Beppe Sala: indispensabile un “colpo di reni” e prima è, meglio è

Milano

Certificata, ormai nei fatti, la fine del “modello Milano” c’è da chiedersi se la deriva verso l’impopolarità di questa giunta sia solo una percezione di chi sta attento a cosa succede là fuori nella società, ovvero fra la gente, o se sia solo frutto del mal di pancia di un ambiente di centrosinistra, mai soddisfatto, e anche un po’ disfattista.

Che il Sindaco abbia perso popolarità favorevole, in questa seconda sindacatura, è cosa purtroppo assodata e che ci sia una rabbia, anche verbosa, da bar e da mercati di quartiere, nei suoi confronti, lo possiamo verificare tutti i giorni.

Noi che abbiamo votato e fatto campagna elettorale per lui, impegnandoci dentro liste amiche, ma non fotocopia, del suo programma, viviamo quotidianamente questo imbarazzo e ci troviamo costretti a difenderlo.

Ma è solo colpa sua?

No per quanto riguarda la sua stabile statura politica a livello nazionale, anche se la sua adesione, ondivaga, a tematiche democratiche e ambientaliste ha spesso spiazzato i suoi fan (vedi l’adesione sbandierata ai Verdi Europei, vedi le gaffes sul tema del lavoro, le recenti posizioni sulla sicurezza). No per quando riguarda la sua visibilità in Europa e nel mondo grazie alla presenza, più fortunosa che guadagnata, nella compagine virtuosa delle città C40.

In più Sala è stato simpatico fino a qualche mese fa, dietro la sua nomea di manager incallito, spesso compariva l’immagine del brau fioeu di provincia che sgobbando è riuscito ad arrivare, non solo a far carriera, ma anche a far politica da protagonista.

C’è un peccato originale, in questa tornata, però, una debolezza che un politico, ormai navigato come lui, dovrebbe percepire come problema e rimediare, guardando un po’ più lontano, alle elezioni amministrative del 2026. Soprattutto per evitare, come ha fatto il suo predecessore, Pisapia, di lasciarci, orfani di alternative, al prossimo giro, o peggio, di consegnare la città in mano alla destra (sempre che candidino, questa volta, uno visibile e minimante credibile. Nell’ultima tornata il candidato del centro destra era, a dir poco, ridicolo.)

Uno degli errori ormai più che evidente, di Sala, è quello di continuare imperterrito, circondato da una giunta, in alcuni suoi componenti (peraltro scelti da lui a insindacabile diritto), inadeguata alla fase politica, sociale e culturale odierna, e alle emergenze che, dissolta la nebbia del marketing post expo, della recente sbarluccicante vocazione turistica della città, pare non sapere che pesci pigliare nella complessità 2023.

I temi della mobilità, della salute pubblica, dell’inquinamento, del diritto alla casa, dell’accoglienza e dell’inclusione sono emersi violentemente nel dopo Covid, anche se già si avvertivano bollenti già prima, e richiedono scelte coraggiose e non pannicelli, cambiamenti di paradigma e non rassicurazioni. Scelte radicali.

Nascondendosi dietro la comoda constatazione che i turisti che arrivano ogni anno a Milano sono milioni e che le famose glamour week soddisfano le aspirazioni cultural mondane degli abitanti (del Municipio 1), che fuori Milano, in Italia e all’estero, viva la leggenda che la nostra città sia smart, green e partecipata, trincerandosi così, la giunta di centrosinistra e il suo sindaco, stanno commettendo un errore strategico micidiale che non potrà che suscitare nuove contraddizioni, politiche e sociali senza sapere entrare dentro quelle diseguaglianze che, sociologi e analisti hanno ormai individuato come strutturali.

Il programma di questa sindacatura era “periferie, diseguaglianze e ambiente”, dentro uno scenario ipotetico di città a 15 minuti: fallimento. Non si è visto nessun cambiamento né in un senso né nell’altro, nessun cambiamento significativo ed epocale.

Si dice in giro che il Sindaco abbia poco convinzione e pensi già alla scadenza del suo mandato con rassegnazione e un certo sollievo. D’altronde lui stesso l’ha inaspettatamente confessato, con tono risentito, ai sindacati pochi giorni fa: io non sono capace a realizzare quello che mi chiedete, votate qualcun altro.

Ma, anche grazie alle sue precedenti capacità manageriali, un gesto coraggioso, il buon Beppe, potrebbe farlo: un rimaneggiamento della Giunta Comunale la dov’è più debole e, quasi incapace e l’inclusione di assessori che, determinati e coraggiosi, non abbiano politicamente nulla da perdere e quindi vadano diritti verso gli obiettivi del programma elettorale, che va necessariamente ridisegnato. Dalle ultime amministrative ad oggi è ormai passata quello che ormai si considera un’eternità. Insomma in termini politico commerciali (scusate lo stridio dei termini) si chiama “rilancio”. Sarebbe sicuramente un casino, dicono molti, ma a mio parere, inevitabile.

Giuseppe Rosa (Arcipelago)

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