraulico. Non ci sono legami più santi del cameratismo. Taras governa paternalisticamente (Beh, bambini! chi dovrebbe essere picchiato e per cosa?
nei villaggi, dove si sono lamentati solo delle molestie degli inquilini e dell’aumento di nuovi dazi sul fumo). La fratellanza conta più del sangue. Il tradimento non viene perdonato a nessuno, neanche al figlio che Taras uccide (figliolo, i tuoi polacchi ti hanno aiutato? Ti ho partorito, ti ammazzo! Vedi questa sciabola? Ecco tua madre). L’orgoglio per il figlio maggiore Ostap è esaltato dalla sua sopportazione del dolore durante l’esecuzione a Varsavia (Padre! Dove sei! Puoi sentire? Taras, Sento!). dal figlio più giovane. Per vendetta Taras conduce centoventimila cosacchi contro i polacchi, massacrando gli abitanti delle rive del Dniester, verso la Moldavia, e vincendo sul polacco Pototskiy che poi con cinque reggimenti, dopo quattro giorni di battaglia, lo cattura (riferimento alla sconfitta della campagna dell’etmano Ostrana del 1638)
In Taras Bul’ba c’è una terribile crudeltà spensierata antisemita come mai nessuna delle grandi letterature ha conosciuto (il sionista Zhabotinsky su Russian Weasel). I meriti sovrumani dei cosacchi schiacciano gli altri come manichini umanoidi insignificanti (secondo il critico Edelstein), a cominciare da polacchi ed ebrei, loro esattori. I primi sono aggressivi, sanguinari e crudeli (con forti critiche degli scrittori polacchi Kempinski, Krzyzanowski, Grabowski). La descrizione della strage cosacca nel pogrom ebraico è giubilante, puro divertimento, né mai si pensa che le buffe gambe che si muovono in aria siano di persone viventi. Gli ebrei sono ladruncoli, traditori e spietati estorsori, privi di qualsiasi tratto umano (il critico Gornfeld), pure caricature stereotipate soggette a disprezzo integrale. Gogol mette in scena il comune antisemitismo delle idee teologiche consolidate e della tradizione sciovinista. D’altronde sono stati antisemiti Pushkin, Lermontov, Turgenev, Nekrasov, Dostoevsky, Lev Tolstoy, Saltykov-Shchedrin, Leskov, Cechov. In Jews in Russian Literature Zhabotinsky scrisse Gli ebrei di Taras Bulba sono caricature. Ma una caricatura non è una bugia. Polacchi ed ebrei, obiettivo militare dei cosacchi a causa della repressione religiosa, muoiono
anche se non hanno nulla a che fare con l’oppressione. L’omicidio di bambini e donne non è disonorevole per il cosacco. A Gogol l’incendio delle chiese e l’omicidio di preti cattolici sembra un atto divino e descrive così il destino del cosacco Kukubenko, alla mia destra! Cristo gli dirà, non hai tradito la società, non hai fatto un atto disonorevole, hai preservato la mia chiesa. Il testo Taras Bul’ba rientra nel curriculum obbligatorio di letteratura nell’istruzione pubblica sovietica e russa.
La vita dei cosacchi era guerra; combattevano con tutti indifferentemente, nomadi della steppa, ottomani, tatari (XIV-XVIII sec.), tartari di Crimea, soprattutto polacchi, loro governanti, ma anche russi (i cosacchi nel 1610 entrarono a Mosca con i polacchi). L’idea gogoliana che la loro eterna lotta e vita inquieta abbiano salvato l’Europa dall’Est appare debole. Abitavano l’est del regno polacco (i Campi Selvaggi di Beauplan). Non pensavano, certo, a proteggere la terra russa dai nemici; ma a difendere la libertà, nume di un popolo misto di nomadi ed ex servi. Taras è una poeticizzazione di rapine, vandalismi, violenze gratuite e massacri per motivi etnici e religiosi. L’eroe crudamente riflette realtà storiche. Manca però la ricerca della libertà.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.