Milano, la guerra del condominio contro il traliccio di Radio Mater…e una pensionata stacca la corrente

Milano

Burocrazia, denunce e poca sicurezza: la vicenda che avanti da anni attorno a un traliccio di 22 metri.

Non ce la faceva più, rumori disturbanti, preoccupazioni per la sua salute. Così, a Milano, una pensionata di 68 anni ha staccato la spina al traliccio che trasmette il segnale di Radio Mater, e di Rtl 102.5, una delle emittenti radio più ascoltate d’Italia. Un gesto che ha scatenato una guerra tra il condominio e la proprietà del traliccio, tra denunce e ordinanze, con vecchini che vegliano l’area per impedire i furti di corrente. Oggi il Fatto Quotidiano racconta la vicenda della palazzina A del condominio “Le Plejadi”. Il grande incriminato traliccio è alto 22 metri e fino allo scorso agosto diffondeva il segnale di Radio Number One e Radio Freccia del Gruppo RTL. Poi la signora Maria Riccio del 12° piano ha deciso di porre fine alla vicenda.

Tutto nasce lo scorso anno quando il condominio ha incaricato l’avvocato Vittorio Corasaniti di acquisire la documentazione dell’impianto. Il legale ha iniziato a rivolgersi agli enti competenti e al Ministero dello sviluppo economico, ma ha trovato solo un muro di gomma: le radio si sono opposte all’accesso agli atti. Ciononostante, a febbraio 2022 riesce a concludere l’istruttoria: «Il traliccio è senza permessi edilizi, e non ha idonee autorizzazioni a trasmettere». Ben 36 famiglie vengono allertate di vivere in uno spazio abusivo e quindi pericoloso su più fronti. Il 6 aprile 2022 il condominio risolve il contratto di locazione del tetto per «inadempimento grave del conduttore, violazione delle norme di sicurezza, mancanza di certificazione dei parametri di esposizione massima fissati dalla legge». Poco dopo, il 19 maggio 2022, il Comune di Cinisello Balsamo ne ordina la demolizione, provocando la rabbia dei titolari che decidono di rivolgersi al Tar e ottengono la sospensiva.

Da qui inizia un’altra trafila burocratica, con un ‘ping pong’ dei documenti da un ufficio all’altro. «Purtroppo siamo parte di una vertenza tra privati», ha detto in un’udienza al Tar dello scorso ottobre l’avvocato che rappresenta il titolare. «I suoi uffici tecnici dovrebbero intervenire fino alla nuova ordinanza sindacale di demolizione, ma son gli stessi che hanno cestinato le richieste di attivare l’Arpa per monitorare i livelli di emissioni», replicano i condomini. «Ho provato sulla mia pelle l’inerzia delle istituzioni», dichiarerà disillusa la signora Maria. Ma la storia è ben più lunga. Nonostante gli atti del Comune avessero riconosciuto uno sforamento delle emissioni e nel 2001 l’Arpa registrò dati “incompatibili con la tutela della salute”, raccomandando lo spegnimento, tre anni dopo erano nella norma e l’impianto è stato salvato. Ad aprile di quest’anno, però, i vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo e dopo aver scoperto cavi nel vano ascensore hanno fatto scattare la diffida con polizia e carabinieri, che hanno minacciato l’interruzione di corrente. Da qui sono partite denunce su denunce tra l’amministratore di RF Com e i condomini.

La sentenza della giudice: oltre il danno, la beffa

La vicenda trova, infine, un ulteriore aggiornamento lo scorso 13 ottobre con la giudice Caterina Panzarino che ha emesso due ordinanze che stanno facendo discutere non poco: da un lato ha nominato un perito per stabilire la pericolosità dell’impianto sul tetto e, dall’altro, ha permesso a RF COM di fare la manutenzione ordinaria al manufatto, nonostante sia abusivo, il pericolo per la sicurezza sul lavoro e il furto di corrente accertato. Ma non solo. L’ordinanza prevede che i condomini paghino le spese legali. Dal canto loro, non hanno intenzione di fermarsi e hanno già preannunciato un reclamo al Collegio. (Open)

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