Da una settimana le polemiche sul caso della Giudice Apostolico non si fermano, soprattutto per la mancanza di lucidità di una sinistra faziosa e autoreferenziale. I fatti sono noti, i video mostrano senza ombra di dubbio l’inopportunità della sua presenza a manifestazioni dichiaratamente contro il governo di allora.
Spiega Il Giornale “Il ministro della Giustizia esprime così la propria opinione in un’intervista a Libero: “I limiti di un magistrato sono ormai fissati da varie pronunce della Giurisprudenza, ma soprattutto dalla deontologia e dal buon senso. Più manifesta le sue idee politiche, più vulnera la presunzione di imparzialità“.
Nordio respinge al mittente tutte le polemiche relativa alla modalità di diffusione del filmato, così come non condivide le accuse di dossieraggio arrivate dalle opposizioni e rivolte al Governo guidato da Giorgia Meloni: “Non intendo commentare quel filmato. Ma in linea generale, un filmato di un evento pubblico non è mai un dossieraggio. Può provenire da chiunque, anche da un giornalista. Con questo criterio tutti i documentari di eventi, sarebbero dossieraggi“. Secondo l’ex procuratore di Venezia “che un magistrato abbia convinzioni politiche è ovvio: la sua stessa cultura non può non avergli fatto maturare delle idee in materia. Il suo dovere – puntualizza il titolare della Giustizia – è fare il massimo sforzo per prescindere dalle stesse quando indaga o giudica personaggi politici“.
Un altro tema che viene posto a Carlo Nordio riguarda la presunta violazione della privacy della giudice Apostolico: sia per quanto riguarda la sua presenza alla manifestazione al porto di Catania sia per quanto riguarda i suoi like e condivisioni sui social contro Salvini: “Se tu partecipi a una manifestazione pubblica, non puoi dire di esser stato spiato nella tua vita privata“. Ma non solo: “Chi ci scrive le proprie opinioni lo fa proprio perché intende divulgarle. È esattamente il contrario della riservatezza da tutelare. Se poi le cancella, magari per una vereconda riflessione tardiva, non per questo ne elimina la sussistenza: ciò che è fatto è fatto“. Il Guardasigilli aggiunge inoltre “che sarebbe anche un tentativo ingenuo e maldestro, perché oggi tutto si conserva e tutto si può ricostruire. E anche qui mi dolgo che questa sensibilità pelosa si affievolisca quando invece vengono divulgate conversazioni intime che invece dovrebbero restare segrete“.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845