Negli ultimi tempi, nella scuola italiana, è sempre più vivace il dibattito sull’uso del voto numerico come strumento di valutazione, sia tra gli studenti e i loro genitori, che tra i docenti. L’obiettivo del bel voto è stato senza dubbio esasperato dalla sostituzione del registro cartaceo con il registro elettronico, avvenuta una decina di anni fa. Con questo sistema, non solo il corpo docente, ma anche studenti e genitori possono monitorare, giorno per giorno, i voti e le medie di ciascuno, materia per materia. Di conseguenza, si moltiplicano le verifiche ossessive sull’andamento scolastico, in primo luogo da parte degli stessi ragazzi, che poi manifestano stati di ansia o di rabbia, e in secondo luogo da parte dei genitori, che finiscono per esercitare un controllo sempre più pressante sui figli, il che non fa che accentuare le eventuali tensioni.
Se l’utilizzo del registro elettronico esaspera il parametro del numero ed è quindi sicuramente deleterio, tuttavia, è proprio vero che il voto scolastico non dice nulla sullo studente in quanto persona?
Vogliamo davvero dare per scontato che si limiti esclusivamente ad esprimere la qualità della preparazione dello studente in una data materia?
A mio parere non è esattamente così. Le insufficienze comunicano una carenza e questo è un dato importante per poter impostare un piano di miglioramento. Certo, bisogna approfondire se la carenza sia causata da mera negligenza oppure se vi siano altri motivi che hanno condotto ad essa. Questo esula dal voto, ma il voto negativo mostra che sussiste una situazione problematica che va compresa per essere risolta. Anche le sufficienze e i voti alti ci raccontano qualcosa dei ragazzi perché misurano le loro capacità, il loro impegno, la costanza. La sequenza dei voti ci fornisce poi un’idea del percorso dello studente e porta a chiedersi il perché degli sbalzi di rendimento nelle singole materie, qualora vi siano. Il voto, oltretutto, mette graficamente sotto gli occhi le materie nelle quali lo studente va meglio. Quindi è un indicatore dei talenti dello studente e fornisce un valido strumento per la valutazione dell’orientamento da suggerire per gli studi successivi.
In ogni caso, il voto, seppure appiattito nelle medie finali, pone degli interrogativi che andrebbero sempre affrontati. Troppo spesso accade invece che ci si accontenti di sapere se si sarà promossi oppure ci si ribelli se si intravede la possibilità di una bocciatura. A mio giudizio, il voto – soprattutto quando negativo – è invece un importante marcatore di un problema. Questo problema dovrebbe essere individuato con la collaborazione tra studenti, docenti e genitori, in modo da trovare le vie per affrontarlo e risolverlo. Spesso, a monte di un cattivo andamento scolastico, non vi è tanto mera negligenza, ma vi sono difficoltà esistenziali tipiche della crescita o rapporti di squilibrio tra i componenti del nucleo famigliare. In tali casi, rivolgersi a una figura terza, come un counselor esperto e sensibile, sarebbe di grande aiuto.
Caterina Majocchi – Counselor
Laureata in Filosofia
Counselor, Content Creator, Critico d’arte e Consulente artistico
Ha pubblicato su Domus – Editoriale Domus,
Architettura e Arte – Ed. Pontecorboli, Materiali di Estetica – Ed. CUEM