Ucraina, la lezione di solidarietà dei bimbi italiani: inviati doni agli orfani di Mariupol

Società

Si parla sempre meno della guerra in Ucraina, ma nel Paese c’è una crisi umanitaria in atto. E così ci sono ancora associazioni e persone dal grande cuore che continuano a portare aiuti ai civili, rischiando o perdendo la vita. La scorsa settimana tre autisti sono morti perché per cinque giorni sono rimasti bloccati alla dogana del confine polacco. Non possiamo ignorare questa guerra così vicina. Non possiamo essere indifferenti al dolore altrui. 

Il 6 dicembre è partita la quarantesima missione dell’Associazione La Memoria Viva. In questa occasione, saranno consegnati beni di prima necessità a 130 bambini orfani di Mariupol. Ma è il mittente questa volta a stupire. La nuova missione umanitaria si arricchisce infatti del gesto significativo dei bambini italiani che hanno preparato lettere, doni e video per quelli ucraini. Il progetto scolastico “Natale 2023. Non lasciamoli soli”, realizzato dalle scuole di Castellamonte e del Canavese, è una testimonianza di come il Natale non debba ridursi a festa del consumismo, ma sia un momento per riflettere, per recuperare i valori della solidarietà e donare un po’ di sé stessi a chi è meno fortunato. A chi non ha nulla basta davvero poco per essere più felice. 

In Ucraina, in mezzo alle rovine ricoperte oggi dal ghiaccio, abbiamo aperto un ufficio postale di Babbo Natale per i piccoli. Piccoli che sono cresciuti troppo in fretta e a cui la guerra ha rubato il sonno e la parola. Bambini che hanno capito che le luci e i fumi nel cielo non erano fuochi d’artificio ma bombe che portano via per sempre le loro mamme e i loro papà. Piccoli che, se lasciati soli, senza cure e senza amore, saranno destinati ad avere un cuore di pietra, capace di perpetrare un giorno gli stessi orrori che hanno patito oggi. Siamo ancora in tempo per aiutarli. I bambini italiani hanno saputo trasmettere, con la naturalezza e l’animo innocente che gli appartiene, speranza e compassione, insegnando a tutti noi che l’amore e l’empatia non conoscono confini, che la solidarietà e l’attenzione verso coloro che hanno bisogno sono gesti che fanno onore all’umanità intera. Un modo efficace per ricordare che, nonostante le diversità culturali e geografiche, siamo tutti parte della grande famiglia umana. Dopo due anni dall’invasione russa, ancora oggi non si è messo fine al conflitto e i poteri politici e militari lottano e ragionano su logiche opportunistiche di geopolitica come fosse il gioco del risiko. Ma il vero volto umano sono i bambini. Lottare per la libertà ha un senso solo se si riesce a preservare l’innocenza dei più piccoli, mantenendo intatte le possibilità di vita e di crescita delle future generazioni.

Di solito ai bambini il risiko piace, come giocare a guardie e ladri, con piccoli carri armati e i soldatini di plastica. I bambini fortunati giocano con tutta la famiglia, su un tappeto colorato davanti ad un caldo caminetto, tra pandori e torroni mentre si festeggia il Natale.  Ma qui in Ucraina i giochi non ci sono più, e da troppo tempo ormai. Come non ci sono viveri, abitazioni con finestre e porte, assistenza, servizi igienici e medicine per curarsi… e nessun Babbo Natale arriverà sulla slitta per far sorridere queste piccole vittime di una guerra che continua a essere “manovrata e manipolata” sopra le loro teste. Il “risiko della serie datemi sempre più armi” di Zelensky,  il “tobruk io sono onnipotente” di Putin, il “war machine dell’Europa in stile si, no, forse”, lo “sniper clash” di Biden o di tanti altri uomini di potere, non sono giochi per i più piccoli: sono “giochi da grandi” che seminano terrore e morte, che segneranno le vite di questi bambini per sempre. “Giochi” che – a differenza dei magici svaghi natalizi – portano solo sofferenza, rubano serenità e sorrisi, devastano sogni, cancellano ogni possibilità di un futuro migliore… Per questo “Natale 2023, non lasciamoli soli”.

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