“Il coraggio, uno se lo può dare. Per una pratica della fiducia”: è il titolo scelto quest’anno dall’arcivescovo Mario Delpini per il tradizionale del Discorso alla Città in occasione dei Vespri per Sant’Ambrogio. “Noi – ha detto Delpini nella basilica di Sant’Ambrogio – celebriamo la festa di sant’Ambrogio, patrono della Chiesa Ambrosiana, della città di Milano e della Regione Lombardia, e considerando la sua vita cerchiamo ispirazione per reagire alla mediocrità e alla rassegnazione. Sentiamo la responsabilità di essere persone fiduciose nell’esercizio dei compiti che ci sono stati affidati e sentiamo il dovere di prenderci cura di quel bene comune che è la fiducia”, afferma l’arcivescovo partendo da una riflessione sui concetti di coraggio e fiducia, citano anche i Promessi Sposi. “Per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni – prosegue Delpini introducendo il suo Discorso -. La fiducia è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide di oggi e per andare verso il futuro. La fiducia è l’antidoto desiderabile per contrastare il declino della nostra civiltà. La fiducia è il rimedio all’epidemia della paura”. – “Come un’epidemia, la paura si diffonde dappertutto, contagia tutte le età e tutti gli ambienti. È un virus abbastanza ben conosciuto, ma il vaccino per prevenire il contagio non è stato ancora trovato. La paura è un modo di sentire, di guardare al presente e al futuro, di considerare se stessi e gli altri. La paura si aggira per le strade con il suo corteo di sospetti che isolano, rabbia che aggredisce, sfiducia che trattiene dal decidere, dall’intraprendere, dal donare. I sintomi preoccupanti della paura si riconoscono in una cautela irrazionale. Si avverte la bellezza e il fascino di una proposta, ma alla fine si declina l’invito: “E se poi? Meglio non rischiare!”: così l’arcivescovo Mario Delpini in un passaggio del Discorso alla Città per Sant’Ambrogio. Delpini cita poi in particolare tre ambiti in cui “la paura dissuade” dall’agire: quello familiare, nel costruire rapporti familiari stabili e “nel desiderio della maternità e della paternità”, quello della fede e della vocazione e “nell’assunzione di responsabilità” nei diversi ambiti come quello professionale, politico o sociale. “Desidero esprimere la mia vicinanza e comprensione per coloro che si sentono inquieti di fronte alle scelte importanti e alle responsabilità gravose – dice Delpini -. ci sono infatti molti fattori che incrinano la fiducia, che spengono l’entusiasmo e fanno venir meno il coraggio. La paura e la sfiducia hanno anche buoni argomenti, quando l’esperienza è segnata dalla delusione per legittime aspettative frustrate, quando il rapporto con gli altri è spezzato da tradimenti e imbrogli, quando il rapporto con le istituzioni diventa esasperante per lungaggini e inadempienze. Ho però buone ragioni per invitare a pensare, a reagire, a contrastare quel sentire la paura che genera sfiducia. Con la paura si invoca l’immunità, per difendersi dall’altro. Con la fiducia invochiamo la comunità, che è difesa dell’altro”.
“L’umanità tutta, merita fiducia. Non sono ingenuo. So anche che sulla terra si aggirano imbroglioni e truffatori, persone disturbate che possono disturbare, persone disoneste che dedicano il tempo a progettare furti e cattiverie, persone stupide che scrivono sui muri e rovinano la segnaletica. Sì, ci sono anche loro. Ma forse anche loro meritano attenzione perché possano essere recuperati alle regole della buona educazione e dell’onestà”: lo afferma l’arcivescovo Mario Delpini in passaggio del Discorso alla città per Sant’Ambrogio. “Guardiamo con ammirazione alla testimonianza di uomini del nostro tempo che sono parola ed esempio di fiducia e, primo fra tutti, a Papa Francesco e raccogliamo le sue parole di incoraggiamento, di chiamata alla responsabilità”, aggiunge. È come se una parola corale ci raggiungesse per chiamarci: ‘Ci saranno ancora, a Milano, uomini e donne che si fanno avanti per seminare fiducia? Ci saranno ancora, a Milano, uomini e donne, che seminano fiducia perché meritano fiducia? Ci saranno uomini e donne che aiutano la città a cambiare aria perché sono onesti, sinceri, dediti al bene comune, affidabili nelle parole che dicono, trasparenti nel loro operare, virtuosi senza esibizionismi, costanti senza testardaggine, pronti alle responsabilità senza arrivismi? Ci saranno uomini e donne pronti a contribuire al presente e al futuro della città nella sua dimensione metropolitana praticando e promuovendo un umanesimo della fiducia, che non si curano per prima cosa di rendere attraente la città dando fiducia agli investitori, ma sono convinti che la città avrà un futuro se avrà abitanti, se avrà bambini, se custodirà rapporti di solidarietà, di buon vicinato, di corresponsabilità?». E noi questa sera siamo qui per dire: «Sì, noi ci siamo! Sì, noi siamo desiderosi di farci carico dell’impresa di seminare fiducia, anzitutto meritando fiducia! Sì, noi ci facciamo avanti con fierezza e modestia, con una sorta di letizia insieme con un vivo senso di responsabilità. Sì, noi ci siamo, noi ci incarichiamo di essere seminatori di fiducia!». È quindi con immensa gratitudine che riconosco in voi qui presenti, responsabili delle istituzioni regionali, provinciali, comunali, della città metropolitana, uomini e donne che si sono fatti avanti per dire: «Sì, noi ci siamo! Noi ci facciamo avanti volentieri per essere seminatori di fiducia e contrastare i mercanti che spacciano paura, scoraggiamento, depressione nella nostra terra. Noi ci facciamo avanti e diciamo alla città metropolitana e a tutta la nostra terra: potete contare su di noi. Saremo seminatori di fiducia».
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