41.626 nuovi casi in sette giorni, su 270.011 tamponi effettuati, 161 morti e un tasso di positività che supera di poco il 15%. Non sono dati della fine del 2020, come potrebbe sembrare, ma della fine del 2023. Basta guardarsi intorno per capire che i casi di Covid sono tornati ad aumentare: nei posti di lavoro torna la richiesta di smart working, le sale d’attesa dei medici di base sono piene, i nostri conoscenti si ammalano, fanno il tampone e risultano positivi. Dopotutto, è cambiata la stagione: le belle giornate calde ed energizzanti hanno lasciato il posto a continui sbalzi termici, a un meteo uggioso e imprevedibile. L’ideale per la proliferazione di un virus.
Al via la campagna vaccinale, ma in pochi si presentano
Dall’inizio del mese, gli italiani sono stati chiamati alla somministrazione di una nuova dose di vaccino anti-Covid. In particolare, l’attenzione è posta sul personale sanitario, sulle persone immunodepresse e sugli anziani. Se prima è infatti il turno degli over 80, che potranno prenotare il loro vaccino dal 20 ottobre, toccherà poi gli over 60. Tuttavia, i dati lasciano intendere che gli italiani non hanno più timore di questo virus che fa sempre meno danni. In meno di 6000 persone si sono presentate per la nuova dose. Solo tre anni fa, nel mese di ottobre, la situazione era molto difficile: ancora non era stato approvato il vaccino Covid, che sarebbe arrivato solo due mesi dopo e iniettato dal 27 dicembre 2020. In questo periodo, nel 2020, erano state firmate nuove misure restrittive per ridurre le occasioni di contagio, richiedendo sacrifici e rinunce da parte di tutti. La didattica digitale era stata implementata per le scuole secondarie di secondo grado, e tornavano le restrizioni sugli orari di apertura per bar e ristoranti.
Anche le attività sportive erano state influenzate con la sospensione di palestre e piscine. Gli spettacoli aperti al pubblico erano stati sospesi, mentre musei e istituti di cultura rimanevano aperti con accesso contingentato. I convegni e le conferenze si sono svolti principalmente in modalità a distanza. Le feste e le attività in luoghi di intrattenimento erano state sospese, e le persone erano state fortemente raccomandate a non ricevere persone diverse dai conviventi nelle loro abitazioni private. Da poco si utilizzava l’app Immuni, dismessa appena due anni dopo per il suo scarso utilizzo. Solo un italiano su sei l’aveva scaricata. Oggi, la situazione si ripete: di fronte all’aumento dei casi, l’Italia e gli italiani restano indifferenti. I numeri crescono, ma il Covid non fa paura come prima. I reparti di terapia intensiva sono al sicuro. I posti letto ci sono, non si vede un’emergenza all’orizzonte. Eppure, le restrizioni per i positivi non esistono e la situazione potrebbe peggiorare.
Sono positivo, ma esco di casa
Le restrizioni legate al Covid sono state completamente rimosse, come dichiarato dal Consiglio dei Ministri il 7 agosto. Niente più Green Pass, obbligo di vaccinazione, di mascherine. Fino a poco tempo fa, le persone positive al Covid erano soggette a un isolamento domiciliare della durata di 5 giorni, senza necessità di sottoporsi a un tampone finale. Nel caso di pazienti asintomatici, l’isolamento poteva concludersi anche prima dei 5 giorni, a condizione che il test risultasse negativo. Tuttavia, è fondamentale notare che il Covid non è scomparso completamente. I dati indicano che il virus circola ancora, e nelle ultime due settimane è stato registrato un leggero aumento dei casi. Inoltre, sono state individuate nuove varianti del virus, tra cui la EG.5, nota come Eris, che è stata segnalata in 45 Paesi, compresa l’Italia, con picchi di diffusione nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Al momento, l’andamento della diffusione di nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2 in Italia è contenuto e mostra una tendenza alla stabilità. Le persone più attente, tuttavia, che ricordano bene gli anni 2020 e 2021, si stanno preoccupando, per la minaccia di una nuova ondata. Non sarebbe forse meglio rivedere le restrizioni prima che sia troppo tardi? Non bisognerebbe educare nuovamente le persone alla prevenzione di infezioni da virus influenzali e Covid? Dopotutto, si tratta di piccoli gesti che possono fare una grande differenza.
Nicholas Vaccaro