Timidamente aveva bussato alla porta della sede di un’Associazione di volontariato, piccola, minuta, con i capelli ricci a malapena raccolti in uno chignon d’altri tempi.
“Io so fare le tende”, aveva detto sottovoce, offrendo la sua abilità. Tende all’uncinetto, tende con le ruches, tende asimmetriche originalissime, tende soffiate come le nuvole.
La sua specializzazione era il suo carattere schivo e fantasioso, quasi che una tenda immaginaria riuscisse a nascondere i suoi segreti, i suoi affanni, la sua anima che sapeva volare nella creatività di un lavoro artigianale apparentemente banale. E sapeva scegliere la stoffa, i colori, le fantasie con un gusto innato e sicuro. Con i ritagli faceva bamboline in omaggio, a Natale.
Era diventata una leggenda per la piccola comunità dell’Associazione, sempre discreta, disponibile, silenziosa.
Una vita vissuta sottovoce, la sua, di cui si sapeva ben poco. Si intuivano la fatica del vivere, la solitudine, il pudore.
Il tempo non le aveva fatto sconti: i suoi cari, tutti, anche il figlio, se ne erano andati, lasciando un grande vuoto. Ma non ne parlava, anzi sembrava serena, quando sorridente e attiva regalava sorrisi e generosità.
Poi, un vicino di casa ci avvisò del suicidio e del funerale.
Inutile chiedersi il perché e come mai. Inutile rimproverarsi per non aver capito.
Il silenzio, nel rispetto e nel rimpianto del suo silenzio.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano