Il presepe più bello di Milano è nascosto a Sant’Ambrogio: fatto dai prigionieri in un lager tedesco, manca il bue: ecco perché

Milano

Nel 1944 a Wietzendorf, in Germania, un gruppo di soldati italiani si oppose al regime e furono fatti prigionieri. Grazie al sottotenente Battaglia, professore di disegno, costruirono le figure del presepe con il legno dei giacigli e il filo spinato. Ogni soldato usò indumenti e ricordi di famiglia. All’interno della basilica di Sant’Ambrogio è «nascosto» uno dei presepi più emozionanti e belli del mondo. È chiamato «il presepio della prigionia».  La storia comincia nell’inverno del 1944, nel lager di Wietzendorf in Germania. Fra i prigionieri ci sono molti soldati italiani che si sono opposti alle barbarie dei regimi nazista e fascista. Con l’avvicinarsi del Natale quei soldati, privati di tutto e lontani dalle loro famiglie, sentono l’esigenza di creare un presepe per portare un po’ di conforto e un po’ di umanità nella disperazione di quel luogo. Grazie al sottotenente Tullio Battaglia, giovane professore di disegno, e a moltissimi soldati presenti, vengono costruite le figure del presepe ricavate dal legno dei giacigli e sorrette con del filo spinato come scheletro. Ogni soldato mette a disposizione piccole parti dei propri indumenti, ricordi di famiglia e, rinunciando alla piccola razione giornaliera di margarina, fa luce con delle candele a Tullio Battaglia che, giorno dopo giorno costruisce le statuine.  E così, Gesù Bambino è realizzato, per esempio, con un fazzoletto di seta di un tenente, il pelo dell’agnello è la fodera del pastrano di un capitano e uno dei cestini arriva per esempio dalla calza della Befana per i due figli di un capitano. Ci sono tutti i personaggi classici della Natività. Si vedono pure un militare internato nella sua divisa lacera e un soldato tedesco che depone a terra le armi. C’è anche San Francesco. A lui si deve la prima raffigurazione del presepe. Manca il bue. È rimasto a Witzendorf a tenere compagnia a quei soldati che lo hanno visto nascere e che non sono più tornati. Andate a vederlo nella basilica di Sant’AmbrogioProverete una grande emozione. La stessa che ho provato io nel realizzare le immagini del video. 

Andrea Cherchi

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